Intervento ministro Gelmini al Senato 23 ottobre 2008

foto: Mariastella GelminiSignor Presidente, onorevoli senatori, sono passati pochi mesi da quando, intervenendo davanti alla 7a Commissione (colgo l'occasione per ringraziare tutti i suoi componenti e, in modo particolare, il presidente Possa e la relatrice di Commissione, la senatrice Poli Bortone), mentre illustravo le linee di indirizzo del mio mandato, elencai alcuni dati sullo stato dell'istruzione e un'agenda di problemi a cui dare urgentemente risposta.

Se un piccolo, piccolissimo titolo di merito ritengo di avere finora acquisito, è di avere tolto quei dati dalle medie e dalla episodicità con la quale, sino a pochi mesi fa, passavano sotto gli occhi distratti dei cittadini e di averne fatto patrimonio comune a larga parte della pubblica opinione.

È lo spirito con cui, in altri Paesi europei, quegli stessi dati sono stati letti e soprattutto affrontati. Lo stesso spirito con cui, in Gran Bretagna, Tony Blair decise di mettere al centro della propria azione di Governo un profondo rivolgimento del sistema di istruzione britannico.

Vorrei ringraziare i molti senatori che hanno ricordato quei dati e quell'agenda. Ringrazio altresì tutti i contributi che sono pervenuti al dibattito circa ulteriori elementi di verità e circa la descrizione del piano inclinato che dal 1990 ha visto scivolare la nostra scuola. Quei dati, ricordati da molti senatori, non rappresentano un'arida elencazione, ma disegnano il panorama che mi sono trovata di fronte, che mi ha fatto dire allora, e mi fa ripetere oggi, che è ora di cambiare, è l'ora di introdurre nella scuola quei mutamenti indispensabili innanzitutto per i nostri giovani e dunque per il futuro del Paese.

Quando mi chiedono quale sia la mia visione pedagogica, ebbene, la riassumo nel riferimento a una scuola che abbia al centro lo studente, la sua preparazione, il suo futuro e le opportunità che il sistema di istruzione gli deve aprire. Tutto quanto non sia indirizzato a questo risultato, all'affermazione della funziona educativa e formativa della scuola è qualcosa di estraneo al ruolo che l'istruzione deve assolvere.
foto: libri e quaderniNessuno tra gli onorevoli senatori, all'epoca della mia audizione, contestò quei dati e quell'agenda di problemi, che del resto stavano scritti nel libro bianco sulla scuola promosso dai ministri Fioroni e Padoa-Schioppa.

foto: libro  e quadernoAll'epoca mi ero illusa che una comune presa d'atto della situazione e di problemi non più rinviabili potesse creare un terreno comune di confronto e non di scontro, ma si trattava per l'appunto di un'illusione perché si è tentato di espellere quei dati e quei problemi dal dibattito pubblico e dal dibattito politico e perché ai contenuti stessi del decreto e alla sua realtà si è sovrapposto un decreto virtuale, falsificato, contro cui si è scatenata una protesta in molti casi priva di fondamento. Ben più delle proteste mi preoccupano le falsificazioni che sono state messe alla base di queste proteste.

Voglio citare testualmente un passaggio dell'intervento in discussione generale della senatrice Adamo. «Mi permetto un piccolo richiamo alla moralità politica, che non corrisponde al non rubare o ad avere dei buoni comportamenti etici: queste sono tutte cose prepolitiche», diceva giustamente la senatrice. Poi proseguiva: «Che cosa caratterizza, da un punto di vista etico, la deontologia di chi fa politica? Il rispetto della verità, il non dire bugie ai cittadini: questo è lo specifico della deontologia di chi fa politica.», e io condivido quelle parole. È una verità che sottoscrivo, ma che vorrei fosse seguita con lo stesso zelo con cui viene pronunciata.

Invece, nelle stesse ore in cui si teneva il dibattito alla Camera, l'onorevole Veltroni al Teatro Capranica radunava la sinistra scegliendo di fare della scuola il terreno privilegiato dello scontro, quasi pregustando nuovi autunni caldi.

Nelle stesse ore il presidente Napolitano, nella sua saggezza - che deve essere di aiuto e punto di riferimento per tutti, a partire dalla sottoscritta, in questi momenti - ricordava che per avere un'Italia migliore abbiamo bisogno di una scuola migliore e auspicava da parte di tutti - così come ha ripetuto ieri in una lettera agli studenti - la creazione di spazi per un ampio confronto.

Come Ministro sento il dovere di raccogliere l'invito del presidente Napolitano e di dare l'esempio. Convocherò nuovamente, già da domani e una per una, tutte le associazioni degli studenti, degli insegnanti e dei genitori, con la volontà di creare le condizioni di un confronto pacato, costruttivo e sereno, ma a due condizioni: che si discuta sui fatti e sui contenuti del provvedimento e non sulla falsificazione della realtà e che la maggioranza parlamentare possa decidere secondo le regole costituzionali.

