articolo di Michele Tiraboschi pubblicato dal "Sole 24 ore" il 27 luglio 2008
Molto si è detto e scritto, in questi ultimi anni, sulla crisi del Welfare State.
Le tendenze demografiche, la globalizzazione sregolata e la rallentata crescita dell'economia hanno prodotto una situazione di forte pressione per i bilanci pubblici e i sistemi di protezione sociale sono stati i primi a essere messi in discussione.
Ancora poco si è invece discusso su come costruire un nuovo modello di Welfare State capace di sostenere le impegnative sfide dei prossimi decenni.
Pur tra numerosi interventi di riforma, parziali e settoriali perché adottati sull'onda dell'emergenza, stenta a emergere un progetto complessivo – e condiviso – di cambiamento ispirato a una chiara visione del futuro.
L'importanza di un Libro verde sul futuro del Welfare sta innanzi tutto qui.
Nella sua natura cioè di documento «aperto», certo lontano dalla tradizione italiana, ma proprio per questo utile a superare i limiti e i condizionamenti di un dibattito iper-tecnicistico e, comunque, condotto utilizzando categorie e concetti divenuti, nel tempo, generici e, anche per questo, senza più capacità di incidere e condizionare, in positivo, i comportamenti concreti delle persone e delle istituzioni.
Il Libro verde si pone peraltro oltre la rituale denuncia delle inefficienze e distorsioni del modello attuale, nella convinzione che sarebbe sbagliato spiegare la grave crisi del sistema italiano di Welfare ricorrendo, unicamente, a freddi indicatori economici e a vincoli di bilancio sempre più stringenti.
La crisi del modello sociale italiano è, prima di ogni altra cosa, una crisi culturale e di valori aggravata dalla assenza di una «visione» strategica complessiva e d'insieme.
L'occasione contingente, per un salto di prospettiva, è senza dubbio offerta dal recente – e ancora non pienamente compreso – accorpamento, in un unico ministero dedicato alla coesione sociale, delle funzioni di indirizzo politico in materia di lavoro, salute e politiche sociali.
Eppure profonde – e sempre più evidenti – sono le ragioni economiche, sociali e, a ben vedere, anche antropologiche che giustificano e rendono anzi oggi imprescindibile una visione integrata dei vari profili che concorrono al bene-essere dei cittadini.
A livello internazionale è stato il recente Libro bianco della Commissione europea sulla salute («Un impegno comune per la salute: approccio strategico della Ue per il periodo 2008-2013») a enfatizzare lo stretto legame – confermato anche da numerosi studi empirici – tra salute e prosperità economica, sottolineando così la centralità del bene-essere dei cittadini in politiche quali la strategia di Lisbona per la crescita e la occupazione.
La costruzione di un nuovo modello sociale sostenibile – resa necessaria dagli andamenti demografici e dalle anomalie nella tradizionale composizione della spesa sociale in Italia – può, in effetti, essere più agevole, e consentire al tempo stesso soluzioni più avanzate, se una omogenea direzione politica ridefinisce il complesso delle tutele e delle opportunità offrendo risposte unitarie e non settoriali.
Risposte globali, afferma ora il Libro verde, perché orientate all'obiettivo di una «vita buona» secondo la moderna visione di una società attiva.
Così come è vero che solo un rinnovato modello di Welfare potrà realisticamente consentire di alimentare la tradizione dei valori; a partire da quelli contenuti nella nostra Carta costituzionale che, non a caso, contempla la tutela del lavoro e della salute e la sicurezza sociale tra i diritti fondamentali della nostra società civile.
La principale sfida politica è, dunque, di tipo culturale e non semplicisticamente di carattere economico o normativo e richiede un impegno a lungo termine.
Essa consiste nel progettare e portare a regime un Welfare positivo, tale cioè da ribaltare la vecchia logica assistenziale e paternalistica, volta a correggere o limitare le conseguenze di patologie ed eventi negativi quando si sono già verificati, traducendola in un investimento continuo sulla persona, a partire dal concepimento e per tutto l'arco della vita.
Un Welfare delle opportunità, dunque, centrato su robuste reti comunitarie e capace di intervenire in anticipo, con una offerta personalizzata e differenziata, sui bisogni sempre più articolati e complessi di una società che cambia, stimolando al tempo stesso comportamenti e stili di vita responsabili e cioè condotte utili a sé e agli altri. Un simile obiettivo non può che fondarsi su valori chiari e il più possibile condivisi.
Valori che, volta per volta, richiamano nelle singole soluzioni tecniche i concetti di universalità e pari opportunità, di autonomia e responsabilità, di sussidiarietà e partecipazione, di solidarietà e sostenibilità, di flessibilità e sicurezza, di crescita e inclusione, di merito e valutazione.
Si tratta di valori che, come riconosce il Libro verde, orienteranno l'azione di indirizzo politico quanto più saranno declinati attraverso precise strategie in grado di alimentare un clima di fiducia e di responsabilizzare tutti gli attori interessati.
Ecco allora l'importanza di una consultazione pubblica che, superando la tradizione italiana dei documenti «chiusi» e autoreferenziali, sappia creare un clima positivo e di collaborazione per affrontare in modo costruttivo un tema così complesso e decisivo per il futuro del nostro Paese.