Estratti dell’ Intervento alla Camera dei Deputati dell' on. Raffaello Vignali su Alitalia
Il fatto reale, incontrovertibile, è che la nostra compagnia di bandiera è salva, ed è salva grazie all'impegno del Presidente Berlusconi e del Governo L’opposizione, in questi giorni si è stracciata le vesti per la decretazione d'urgenza e la posizione della questione fiducia; quella stessa opposizione, che, però, non è molto disponibile a modificare i Regolamenti di questo Parlamento che andrebbero ammodernati. Chiunque guardi alla vicenda con una obiettività minima, non può non chiedersi: se non in questo caso, se non per un'azienda che stava per fallire, quando si deve ricorrere alla decretazione d'urgenza? Quando la casa va fuoco, si chiamano i pompieri per spegnere l'incendio; non si fanno l'esame del sangue e le analisi ai pompieri, non si chiede loro il patentino o gli esami di scuola; si spenge l'incendio e così giustamente si è fatto. Dall'opposizione ci saremmo aspettati un atteggiamento di maggiore responsabilità come abbiamo avuto invece dai sindacati che, chi prima, chi dopo, si sono assunti una responsabilità che non abbiamo visto nell'opposizione. Ci saremmo aspettati più responsabilità, perché in questa vicenda non è in gioco l'interesse di qualcuno, di qualche persona, ma il bene del Paese e il Paese non premia chi urla, ma chi costruisce con responsabilità.
Fatti non chiacchiere
Il fatto reale, incontrovertibile, è che la nostra compagnia di bandiera è salva, ed è salva grazie all'impegno del Presidente Berlusconi e del Governo. Oggi la compagnia di bandiera è salva e non è più un carrozzone statale, ma un'azienda gestita imprenditorialmente: è salva, a dispetto di chi, oggi in quest'Aula, dice che era meglio farla fallire, ma non diceva lo stesso mentre cavalcava la protesta; è salva, a dispetto di chi avrebbe preferito che il salvataggio fallisse, incurante degli oltre ventimila posti di lavoro che si sarebbero persi, pur di assistere ad un fallimento del Governo Berlusconi . È così salva la stragrande maggioranza dei posti di lavoro, grazie alla disponibilità della CAI e grazie alla tenacia paziente e convinta della Presidenza del Consiglio e del Governo.
Sono state previste misure di grande riguardo per il personale in esubero (sette anni di accompagnamento), non verranno abbandonati gli azionisti (chi non convertirà le sue azioni con quelle della nuova compagnia di bandiera verrà infatti rimborsato) e sono salvi alcuni asset decisivi per la nostra economia, in particolare per il nostro turismo e per l' export , che oggi possono contare su una nuova compagnia in grado di accompagnare il loro incremento e il loro sviluppo. Questo è il fatto, questi sono i fatti; il resto sono chiacchiere, ma le chiacchiere stanno a zero e gli italiani sanno che differenza c'è tra i fatti e le chiacchiere.
Le modalità del salvataggio
Il secondo aspetto riguarda le modalità di questo salvataggio, sulle quali si è molto discusso in questa sede. Si è coinvolta una compagine imprenditoriale seria: nella CAI c'è il meglio dell'imprenditoria italiana e di questo non si può non essere fieri! Chi ha un po' di esperienza di impresa non si azzarderebbe mai a sostenere, come è stato ripetuto anche poco fa, che prima si sceglie il partner e poi si decide con chi stare: il partner - e di minoranza - lo si sceglie dopo che si è deciso chi si è e dove si vuole andare, non prima. Devo poi dire francamente che ci vuole molto più coraggio ad investire oggi sulla compagnia di bandiera che dieci anni fa su Telecom, e questo giudizio vale anche per gli altri imprenditori della cordata, sia i partner industriali, sia quelli finanziari. È stato più volte ripetuto che si regalava Alitalia ai privati, ma non c'è niente di più sbagliato, perché qui non è stato regalato niente a nessuno. Lo Stato in questo caso ha fatto fino in fondo il suo ruolo e non ha regalato proprio nulla, come invece il Governo Prodi voleva fare regalando Alitalia ad Air France.
Fiumicino e Malpensa e la strategia multipunto
La stessa questione vale per la scelta del Governo precedente di puntare su Fiumicino e di penalizzare Malpensa. Una scelta miope perché ha ignorato una verità palese: i sistemi di mobilità sono a servizio, innanzitutto, dell'economia, delle merci e delle persone che viaggiano per lavoro, e la locomotiva economica del Paese gravita su Malpensa, non su Fiumicino. Si tratta di una scelta miope perché dettata da una ricerca di consenso. Il piano industriale, non politico, riequilibria molto le cose e assegna a ciascuno il suo compito: prevede di valorizzare i territori del Paese secondo la loro vocazione ed il loro interesse economico, perché è un piano industriale e non politico dettato dal consenso. Si passa, così, dall 'hub unico alla strategia multipunto che si articolerà su sei aeroporti base. Ci saranno settantatré destinazioni servite da Malpensa, quarantaquattro da Roma, nove da Napoli, e tre per ciascuno da Catania, Torino e Venezia. Infatti, le destinazioni si decidono a partire dal mercato e non da altro, in una situazione che riequilibra i territori, che tiene insieme questo Paese, Fiumicino come Malpensa.
I passi futuri
Oggi arriviamo, però, solo alla fine del primo atto fondamentale, che è il salvataggio della compagnia di bandiera. Vi è ancora da fare: vi è da operare una revisione del nostro sistema di mobilità e dei trasporti, occorre vigilare - e il Governo lo farà - perché i viaggiatori non debbano subire aumenti ingiustificati. Peraltro, a breve, entrerà in vigore l'alta velocità che il Governo Berlusconi, anche nel mandato precedente, ha fortemente voluto. L'alta velocità ferroviaria si porrà in posizione di concorrenza competitiva con il trasporto aereo a beneficio dei cittadini e dei consumatori.
[23 ottobre 2008]