Ma torniamo a quanto sta accadendo in quest'Aula. Il Senato della Repubblica sta avendo ampio spazio per dibattere e mi sarei aspettata che dai senatori dell'opposizione arrivassero quei contributi e quelle proposte che, a loro dire, sarebbero stati silenziati dal ricorso al voto di fiducia alla Camera dei deputati. Così non è stato.

Al Libro bianco sulla scuola, scritto sotto l'egida dei ministri Fioroni e Padoa-Schioppa, libro bianco che invito i colleghi dell'opposizione a leggere senza limitarsi a citarne il titolo, si è sostituita in Senato una pagina bianca volta alla mera difesa di un insostenibile status quo, classista nella sua più intima essenza, e fuori dal Senato una campagna terroristica che ha diffuso false informazioni tra le famiglie destinate a svaporare quando il tempo ne farà giustizia, ma che avvelenano il clima con l'obiettivo di bloccare la riforma e di alimentare la piazza, creando un clima di allarmismo totalmente ingiustificato.

È stato detto, e non è vero, che diminuiremo gli insegnanti di sostegno. È stato detto, e non è vero, che licenzieremo 87.000 insegnanti. È stato detto, e non è vero, che diminuiranno le classi a tempo pieno. Un'opportunità che invece, da Ministro, intendo incentivare. È stato detto, e non è vero, che chiederemo le scuole delle piccole isole e quelle di montagna, atto che il Ministro non potrebbe mai sognarsi di compiere.
Vedete, non mi scandalizzano le proteste di questi giorni; mi scandalizzano le basi su cui la protesta si fonda, le false informazioni e una versione inesistente del decreto-legge. Basta osservare alcune interviste sui giornali, ascoltare i telegiornali oppure, se si mettono in dubbio queste fonti, è sufficiente uno sguardo ai video autoprodotti su YouTube o ai blog per avere l'immagine di un quadro desolante. Quando il 32 per cento dei ragazzi risponde che attraverso il decreto si taglieranno gli stipendi agli insegnanti mentre accadrà esattamente il contrario; quando l'11 per cento sostiene che aumenteranno le ore di lezione, che non è vero; quando per il 43 per cento l'invito a tornare al grembiule è classista e poi quegli stessi studenti rispondono che in passato era stato adottato per non discriminare; quando il 70 per cento di quei ragazzi sostiene che il decreto ha abolito o ridotto le ore di educazione civica, io dico che non ci siamo e invito quei ragazzi a guardare la realtà. Ho rispetto di chi la pensa diversamente, ho rispetto delle proteste, ma delle proteste a ragion veduta. E dico a quei ragazzi: contestate pure gli interventi se non vi piacciono, protestate sul decreto ma non su un provvedimento immaginario.

Avanzate proposte, contributi, ma non accettate di relegare il dibattito solo ad una sterile difesa dello status quo quando il Paese ha un bisogno estremo di cambiamento e di riforme.

Membri autorevoli di questo Senato potrebbero ricordare in maniera più compiuta di quanto io possa fare i danni arrecati al sistema produttivo del Paese dagli autunni caldi. Non vorrei - e lancio in tal senso un appello - che la scuola venisse interpretata come una nuova fabbrica e gli insegnanti come una nuova classe operaia da rendere sempre più povera, affinché non perda la voglia di fare la rivoluzione. Vogliamo ridare - e questo sarà il mio obiettivo sino al termine del mio mandato - agli insegnanti la dignità professionale ed economica che non può essere disgiunta da chi si assume un ruolo fondamentale per il presente e per il futuro del Paese.

Avrò, onorevoli senatori, la tenacia della goccia che scava la pietra, la tenacia della goccia della realtà e della ragionevolezza che scava la pietra della demagogia e della disinformazione. Una pietra con cui non si tenta di ostacolare il ministro Gelmini - il che conterebbe molto poco - ma un futuro per il quale le brutte classifiche internazionali siano un ricordo lontano, soprattutto affinché si possa combattere e lavorare alacremente - ripeto - per costruire un futuro migliore per i nostri giovani.

Mi confortano in ciò alcuni interventi da parte di esponenti politici e di intellettuali del centrosinistra i quali hanno mantenuto ferma la bussola della ragionevolezza, hanno non solo, almeno in parte, approvato la sostanza del decreto-legge ma, cosa che per me e per il Parlamento più dovrebbe contare, hanno invitato l'opposizione ad accettare la sfida dei contenuti. Mi riferisco a Claudia Mancina, a Luigi Berlinguer, a Franco Bassanini, al professor Luca Ricolfi, il quale ha magistralmente elencato su «La Stampa» tutto quanto viene agitato nelle piazze e che nel decreto non c'è.

Si è parlato impropriamente di «riforma Gelmini», ingigantendo la portata di norme dettate dal buonsenso che rappresentano, invece, una manutenzione del sistema scolastico e i primi appunti di un cambiamento che, per essere efficace ed ottenere negli anni il risultato che il Paese si augura, dovrà essere ben più esteso e fondato sui pilastri dell'autonomia scolastica e della valutazione.

