Famiglie italiane poco indebitate ed economia reale forte

di Marco Fortis

Se consideriamo solo il debito dellefamigliee lo sommiamo al debito pubblico. scopriamo che Paesi come Usa e Gran Bretagna sono oggi ben più indebitati. in percentuale del Pii, rispetto all`Italia. Lo erano a fine 2007 e lo saranno ancor più nel 2008 e 2009 dopo gli imponenti salvataggi statali di banche e settori economici che Washington e Londra dovranno mettere in campo. A dati di fine 2007 il debito aggregato (pubblico e famiglie) degli Stati Uniti già raggiungeva il 165% del Pil, quello della Gran Bretagna il 144%. contro un valore per l`Italia pari al 134% (fatto di 104% di debito pubblico e solo di 30% di debito delle famiglie). Dunque se al debito pubblico (fardello che abbiamo ereditato dalle dissennate politiche di sperperi e clientele politiche degli anni `70-80) aggiungiamo anche il debito delle famiglie, l`Italia non sembra affatto una "pecora nera" isolata, come è stata a lungo raffigurata nell`iconografia prevalente, ed anche nell`Euroarea ci collochiamo in realtà appena sopra alla Germania (il cui debito aggregato è pari al 124% del Pii).

I debiti delle famiglie a fine200foto: bandiera dell'europa7, secondo dati della Bce. l`indebitamento complessivo delle famiglie italiane era decisamente il più basso tra i grandi Paesi europei e non superava il 30% del Pil del 2007. essendo pari a 465 miliardi di euro, contro gli 844 miliardi delle famiglie spagnole, gli 876 miliardi di quelle francesi e i 1.421 miliardi di quelle tedesche. In Gran Bretagna l`indebitamento complessivo delle famiglie. pari a 1.401 miliardi di sterline (2.048 miliardi di euro) arrivava alla fine dello scorso anno al 100% del Pil, la stessa percentuale che si ha negli Stati Uniti, dove l`ammontare dei debiti delle famiglie aveva raggiunto la stratosferica cifra di 13.8 trilioni di dollari (10.105 miliardi di euro),, di cui ben 7,7 trilioni per i mutui immobiliari.

In pratica il valore complessivo dell`indebitamento delle famiglie in Italia è circa 1 /3 di quello delle famiglie tedesche e poco più di 1/5 di quello delle famiglie inglesi. Ma, soprattutto, i debiti delle famiglie italiane in valore equivalgono a meno del 5% del gigantesco stock di debiti accumulato in questi anni dalle famiglie americane.

Banche meno indebitate. Anche il problema dei debiti del settore finanziario in Italia è meno grave che altrove. In Gran Bretagna ad esempio, alla fine del secondo trimestre 2008 il settore finanziario presentava tra le proprie passività obbligazioni, titoli diversi dalle azioni e derivati per 1.563 miliardi di sterline e prestiti per 1.743 miliardi di sterline: in totale 3.306 miliardi di sterline. cioè unacifra pari al 236% circa del PIL inglese. In Italia, alla fine del 2007, le analoghe voci per il nostro sistema dell`intermediazione finanziaria indicavano una cifra di 1.320 miliardi di euro, pari all`86% circa dei nostro PIL.

Più forti nell'economia reale. L`Italia è poco "finanziarizzata", avendo conservato una economia "reale" forte nell`agricoltura, nell`industria manifatturiera e nel turismo. In tutti questi tre settori l`Italia è saldamente secondain Europa per valore aggiunto: dopo la Germania nel manifatturiero; dopo la Spagna nel turismo; dopo la Francia nell`agricoltura. Nessun altro Paese dell`Ue è così forte contemporaneamente in questi tre ambiti di attività economica. Infatti, la Germania è prima nel manifatturiero ma quarta nell`agricoltura e nel turismo; la Francia è prima nell`agricoltura ma quarta nella manifattura e nel turismo; la Spagna è prima nel turismo ma terza nell`agricoltura e quinta nel manifatturiero.

Industria italiana e finanza inglese. Il settore dell`intermediazione finanziaria della Gran Bretagna (oggi nel pieno della bufera) è il più importante d`Europa per valore aggiunto. E grande una volta e mezza quello tedesco, quasi due volte quello francese e oltre due volte quello italiano- Ma il valore aggiunto dell`industria italiana in senso stretto, pari nel 2007 a 284 miliardi di curo, è imponente ed è il doppio di quello generato dalle banche inglesi.

Nel commercio secondi solo alla Germania. In questi anni Italia e Germania hanno ristrutturato con impegno i loro settori produttivi, guadagnando enormemente in competitività. Sicché, secondo .i più recenti indicatori Unctad-Wto, su 11 settori del commercio mondiale (esclusa agricoltura e minerali) la Germania è oggi il Paese più competitivo in 7 e il secondo in 2; l`Italia, a sua volta, è il Paese più competitivo in 3 e il secondo in 4. Germania e Italia vantano oggi anche i due più grandi surplus commerciali manifatturieri con l`estero in Europa: 269 e 56 miliardi di curo. rispettivamente, nel 2007.

Export meccanico da record. Nella meccanica non elettronica, che è il pilastro del commercio estero della Ue (con un surplus di 136 miliardi nel 2007), l`Italia e leader assieme alla Germania. Nel 2007 il nostro Paese ha contribuito con un attivo di 33 miliardi al surplus dell`Ue verso il mondo in questo settore, alle spalle della Germania con 64 miliardi, mentre gli altri 25 Paesi membri della Ue tutti insieme hanno fatto registrare un surplus di 39 miliardi. Il valore aggiunto della meccanica italiana, che è il vero nostro hi-tech è superiore a quello dell`intera industria farmaceutica europea.

Nel Nord e nel Centro disoccupazione bassa. Nel Nord Est Italia, dove vivono oltre 11 milioni di persone, il tasso medio di disoccupazione nel 2007 è stato secondo l`Eurostat pari solo al 3,1%, un valore inferiore a quello dell`Olanda (3.2%) che è il Paese della Ue- 15 con la più bassa percentuale di disoccupati. Inoltre, anche nel Nord Ovest Italia, che ha più di 15 milioni e mezzo di abitanti, il tasso di disoccupazione è stato lo scorso anno assai contenuto, pari al 3,8%, cioè una percentuale uguale a quella della Danimarca, secondo Paese della Ue-15 per minor tasso di disoccupati. Nel Centro Italia, dove vivono 11 milioni e mezzo di persone, il tasso di disoccupazione è stato nel 2007 del 5,3%, cioè un valore sostanzialmente analogo a quello del Regno Unito (5,2%) e molto migliore di quello della Svezia (6,2%).

E nei prossimi anni per gli altri andrà peggio. Secondo l`Ocse, che ha diffuso ieri le sue ultime previsioni, alla fine della recessione mondiale l`Italia avrà uno dei tassi di disoccupazione più bassi del G-7. Dal 6,2% del 2007 saliremo infatti all`8%nel2010. Ma, nello stesso periodo, la disoccupazione negli Usa, storicamente bassa, sarà balzata dal 4,6% addirittura al 7.5% e nel Regno Unito aumenterà dal 5,4% all`8,2%. Nel 2010, inoltre. avranno tassi di disoccupazione più alti dell`Italia sia la Francia (8,7%), sia la Germania (8,6%), sia, tra gli altri big europei, la Spagna (14,8%).

 

[26 novembre 2008]