Intervista del ministro dell'Interno al quotidiano La Stampa del 17 ottobre 2008
II ministro dell'Interno nega di aver fatto dietrofront sull'immigrazione clandestina: «II reato rimane» E attacca Tripoli: «Non garantisce i controlli promessi»
Intervista di Francesco Grignetti
'Espulsioni ai rom Andremo avanti comunque'
Maroni: 'I reato di clandestinità rimane'
Chiariamo subito una cosa: non c'è nessun dietrofront sull'immigrazione clandestina. La determinazione a combatterla resta quella di prima». Ci tiene a ribadire il punto, il ministro dell'Interno, Bobo Maroni. Non nega che dovrà inventarsi qualcosa di nuovo dopo il veto dell'Unione europea a proposito del rimpatrio di cittadini comunitari, ma ci tiene a ribadire che il reato di ingresso clandestino resta, anche se riformulato. Tra dieci giorni arriverà il testo del governo. Novità in vista anche sul fronte delle violenze e degli oltraggi agli agenti di polizia. C'è una parte della maggioranza che preme per innalzare le pene. «Mi riservo di decidere», dice Maroni. «Comunque, dopo la prima giornata di campionato, non abbiamo più registrato violenze. La nostra politica di rigore funziona».
Ministro, parliamo di Bruxelles che ha messo il veto alle espulsioni di cittadini comunitari.
«Non condivido, ma prendo atto. Intanto continuiamo con lo smantellamento dei campi nomadi abusivi. Chi avrà diritto a stare, poi, vivrà in campi attrezzati. Chi non ha diritto, tornerà nel suo paese»
Non li potrete espellere, però.
«L'UE ha detto che ritiene sproporzionata l'espulsione di comunitari in un solo caso: quando non ci siano i requisiti di reddito, ma se i nomadi hanno precedenti penali, si procede comunque all' espulsione. E se non hanno il reddito, non potranno comunque restare. I sindaci, infatti, verificheranno e nel caso non daranno loro la residenza. Certo, non potremo materialmente espellerli, ma la mancata concessione della residenza renderà comunque impossibile rimanere».
E alla fine?
«Ci sono altri mezzi... altri strumenti... Se non li potremo costringere, li convinceremo. Chiaro che io avrei preferito l'espulsione anche per i comunitari. Senza, tutto è più difficile e complicato».
Ministro, spieghiamo meglio la questione del reato. Niente carcere per clandestini, ci sarà una sanzione pecuniaria. Ma cosi non cambia tutto della vostra politica?
«No. Non è cambiato nulla. Confermo, contrariamente a quanto scritto da altri giornali che l'ingresso clandestino diventerà reato. E, grazie alla nuova formulazione del reato stesso, la procedura di espulsione sarà più rapida dell'attuale. Definire reato gli ingressi illegali, anche se con una sanzione meno grave di quanto si prevedeva prima, ci aiuterà molto. La nuova direttiva europea sui rimpatri prevede per i clandestini solo l'invito a lasciare il territorio nazionale, a meno che non ci sia una sentenza penale. Quindi, chiariamo: estendere il reato a tutti quelli che entrano clandestinamente a prescindere dalla sanzione, carcere o ammenda, ci permetterà di procedere all'espulsione di tutti e non solo di quelli che vengono a delinquere».
Quindi lei è convinto che ci saranno più espulsioni?
«Sì, a noi non interessa tanto la sanzione principale, che fosse il carcere o l'ammenda, ma la sanzione accessoria: cioè il provvedimento di espulsione. Prevediamo che il giudice di pace possa ordinare l'espulsione, direttamente, in udienza, anche prima della sentenza definitiva. Questo è il nuovo procedimento che abbiamo affinato e che presenteremo in Aula a nome del governo. Su questo c'è l'accordo di tutta la maggioranza».
Quindi, da ministro e da leghista, secondo lei non è così grave aver rinunciato allo spauracchio della cella? Non era il cuore della vostra proposta?
«Ripeto. Il reato d'immigrazione clandestina rimane. Ma la cosa che ci interessa di più è l'espulsione immediata. E così sarà».
Intanto la Ue boccia le espulsioni per i cittadini comunitari. Deluso?
«Si. Mi dispiace non avere convinto il commissario europeo Barrot della bontà della nostra proposta. Il commissario ha approvato il 99% del pacchetto sicurezza. Bene su tutto, meno che sulle espulsioni di cittadini comunitari».
C'era un accordo con la Libia però gli sbarchi a Lampedusa si moltiplicano. Com'è?
«Sono in corso contatti diplomatici. Ho fatto presente al presidente del consiglio che è urgente ratificare l'accordo bilaterale in Parlamento. La Libia si era impegnata a rafforzare i controlli. Ma di fatto non lo sta facendo. Quindi dobbiamo fronteggiare una situazione di emergenza con nuovi continui sbarchi. Mi aspetto che il problema venga definitivamente risolto prima della prossima primavera, quando il mare calmo favorisce le traversate e gli sbarchi. Lì non rimane altro da fare che l'azione diplomatica. Più che avere stretto un accordo, e aver approntato le motovedette, il ministro dell' Interno non può fare».
C'è poi un problema con Malta.
«Vado lì la prossima settimana per definire meglio col governo maltese le aree di competenza, le procedure comuni di contrasto all'immigrazione clandestina e quelle di assistenza nelle acque intemazionali».
Manovre elusive. Deluso, lei che viene dalle Alpi, di questo Mediterraneo levantino?
«Sarà la mia cultura mitteleuropea, ma penso che gli accordi vadano rispettati in toto, non solo nella parte che interessa. Mi riferisco in particolare all'accordo firmato con la Libia».