11 luglio 2008
Giorgia Meloni risponde alle domande che gli utenti del canale UGC adnkronos.giovani.it le hanno rivolto sul forum on line. GMC Adnkronos per e con i giovani
”Più accessi a internet a basso costo per i giovani” e ”’access point’ gratuiti al web attraverso la tecnologia wi-fi e la prossima WiMax”. E’ la proposta che il ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, lancia risponendo alle domande che i giovani le hanno posto sul web attraverso il canale UGC adnkronos.giovani.it, nato dalla collaborazione tra il Gruppo Adnkronos e Studenti Media Group. Ma le risposte del ministro non si sono limitate alla connettività internet. La Meloni ha dato consigli ai giovani e chiarito quali saranno le proposte che porterà al governo di cui fa parte a proposito di altri temi ’scottanti’ sui quali gli utenti di Adnkronos Giovani le hanno posto diverse domande: precariato, istruzione, sicurezza, sport e peer to peer. Con una sorpresa: a un utente che le chiedeva se avesse mai scaricato musica o film gratuitamente dalla rete, la Meloni ha risposto ironicamente: ”No comment! Tremonti ci legge!!!” Ecco di seguito le risposte:
Connettività
”Internet è a tutti gli effetti un’infrastruttura, così come strade, ferrovie, centrali energetiche, etc. E’ ora che in Italia migliori la qualità del servizio in tutte le zone della Nazione ed è tempo che le condizioni, anche economiche, di accesso al web siano alla portata di tutti, in particolare dei giovani e, perché no, degli anziani. Ho in mente ad esempio di aumentare notevolmente gli ‘access point’ pubblici gratuiti al web attraverso la tecnologia wi-fi e la prossima WiMAX. Proporrò ai ministri competenti l’idea di dotarne molti edifici pubblici (gli uffici postali ad esempio) perché siano a disposizione dei clienti. Cercherò anche un confronto con gli Enti locali affinché favoriscano l’aumento delle aree pubbliche di accesso. E’ inoltre mia intenzione promuovere la diffusione e l’utilizzo di software freeware ed open source che contribuiscano notevolmente ad abbattere i costi di accesso al mondo informatico. ‘Liberare’ internet significa liberare energie creative ed imprenditoriali e quindi creare economia. Il mio obiettivo è convertire il cosiddetto Digital Divide in una Unità Digitale, da non intendersi assolutamente come uniformità ma al contrario come una Comunità in cui valorizzare le differenze. Ad ulteriore conferma del mio impegno in questa direzione posso anticipare che intendo modificare l’impostazione del nuovo sito internet del ministero della Gioventù: non può essere una semplice vetrina, ma il portale di accesso a una lunga serie di informazioni e servizi destinati ai giovani. Il sito istituzionale deve dare la possibilità di partecipare a un sistema di effettiva interazione tra l’istituzione e gli utenti. L’home page del sito sarà dedicata ogni mese ad un tema sociale di particolare rilevanza e intorno all’argomento sviluppare iniziative di varia natura. Realizzare una sorta di rivoluzione orizzontale in cui il rapporto tra giovani e istituzione possa essere ridefinito e migliorato sensibilmente”.
