Federalismo fiscale: efficienza, moralità e controllo

IL FEDERALISMO FISCALE: EFFICIENZA, MORALITA', CONTROLLO

“L’obiettivo è ridurre gli sprechi, abbassare le tasse, controllare da vicino l’efficienza e la moralità dei governi locali”

 

Il 29 aprile 2009 il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega sul federalismo fiscale. Esso consiste nell’applicazione dell’art. 119 della Costituzione: “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”.
Il federalismo fiscale è una riforma prevista dal programma ed è patrimonio di tutta la coalizione di governo, perché coniuga efficienza, virtuosità, equità a tutti i livelli di governo locale. Con la riforma del Titolo V della Costituzione votata dal centrosinistra nel 2001 si è data autonomia alle regioni per la gestione di sanità, scuola e assistenza ma senza una reale autonomia economica: le risorse vengono sempre dallo stato nazionale. Aver mantenuto un modello di fiscalità centralizzata ha reso i conti pubblici ingovernabili e ha favorito la duplicazione
di strutture, l’inefficienza e la deresponsabilizzazione. In questo modo si è perpetuato il nefasto meccanismo dei trasferimenti statali basati sul criterio della spesa storica, in base al quale si premiano gli enti locali che hanno speso di più e non quelli più efficienti e più virtuosi. Con il federalismo fiscale tutto questo finirà e l’autonomia delle regioni e degli enti locali avrà finalmente una reale consistenza. Migliorerà la gestione della cosa pubblica a ogni livello, perché si avvia un percorso che responsabilizzerà le classi dirigenti locali e introdurrà  eccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità della spesa del denaro pubblico, cioè di tutti.

Contenere la spesa, responsabilizzare la classe dirigente locale è l’unico modo per invertire una rotta che sta perpetuando il divario tra la politica e i cittadini, tra le istituzioni efficienti e quelle sprecone e clientelari. Il federalismo fiscale coniuga efficienza e solidarietà, chiede responsabilizzazione amministrativa, trasparenza della gestione dei fondi e dà al cittadino il controllo delle risorse pubbliche. I cittadini potranno controllare da vicino come viene amministrato il denaro da loro versato con le imposte. Le regioni più deboli non avranno niente da temere, in quanto la riforma non tocca i principi sanciti dalla Costituzione, per i quali lo stato ha il dovere di garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti.

foto: casaAUTONOMIA FISCALE: DALLA SPESA STORICA AL COSTO STANDARD

L’obiettivo della riforma è quello di dare autonomia di entrata e spesa agli enti territoriali. Per eliminare gli sprechi e migliorare l’uso del denaro pubblico, si passerà
gradualmente dal sistema dei trasferimenti di risorse basato sul criterio della spesa storica a quello dell’attribuzione di risorse in base all’individuazione dei costi standard necessari per garantire i servizi fondamentali ai cittadini. Questi servizi essenziali saranno uguali in tutto il Paese, come previsto dalla Costituzione. Ogni livello di governo finanzierà le proprie spese con un mix di tributi locali e nazionali, senza alcun aumento della pressione fiscale complessiva, anche nel corso della fase transitoria.

PRESTAZIONI UGUALI PER TUTTI: IL FONDO PEREQUATIVO.

Nell’ambito di un federalismo equo e solidale, il fondo perequativo è destinato alle regioni con minore capacità fiscale per abitante, e serve
a garantire l’integrale copertura delle spese corrispondenti al fabbisogno standard per i livelli essenziali delle prestazioni. Il fondo è alimentato dal gettito prodotto da una compartecipazione all’IVA e da una quota del gettito dell’addizionale regionale all’IRPEF.

RAFFORZAMENTO DELLA LOTTA ALL’ EVASIONE FISCALE.

Uno dei cardini della riforma è il coinvolgimento di regioni ed enti locali nel contrasto dell'evasione fiscale. A tale scopo è prevista l’integrazione delle banche dati e lo scambio di informazioni tra i diversi livelli territoriali. Gli enti locali che otterranno buoni risultati
di recupero di gettito saranno premiati con una compartecipazione alle somme recuperate.

COORDINAMENTO DELLA FINANZA PUBBLICA: IL PATTO DI CONVERGENZA.

Tutti i livelli di governo concorrono al conseguimento degli obiettivi della politica di bilancio nazionale, in coerenza coi vincoli dell’Unione Europea. Ogni anno, con la legge finanziaria, il governo promuove la convergenza dei costi e dei fabbisogni standard dei vari livelli di governo. In caso di mancato raggiungimento, lo Stato accerta le motivazioni degli scostamenti e stabilisce le azioni correttive da attuare.
Alle Regioni spetta il coordinamento degli enti locali del proprio territorio, per raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica

CHI SBAGLIA PAGA CHI FA BENE VIENE PREMIATO.

Per gli enti che non rispettano gli obiettivi di finanza pubblica sono previste sanzioni che vanno dal divieto di procedere a nuove assunzioni
a quello di effettuare spese per attività discrezionali. Nei casi più gravi si arriva alla ineleggibilità e all’interdizione dalle cariche pubbliche e allo scioglimento del consiglio regionale e alla rimozione del Presidente della Giunta che abbiano causato un grave dissesto nelle finanze regionali. Sono invece previsti meccanismi premiali per gli enti che assicurano una più elevata qualità dei servizi unita a una pressione fiscale inferiore alla media e per quelli che partecipano a progetti strategici d’interesse collettivo o che incentivano l'occupazione femminile.

ROMA CAPITALE.

Al fine di svolgere le funzioni di capitale della Repubblica italiana e di sede delle rappresentanze diplomatiche di Stati esteri, il nuovo ente, i cui confini coincidono con quelli del comune di Roma, sarà dotato di una speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria. Roma capitale avrà funzioni più ampie di quelle attuali - dal concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali all’edilizia pubblica e privata alla protezione civile - fissate con regolamenti adottati dal consiglio comunale, che assume la denominazione di Assemblea capitolina.

NOVE CITTÀ METROPOLITANE.

Saranno istituite nove città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.
La città metropolitana “acquisisce le funzioni della provincia”. Alla delimitazione territoriale di ciascuna area metropolitana provvede la regione, su proposta degli enti locali interessati.

DECRETI ATTUATIVI

Il primo decreto attuativo sarà emanato dal Governo entro un anno. I successivi entro 24 mesi e saranno esaminati da una commissione composta da 30 parlamentari. Dopo l’ultimo decreto inizieranno i cinque anni di regime transitorio.

[31 luglio 2009]