Dicono che bisogna scusarlo
Che non pensa quello che dice e del resto non dice mai quello che pensa. Che è ossessionato dalla paura del flop della manifestazione oceanica del 25 ottobre. Da lui stesso indetta contro il governo, ma senza crederci. Non per dare voce alla protesta popolare, ma nella speranza di suscitarla. E soprattutto per ricavarne un attestato di esistenza in vita della sua leadership, marcita in boccio nella gelata del risultato elettorale del Partito democratico.
Muta d'abito col mutar di scena
Questo politico camaleontico che è Walter Veltroni, falso come un biglietto da un euro, sempre in cattedra per discettare a cuore aperto di sentimenti che non prova e della "bella politica" che non fa, è lo stesso personaggio che si permette di denunciare una deriva zarista (nonché, perché no?, fascista e razzista) dell'Italia di Berlusconi. Butta a mare il modello razional-buonista della nuova sinistra di governo esibito agli elettori, con la stessa indifferenza di un attore che muta d'abito col mutare di scena.
La gente, frastornata, si chiede perché diamine sia stato buttato a mare il progetto ulivista della union sacrée con tutto il ciarpame della vecchia sinistra, se alla prima difficoltà ci si riduce a rimetterlo insieme. Anzi, ad assumere in prima persona quello stesso modello, stile guerra civile, da Veltroni stesso vituperato sulla scorta della pessima prova fornita col governo Prodi. La risposta è che quella di Veltroni non è politica, ma un intero campionario di politiche opportuniste, prese e lasciate secondo le convenienze del giorno. Un Kamasutra politico fatto di infinite posizioni, tutte da esibire, nessuna da mettere in pratica.
"Non parliamo più di dialogo, per favore", è davvero il meno che Berlusconi possa dire dinanzi al Fregoli della sinistra. Per avviare con l'opposizione un confronto, produttivo di spazi di collaborazione nell'interesse generale, occorre avere a che fare con un antagonista dal volto riconoscibile. Del vecchio Pci si poteva pensare tutto il male possibile, ed era sempre poco, ma lo si poteva guardare in faccia e, vincendo la ripugnanza, se del caso dialogarci senza escludere possibili punti d'incontro. Con il Pd di Veltroni questo non è possibile.
Tante maschere
Non ha una faccia, ma tante maschere da indossare. Impossibile sapere con chi si sta parlando, ma si può star certi che qualsiasi eventuale intesa sarà carta straccia. Come la "bella politica" promessa prima delle elezioni e subito risolta in un crescendo di roboanti falsificazioni.
Se il governo prende decisioni sulle questioni irrisolte, la democrazia cade vittima di "suggestioni populiste e autoritarie". Se si prodiga per favorire una cordata di imprenditori che scongiuri il fallimento di Alitalia, è pronto il sabotaggio per interposto sindacato. Se poi, come è accaduto, il sabotaggio è preso malissimo dalla pubblica opinione e manca il bersaglio, ecco Veltroni che con sprezzo del ridicolo pretende di scippare il risultato.
L'autunno lo vede in crociata per un nuovo fronte popolare contro il "nuovo fascismo". Annuncia che "il clima sta cambiando" e, insomma, adesso viene il bello. L'eterna illusione di tutti i politicanti in bancarotta.
[29 settembre 2008]