Pd: perché gli iscritti lo abbandonano
Per il Partito democratico di Walter Veltroni i guai, al pari degli esami, non finiscono mai. Gli insuccessi, si sa, danno alla testa e a coronare una serie di smacchi arriva il sostanziale fallimento della campagna di tesseramento per il nuovo soggetto politico. Formalmente il tesseramento è stato lanciato in luglio, di fatto è partito in settembre, ma il "raccolto", valutato a dicembre, è davvero miserello: 300 mila iscritti in tutto, contro il milione che contavano, nel dicembre del 2007, Ds e Margherita. L'arretramento è notevole ed è un indicatore certo del pessimo stato di salute del partito.
I responsabili organizzativi non nascondono che liti, scandali e tensioni interne abbiano influito sul "flop". Leonardo Domenici, sindaco di Firenze, qualche giorno fa ha ammesso: "Il tesseramento va male".
È indicativo che la fuga degli iscritti si avverta anche in zone di tradizionale radicamento della sinistra, come in Liguria e in Toscana. In Liguria a dicembre si contavano 2.500 iscritti, mentre Ds e Margherita ne avevano 11.500. Anche a Roma si segnalano pochi iscritti in zone e sezioni che storicamente facevano registrare elevati livelli di militanza.
Insomma, una Waterloo. Con una sola eccezione: la Campania di Bassolino. Nelle sezioni di Fuorigrotta, Bagnoli, Ponticelli, Soccavo, Barra, Castellammare e San Giorgio a Cremano il numero degli iscritti risulta raddoppiato o triplicato rispetto a quello dell'Ulivo. Il dato appare sospetto a diversi dirigenti del Pd. Parisi teme per la regolarità del prossimo congresso, un altro dirigente ironicamente sottolinea che se si continua con questo andazzo il governatore potrebbe diventare segretario al posto di Veltroni.
D'altra parte, gli ultimi otto mesi sono stati veramente di fuoco per i democratici di casa nostra.
Nell'aprile del 2008 c'è stata la netta e ampia vittoria del Pdl, che alla Camera ha ottenuto il 46,6% dei voti, mentre il Pd più l'Idv si è fermato al 37,4%.
Il 28 aprile, due settimane dopo, Gianni Alemanno batte al ballottaggio Francesco Rutelli e diventa sindaco di Roma. Il 19 maggio raggiunge l'apice l'emergenza rifiuti a Napoli, con comprensibile perdita d'immagine per la sinistra che da tanti anni governa città e regione.
Di male in peggio. Il 17 giugno il Pdl stravince le amministrative in Sicilia. Governatore diventa Raffaele Lombardo, che ottiene il doppio delle preferenze andata ad Anna Finocchiaro, sfidante del Pd.
In luglio scoppia lo scandalo della sanità in Abruzzo, con l'arresto del governatore Ottaviano del Turco.
In ottobre il Pd cerca la rivincita in piazza e annuncia di aver portato alla sua manifestazione contro il governo due milioni e mezzo di persone. In realtà, la polizia ne ha contato duecentomila: un altro flop.
Il 20 novembre comincia il pasticciaccio Villari, il caso del senatore che, eletto alla presidenza della commissione Vigilanza Rai, si ribella al Pd che gli chiede di dimettersi.
Il 25 novembre Renato Soru si dimette da governatore della Sardegna per contrasti con la sua maggioranza di centrosinistra. Cinque giorni dopo si apre la crisi nella giunta regionale di centrosinistra della Basilicata. Quindici giorni dopo, alle elezioni regionali in Abruzzo, il Pd crolla e Roberto Chiodi del Pdl diventa governatore. Nello stesso giorno viene arrestato il sindaco pd di Pescara Luciano D'Alfonso. Quarantotto ore dopo, con l'arresto dell'imprenditore Alfredo Romeo si apre l'ennesimo scandalo napoletano. Ma il sindaco Rosa Russo Iervolino tiene duro e vara una giunta seminuova fra i fulmini del Pd.
In otto mesi, insomma, fra sconfitte, polemiche e intrighi, il partito neonato ha dovuto affrontare gli acciacchi di un ultracentenario. È stremato e la leadership del segretario è ormai così pallida da non promettere nulla di buono. Per Walter Veltroni l'assottigliarsi della militanza nelle storiche sezioni romane è un segno inequivocabile di solitudine politica. Tesserati cercansi, ma nemmeno gli incentivi della rottamazione potrebbero indurli a farsi avanti.
[28 gennaio 2009]