Ici, avanti cosė

Meno una. Sepolti dalle tasse accumulate nell'era Visco e in quelle precedenti, gli italiani se ne tolgono di dosso almeno una: l'Ici. In questi giorni compiliamo le denunce dei redditi, e con questo provvedimento del governo abbiamo una prima boccata di ossigeno. Non cambieremo la nostra vita, certo, ma è la prima pietra di che viene tolta dal castello fiscale che ci opprime. Il primo gesto concreto di quella politica del fare e non solo del chiacchierare che ha contraddistinto questo avvio fulminante del governo Berlusconi che pare non dispiacere anche a tanti elettori di sinistra. Inutile dire che ai soliti noti tutto questo non piace o non basta.

Il segretario della Cgil Epifani, ad esempio, non è contento. «Quelli del governo sono provvedimenti attesi in quanto proposti in campagna elettorale. A nostro parere, però, bisognava partire da una riduzione delle tasse a lavoratori e pensionati che noi avevamo quantificato in 400 euro l'anno». Così parlò lo Zaratustra del sindacato italiano oggi a «Mattino Cinque», aggiungendo che l'operazione Ici «era già stata avviata dal centrosinistra ed è stato giusto completare l'opera ma resta un grande problema in quanto si apre una voragine nei conti dei Comuni e quindi bisogna mettere nero su bianco su come coprire quel buco».

Capito? Evidentemente per Epifani, in un Paese in cui l'80 per cento dei cittadini è proprietario della casa in cui vive, l'abolizione di una tassa sulla casa non è una riduzione delle tasse e dunque un sospiro di sollievo per il reddito familiare.

E quanto ai comuni, anche in questo caso l'atteggiamento è sempre lo stesso. Non si parla infatti di come una riduzione di gettito possa indurre gli enti locali, come tutte le amministrazioni pubbliche, a ulteriori risparmi, ad ottimizzare l'utilizzo degli organici spesso, anzi sempre pletorici. Non si pensa che forse ci sono troppi uscieri, troppi autisti, troppe dattilografe, troppi inservienti quando le pulizie sono poi affidatene a società esterne. No, ci si chiede immediatamente come compensare in toto quella perdita. Per fortuna, la maggioranza degli italiani non la pensa così, e si gode questo giugno senza Ici, antipasto di un'era fatta di maggiore giustizia fiscale.