Perché la sinistra non decide

Sandro Bondi

[ministro per i Beni e le Attività Culturali]

foto: Sandro BondiÈ molto triste vedere ridotta così la sinistra sedicente "riformista". È triste per almeno due ragioni: a) il sistema politico ha bisogno di una sinistra decente; b) le riforme hanno bisogno di condivisione politica e, se si butta tutto in propaganda sterile, la partita non si gioca.

La manifestazione del 25 ottobre è il corollario di questa situazione oggettiva. La sinistra sgonfiata e ormai di fronte alla tristezza autunnale (anticipando la stagione autunnale, potremmo dire), decide di non decidere. Di non decidere di se stessa. Di non essere responsabile verso se stessa e verso il Paese. L'articolo di Fassino su Europa è il manifesto di questa debolezza strutturale.

Fassino si attarda su questioni filologiche, afferma la necessità di andare in piazza, perché la piazza è come l'agorà ateniese, insiste poi sulla ulteriore necessità di manifestare le proprie opinioni (perché qualcuno impedisce loro di farlo?), stravolge il momento storico denunciando ciò che non esiste, vale a dire il Parlamento paralizzato, la scuola abbassata di livello, la finanziaria da rifare. Un suicidio politico: di questo si tratta. Ma non è tutto. Il Pd cerca sponde nella società civile, ma non si accorge che questa società civile non vuole più farsi blindare e non ha nessuna intenzione di scendere in piazza, dopo aver contato i soldi per la spesa settimanale. Siamo di fronte ad un rovescio sistemico, strutturale, di fronte al quale non si può fare demagogia. Quando la democrazia - stracitata a sinistra come l'unica religione civile possibile - diventa demagogia, come Aristotele insegnava (altro che agorà!), siamo alla canna del gas. La crisi storica della sinistra, in tutta Europa, è davvero un case-study, non v'è dubbio. In Italia, tutto è aggravato dai ritardi storici e culturali dell'ex PCI, poi Pds, quindi Ds, Ulivo e, infine, Pd: ma la mente politica è impregnata di cattiva ideologia e, quando la situazione sfugge di mano, non rimane che la piazza.

Nenni soleva dire: piazze piene, urne vuote. Ho l'impressione che questo sia oggi una sorta di teorema. Riguarda certamente il Pd. Il corollario polemico e catastrofico, per la sinistra, ha poi un nome: Di Pietro. Ma è ovvio che chi semina vento raccoglie tempesta.

[24 ottobre 2008]