Di fronte alla realtà dell'emergenza educativa ho voluto iniziare a dare segnali che comincino ad invertire il senso di marcia, segnali al Paese di consapevolezza, di attenzione immediata, segnali che non resteranno isolati. Chiedo alla scuola un'opera seria di alfabetizzazione civile e a questo fine corrisponde l'introduzione della materia «Cittadinanza e Costituzione» alla cui elaborazione tanto sta dando un uomo della sinistra riformatrice quale Luciano Corradini che mi onoro di avere tra i miei collaboratori su questo tema.

Ma a questo fine corrisponde anche la possibilità di esercitare maggior rigore attraverso l'introduzione del voto in condotta affinché le immagini devastanti di insegnanti impotenti messi alla berlina diventino un ricordo. Ad ognuna di queste immagini, ad ognuno di questi video, di questi episodi ha fatto seguito nel passato un approfondito e pensoso dibattito e le immagini hanno poi continuato imperterrite a scorrere. Abbiamo, ho preferito agire. Spero che quegli insegnanti umiliati possano essermene grati.

Chiedo anche alla scuola trasparenza e semplicità, quella trasparenza e semplicità insite nel ritorno ai voti. Offro alla scuola certezza del diritto e dei diritti senza ipocrisie. Come sapete, in attesa della revisione dei meccanismi di reclutamento, ho deciso di bloccare le scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario, le cosiddette SSIS, trasformate in una sorta di costosa fabbrica di illusioni per migliaia di giovani. Ebbene, abbiamo deciso di non far pagare a questi giovani gli errori del precedente Governo che con la mano di Fioroni chiudeva le graduatorie e con quella di Mussi attivava le SSIS, indirizzando i giovani su un binario morto. Abbiamo deciso di riaprire questo binario ma sarà l'ultima sanatoria. È nostra intenzione dare stabilità al reclutamento e certezza di diritto, in questo come in altri casi.

Offro alla scuola un'inversione di rotta per passare, attraverso un uso oculato delle risorse, dalla condizione di stipendificio e di luogo dove scelte sciagurate hanno proletarizzato la condizione di insegnanti a luogo dove le risorse vengono risparmiate e poi investite per premiare il merito, per iniziare a portare la retribuzione dei docenti ad un livello decoroso.

Offro alle scuole italiane un primo passo verso un nuovo piano di edilizia scolastica che faccia sì che non si abbiano più a ripetere tragedie come quelle di San Giuliano. Offro alle famiglie una risposta ulteriore alle polemiche che di anno in anno si ripetono sul costo esorbitante dei libri di testo, dopo le risposte contenute nella legge n. 133.

Signor Presidente, onorevoli senatori, nell'accettare l'incarico di Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ero consapevole delle difficoltà che mi si sarebbero parate innanzi e delle proteste che qualunque cosa avessi fatto mi avrebbero inseguito. Qualcuno un giorno dovrà raccogliere l'albo di queste proteste nelle quali nel corso degli anni si è contestato tutto e il contrario di tutto. Le accetto dunque con consapevole rassegnazione, ma spero non travalichino il segno. Mi si insulti pure ma non si impedisca la libertà di altri, la libertà di un cittadino di recarsi a lavoro in treno, la libertà di uno studente di dissentire e di recarsi a lezione.

Non ho intenzione di cominciare sempre tutto da capo; intendo invece valorizzare il lavoro svolto dai miei predecessori indipendentemente dalla loro appartenenza politica. Intendo recuperare tutto il positivo e guardare avanti e vorrei che chi, come me, condivide la responsabilità politica di rappresentare il popolo sovrano mi aiutasse nell'indirizzare i binari del confronto lungo la via della realtà e del cambiamen, che tutti, chi nelle parole e chi anche nei fatti, riteniamo oramai ineludibile.

È su questo terreno che aspetto il Partito Democratico una volta che il rito della sua piazza sarà compiuto. È su questo terreno che, come ho sempre fatto, ascolterò studenti, insegnanti, genitori, personale della scuola e mondo intellettuale; un ascolto che però sarà fattivo. Non sarà un giovane Ministro a mettere la scuola italiana nell'impossibilità di cambiare e non voglio condividere la responsabilità di continuare a condannarla e a non assolvere il compito di migliorarla.

Sono consapevole che la sfida che ho di fronte è una sfida difficile, impegnativa. Chi mi ha preceduto nel ruolo di Ministro e ha cercato di cambiare la scuola non ha avuto un percorso agevole, ma questa fatica merita di essere compiuta; la devo al Paese, ai ragazzi, alle famiglie, agli insegnanti, a coloro che si aspettano e meritano una scuola migliore, come recita la Costituzione, aperta a tutti, che distribuisca pari opportunità.

[23 ottobre 2008]