Se è vero, come in effetti è, che la sinistra italiana è quasi scomparsa dalla faccia del mondo politico, beh, non sarà certo con gli esiti dei suoi congressi che ritornerà a ricoprire un qualche ruolo da protagonista. Con la Francescato alla guida dei Verdi e la conferma di Diliberto al vertice del Comunisti italiani, abbiamo infatti i soliti noti a rimescolare la solita zuppa. "Non saremo più il partito del no", ha detto la Francescato per chiudere la sciagurata era Pecoraro Scanio. Ma è ben diffcile pensare che una cultura estremista coltivata e alimentata per anni e decenni in questo movimento, come si diceva in Germania, dalla pelle verde e dal cuore rosso, possa essere rimessa nel cassetto solo per un grazioso sorriso della nuova leader. E se qualcosa di immagine si muoverà a livello nazionale, non ci sono dubbi che a livello locale ritroveremo questi presunti ambientalisti alla guida di quei comitati che hanno esercitato ed esercitano un continuo "diritto di veto" ad ogni opera necessaria al progresso infrastrutturale del Paese. Li ritroveremo insomma in Val Susa, sulla Salerno-Reggio Calabria, per non parlare di quando partiranno i lavori del ponte sullo stretto di Messina.
Quanto ai Comunisti italiani, il solo fatto che continuino a rivendicare questa definizione cancellata dalla storia, li condanna a sicura ed auspicabile emarginazione. Non a caso loro stessi sembrano avviati ad essere incorporati in quella specie di ventre molle del Pd sotto le bandiere kennediane di Veltroni, a battagliare quotidianamente con i cattolici moderati o con i sinceri riformisti del partito democratico. In ogni caso, una forza di cui difficilmente si sentirà parlare tra un anno, e che sicuramente non lascerà alcun rimpianto e alcun vuoto nel palcoscenico della politica italiana.
Resta ancora Rifondazione che questa settimana si riunisce a congresso per completare la passerella della sinistra radicale. Ferrero contro Vendola, l'operaismo puro e duro con il movimentismo di una "gauche" dialogante di lotta e di governo. Probabilmente vincerà Vendola che può offrire una prospettiva di alleanza con il Pd, a cominciare dal prossimi appuntamenti elettorali amministrativi ed europei. Occasioni ghiotte per rimpolpare i propri consensi dopo il disastro elettorale dell'Arcobaleno, e dopo la sfrangiamento del Partito democratico che offre nuovi spazi operativi a sinistra. Certo, non è di una Rifondazione comunista che ha necessità in una Italia bisognosa come il pane di una rivoluzione liberale. Ma resta innegabile e fisologico il fatto che in un Paese in cui la tentazione ribellista (e oltre) resta endemica nel tessuto sociale, una sinistra radicale presente nelle istituzioni più che nelle piazze, nei centri sociali, e nelle zone d'ombra che li circondano, appare meno pericolosa e più utile a un compiuto gioco democratico.
La resurrezione dallo choc elettorale, sembra comunque ancora molto di là da venire. E fino a quando circolerà l'etichetta comunista, e fino a quando saremo noi a risolvere in concreto i problemi della gente, la resurrezione della sinistra radicale in Italia potrà essere rinviata a data da destinarsi.
[23 luglio 2008]