Istruzione
”Le ansie degli studenti sono pienamente comprensibili. Anche l’istruzione è una infrastruttura fondamentale, anzi, il muro maestro su cui edificare il futuro dei giovani e quindi della Nazione. Lo Stato ha l’obbligo di investire in questo settore. Per rispondere in maniera più specifica al quesito di Camilla (uno degli utenti che ha chiesto se sia meglio, dopo la maturità, accettare un lavoro anche non esaltante o proseguire gli studi, ndr), posso affermare che trovarsi di fronte all’opzione tra un lavoro non esaltante dopo le superiori o il proseguimento del corso di studi è chiaramente una scelta soggettiva dettata da vari fattori: eventuali condizioni di stretta necessità economica, le aspirazioni ed il talento di ognuno. Per talento intendo anche le capacità di un giovane di cimentarsi in attività lavorative: penso al mondo dell’artigianato ad esempio, risorsa a cui l’Italia sembra aver ormai rinunciato. Ritengo comunque importante che il proseguimento degli studi sia una scelta consapevole e non, come spesso accade, un’area di parcheggio in cui svilire le energie dei ragazzi. La maggiore meritocrazia è uno dei quattro punti delle linee guida della mia azione di ministro: la ‘rivoluzione del merito‘. Così come ho appena esposto alla Commissione Affari Sociali della Camera posso dire che dal ‘68 in poi l’egualitarismo ideologico ha imposto che, pur partendo da situazioni diverse, tutti dovessero raggiungere lo stesso obiettivo. Noi, invece, vogliamo fornire a tutti le stesse opportunità di partenza e consentire a ciascuno di misurarsi. Vogliamo lasciare che il talento, l’applicazione, l’impegno, la serietà e, più in generale, i valori positivi, facciano la differenza. Illustro brevemente due iniziative in questo senso già avviate. Per quanto riguarda gli elevatissimi costi dei corsi di studi ho pensato, insieme al Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, di rivitalizzare il Prestito d’Onore, previsto dalla legge 390/1991 e purtroppo completamente dimenticato. Un’altra opportunità di credito è costituita dall’accordo stipulato tra l’allora ministro Melandri e l’ABI, conosciuto come ‘Diamogli credito’. Iniziativa lodevole che però, visti i limitati importi erogabili, non rappresenta una efficace soluzione al problema di garantire agli studenti risorse economiche sufficienti per sostenersi nel periodo di apprendimento. E’ intenzione del Ministero verificare la praticabilità di rinegoziare questo accordo con gli istituti di credito, affinché i prestiti erogati rappresentino un concreto supporto per gli studi. Questi strumenti devono funzionare come leva per la responsabilizzazione del giovane, come incentivo a migliori performance nella durata e nel successo degli studi. Un altro provvedimento è quello in via di definizione con il ministro Brunetta: l’intenzione di redigere un piano per selezionare i migliori talenti, attirarli nella Pubblica amministrazione e trattenerli offrendo loro delle possibilità di educazione e formazione eccellenti e di avanzamento veloce di carriera. Il piano, che chiameremo ‘dei mille talenti’, potrebbe essere strutturato in diversi programmi, coordinati fra di loro, attraverso la selezione progressiva dei migliori 10, 100 e 1000 giovani laureati italiani, sulla base di un apposito test nazionale. L’obiettivo è quello di realizzare tre gruppi che ricevano adeguate borse di studio e la migliore formazione possibile, per poter essere da subito inseriti nelle amministrazioni centrali e periferiche, nazionali ed internazionali. Questo non è un provvedimento ’statalista’ bensì un forte segnale rivolto al mondo del lavoro nel suo complesso perché finalmente la meritocrazia sia il criterio-guida dell’economia e della società italiana”.
Precariato
Il tema è molto delicato e merita qualche spiegazione in più. ‘Diritto al futuro’, un insieme di misure volte a combattere la condizione di precarietà con la quale i giovani si confrontano giornalmente, provvedimenti da porre in essere di concerto con altri colleghi di governo. Il precariato è un male da combattere, su questo non esistono differenti vedute tra le forze politiche. Sul totale del lavoro dipendente, circa l’87% è composto da rapporti a tempo indeterminato, percentuale rimasta tendenzialmente stabile nel tempo. Un mercato del lavoro, quindi, che nel complesso sembra funzionare, o quanto meno sembrerebbe migliorato rispetto al passato. Allora perché è così forte la percezione di instabilità per moltissimi giovani? Le risposte sono molteplici: anche se in termini percentuali la quota di lavoratori precari è rimasta costante, in termini assoluti questa è aumentata all’aumentare dell’occupazione. A fronte di una sempre maggiore flessibilità, nasce nella società un atteggiamento negativo verso chi ha un contratto a tempo determinato. Penso alla questione del credito e al fatto che i primi a non volersi emancipare dal mito del posto di lavoro fisso sono, con il loro atteggiamento, proprio gli istituti di credito. Il ministero della Gioventù non può che operare nella direzione di una società che si adegua al mercato del lavoro che cambia. E’ questo il segnale che ha voluto dare il Governo assegnando al Ministero della Gioventù i fondi introdotti nell’art. 1 del c.d. Protocollo Welfare (Legge 247/2007) e rivolti ai giovani lavoratori atipici e all’imprenditoria giovanile. Mi impegnerò affinché questo governo sviluppi strumenti capaci di rendere la flessibilità una finestra di ingresso nel mondo del lavoro piuttosto che una condizione di incertezza permanente. Per questo, con l’intervento del Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, auspico il credito di imposta per chi stabilizza i lavoratori precari, l’introduzione del voucher formativo per i giovani durante i periodi di inattività e strumenti reali di flex security capaci attutire il timore per la flessibilità lavorativa. Occorre, però, un migliore coordinamento tra formazione e lavoro – stage e apprendistati – e un rafforzamento degli strumenti di collegamento tra domanda e offerta di lavoro, con un maggiore coinvolgimento di strutture pubbliche e private, prime fra tutte le Università. E’ necessario anche garantire la severa applicazione della Legge Biagi nella parte volta a impedire gli abusi e le distorsioni nell’utilizzo di contratti atipici. Un contratto a progetto non significa svolgere un lavoro subordinato, oppure essere assunti attraverso le agenzie interinali e poi vedere il proprio contratto rinnovato di sei mesi in sei mesi per anni, pur svolgendo la stessa, specifica, mansione. Infine, occorre anche garantire il diritto all’occupabilità. Come sostiene il Ministro Sacconi, i giovani devono essere messi nelle condizioni di lavorare anche quando si tratta di conciliare il lavoro con lo studio, o con esperienze di breve durata nei periodi estivi, in forma saltuaria, senza che ciò debba passare per lavoro nero o irregolare. Su questo reputo molto utile l’utilizzo del ticket per il lavoro accessorio. Detto ciò, si deve rivolgere l’attenzione anche all’imprenditoria giovanile. Il ministero della Gioventù vuole promuovere tra i giovani anche la cultura d’impresa. I giovani decisi ad avviare una impresa hanno purtroppo degli svantaggi differenziali rispetto ai più anziani: fra questi sempre il credito rappresenta uno dei primi fattori penalizzanti. Inoltre i giovani imprenditori giungono sul mercato senza neanche avere un bagaglio di esperienze che possa almeno in parte compensare la carenza di formazione tecnico-professionale alla creazione di impresa. L’impegno pubblico va mantenuto nella promozione di nuove aziende giovani. Iniziative come quella del cosiddetto ‘prestito d’onore per l’impresa’, che hanno contribuito a creare migliaia nuove imprese individuali, stanno avendo un grande effetto sulla dinamica imprenditoriale Italiana e su una nuova cultura economica. E’ dunque un mio obiettivo promuovere, attraverso il Fondo delle Politiche Giovanili, azioni di supporto allo start-up, sviluppo d’impresa e autoimpiego da attuarsi tramite il coinvolgimento di enti pubblici e privati. In particolare, penso a progetti sperimentali di promozione della cultura d’impresa da realizzare in collaborazione con le Università Italiane, alla possibilità di promuovere di concerto con i ministeri competenti e le organizzazioni imprenditoriali centri che possano offrire consulenza gratuita ai giovani nella fase di avvio e di gestione, e a offrire la possibilità di mettere in contatto il capitale di rischio con i giovani imprenditori. Tra le iniziative che intendiamo promuovere di concerto con i ministeri competenti, inoltre, c’è la necessità di operare una seria semplificazione della normativa, come quella inserita nella Finanziaria e destinata a favorire la nascita di imprese in un giorno e intendiamo adoperarci per introdurre un regime fiscale agevolato per le società di persone composte da giovani non occupati, come primo passo verso la sperimentazione di un periodo di no-tax per le nuove iniziative imprenditoriali dei giovani”.
