Il consiglio dei ministri ha approvato la riforma dello sciopero nei trasporti
Un disegno di legge delega (il governo ha un anno di tempo per renderla operativa) che mette fine alle agitazioni selvagge indette da pochi a danno di molti. Una riforma di civiltà, che tutela i cittadini e gli stessi lavoratori spesso ostaggio di minoranze oltranziste, ed equipara l'Italia a tutti gli altri paesi del mondo, a cominciare dalle democrazie scandinave, patria dei diritti civili. Riforma sulla quale il ministro del Welfare Maurizio Sacconi ha ottenuto l'assenso di Cisl, Uil e Ugl, mentre la Cgil minaccia al solito opposizione dura.
Vediamo punto per punto cosa cambia.
Diritto alla mobilità e alla libertà di circolazione
La riforma afferma un principio nell'interesse della collettività: garantire ai cittadini il diritto alla mobilità e alla libertà di circolazione. Va infatti ricordato che la riforma riguarda i trasporti, dove a soffrire dei disagi non è soprattutto una controparte padronale, ma gente comune ed altri lavoratori.
Scioperi solo con il 50%
Perché lo sciopero sia legittimo dovrà essere proclamato da sindacati che rappresentino almeno il 50% dei dipendenti. È una norma che mette fine alle agitazioni selvagge indette da sigle con poche decine di addetti, ma che in tutti questi anni sono riuscite a mettere in ginocchio soprattutto il trasporto aereo e ferroviario: un pugno di controllori di volo, di operai dello scarico bagagli, di segnalatori, finora ha potuto paralizzare aeroporti e stazioni, con danno sia per i viaggiatori sia per gli altri lavoratori non scioperanti.
Chi sciopera dovrà dichiararlo
Altra norma fondamentale: nessuna limitazione del diritto, ma - come nelle aziende private - ogni singolo lavoratore dovrà preventivamente comunicare l'adesione allo sciopero. Questo per evitare le furbizie (ripetute) di scioperi proclamati da chi poi si presenta egualmente al lavoro, ottenendo il danno a salvando la busta paga.
Lo sciopero virtuale
Importante novità, la possibilità di indire scioperi virtuali: i lavoratori proclamano l'agitazione, garantiscono egualmente il servizio presentandosi al lavoro, la decurtazione che subiscono si somma ad una quota aziendale ed il tutto viene devoluto in beneficenza o in solidarietà.
Ricerca del massimo consenso
Lo strumento scelto - disegno di legge con delega al governo - è indicativo di come il governo abbia deciso di intervenire non contro i lavoratori ma ricercando il più ampio consenso. Negli ultimi mesi l'esecutivo ha consultato tutte le sigle sindacali ricevendo il via libera dalla Cisl, dalla Uil e dall'Ugl. Ed ottenendo un minaccioso no dalla Cgil.
Costituzione sì, ma inattuata
Peccato che Epifani dimentichi - al solito - che cosa afferma realmente l'articolo 40 della Costituzione: "Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano". In tutti questi decenni il sindacato, e specialmente la sinistra, hanno sempre svicolato sull'argomento della regolazione, così come su quello della rappresentatività.
Sei scioperi al giorno
La riforma intende sanare una deriva tutta italiana che è stata confermata ieri dalla relazione della commissione di garanzia sugli scioperi nei servizi pubblici. Nel 2008 sono state proclamati 2.195 scioperi, sei al giorno. Solo il 61% è stato poi confermato, aggiungendo al danno la beffa. Nonostante la crisi, le proclamazioni di scioperi sono state in aumento del 4% sul 2007.
Gli scioperi finti
Il malcostume di proclamare scioperi e revocarli in extremis, a danno già fatto ma salvando la busta paga, riguarda in particolare il trasporto aereo: nel 2008 su 301 scioperi annunciati, solo 130 sono stati effettuati, anche parzialmente. Ben 171 sono stati revocati. Situazione di parità, o quasi, nelle ferrovie: 107 scioperi revocati, 109 effettuati.
Lo scandalo dei trasporti
Gli scioperi nei trasporti non hanno alcun riscontro con quanto avviene negli altri settori pubblici di rilevanza nazionale: a fronte dei 2.195 scioperi proclamati nel 2008, ce ne sono stati 110 nelle poste, 96 nella raccolta dei rifiuti, 68 nelle poste, 66 nelle telecomunicazioni.
Regole in tutta Europa
Restrizioni e regole nel diritto di sciopero esistono in tutta Europa, come dimostra un recentissimo studio dell'European trade union institution (www.csmb.unimore.it): il quale, si badi bene, non è un organismo dei datori di lavoro ma dei sindacati.
Tregua durante il contratto
In vigenza del contratto collettivo è stabilita la tregua sindacale in Germania, Danimarca, Svezia, Grecia, Olanda, Spagna e Svizzera.
Preavvisi obbligatori
Svezia, Gran Bretagna, Grecia, Olanda hanno il preavviso obbligatorio, mentre Spagna, Svizzera, Norvegia, Grecia e Danimarca rendono obbligatoria, prima dell'agitazione, anche una procedura di conciliazione per evitare lo sciopero.
La stretta francese
La Francia - dove la situazione era simile all'Italia - ha appena introdotto una legge sui trasporti che prevede la precettazione dei lavoratori e, per alcune categorie, il divieto di scioperare (forze armate e polizia, vigili del fuoco, aziende pubbliche essenziali come luce, gas e acqua).
Danimarca, Gran Bretagna e Irlanda: libertà, non diritto
In questi tre paesi lo sciopero non è un diritto ma una libertà del lavoratore. Il quale, se supera un tetto di giornate di protesta (otto in Inghilterra) può rischiare il posto.
Canada, Spagna, Giappone, Inghilterra: obbligo di referendum
In questi paesi la proclamazione dello sciopero è subordinata all'approvazione dei lavoratori interessati, attraverso referendum con voto segreto; anche per posta.
[27 febbraio 2009]