Sicurezza
”La sicurezza non è un capriccio da ricchi borghesi, per intenderci: quelli con il garage sotto casa, gli allarmi sofisticati, le auto con l’antifurto satellitare, etc… La sicurezza è un diritto dei più deboli: di coloro che lavorano di notte, che prendono i mezzi, che se gli rubano la pensione non mangiano per un mese, che non hanno la forza per difendersi dalle aggressioni. Per questo dobbiamo occuparcene con serietà ed efficienza. Per quanto riguarda i rom e le impronte digitali, ho imparato a diffidare di chi predica la solidarietà passiva. Lo sfruttamento dei minori non si combatte semplicemente distogliendo lo sguardo dall’altra parte, ma intervenendo. Avete mai sentito parlare dei ‘bambini ombra’? Sono quei bambini mai registrati all’anagrafe. E ‘i diritti dell’infanzia’? E ‘il superiore interesse del fanciullo’? E i casi come quelli del piccolo nomade di 4 anni trovato a Milano vestito da bambina, con i capelli lunghi, le unghie laccate e nudo sotto il vestitino? ‘Posizionato’ per attirare i pedofili. In molti campi nomadi purtroppo succede anche questo. Fortunatamente non solo questo, ma purtroppo anche questo. Chi sono quei bambini in attesa del pullmino che li porta ogni giorno, non a scuola, ma a delinquere, ad accattonare, a prostituirsi? Sono i ‘bambini ombra’. I più poveri dei poveri, i più soli dei soli. Non hanno identità, non vanno a scuola, non sono vaccinati. Ed allora ben vengano le impronte digitali per i minori nomadi e, aggiungo, ben venga la carta di identità per tutti i minori, esistente già in altre nazioni con ottimi risultati. Sono gli unici strumenti a nostra disposizione per tutelare il diritto all’infanzia di questi bambini. Ahimé, tali mezzi sono pochi, fastidiosi ed insufficienti, ma è sempre meglio che il nulla”.
Sport
”La delega allo Sport, precedentemente in carico a questo ministero, è stata assegnata al Sottosegretario Crimi, per una più razionale ed oculata gestione del settore sportivo in Italia. Ovviamente ciò non significa che il mio interesse nei confronti dello sport sia scemato: esso è uno dei ‘canali’ in cui i giovani italiani amano esprimersi di più, sia praticandolo che seguendolo. Credo fermamente nel concreto sostegno dello Stato, sotto varie forme, a coloro che praticano attività sportive perché esse forniscono un contributo di formazione fisica, morale e valoriale importantissimo nonché un apporto all’imprenditorialità e all’economia. Non sono d’accordo però con l’ingerenza dello Stato negli organi di autogoverno dello sport. Vedrei la cosa come un pericoloso e vigliacco tentativo di appropriarsi di un mondo che genera così tanta passione nelle persone, al di là del colore politico: la Nazionale di calcio ad esempio (nonché le altre squadre nazionali, a cominciare da quella di rugby) rappresenta la Comunità Italiana nella sua interezza. Non sarebbe giusto che un Governo intervenisse fattivamente nelle questioni delle federazioni sportive. Gli stipendi dei calciatori? E’ vero, certe cifre fanno girare la testa, soprattutto in momenti difficili come questi, ma altre cifre, in altri settori della vita pubblica italiana fanno girare qualcos’altro a molto nostri concittadini…Comunque credo che nessun sportivo obblighi i dirigenti ad erogare i lauti compensi. Il mercato fa il prezzo. Facciamo inoltre una considerazione: quanto indotto c’è intorno ai personaggi dello sport? Ecco, Francesco Totti ad esempio. In una città come Roma un personaggio come Totti significa lavoro per radio, televisioni, quotidiani, pubblicità. Insomma, economia e posti di lavoro”.
Peer to peer
”Alla domanda se ho mai scaricato musica o film dalla rete rispondo…no comment! Tremonti ci legge!!! Per quanto riguarda la difficoltà del file sharing legale a causa dei disservizi sulla velocità delle connessioni vale la risposta data in precedenza. L’elevato prezzo in Italia di cd e dvd ha incoraggiato non poco il download illegale di opere tutelate da copyright. I principali fruitori di questi prodotti artistici sono proprio i giovani, cioè quelli meno dotati finanziariamente. In particolare, fino a quando il costo della musica sarà fuori dalla portata di troppi giovani italiani, mi resterà difficile condannare coloro che scaricano canzoni da internet. E’ vero, molte aziende del settore dovrebbero forse rivedere le loro politiche commerciali, ma dal momento che lo Stato appone l’Iva al 20% sui cd, conseguentemente sale il prezzo… Purtroppo, la musica non viene considerata un prodotto culturale, come i libri che hanno l’Iva al 4%. E la cosa peggiore è che su questo punto siamo soggetti alla normativa europea! Ne ho parlato con Tremonti, ha condiviso le mie (nostre) ragioni ed ha avanzato ufficialmente a Bruxelles una proposta del governo italiano nella quale si chiede di uniformare l’Iva sui cd musicali a quella sui libri. Staremo a vedere, non sarà semplice, ma se ci riusciamo e cala il prezzo dei cd, a quel punto non ci saranno più scuse. E ci ritroveremo da soli, davanti al nostro computer ed alla nostra coscienza”.