Protagonisti in Europa e nel Mondo

 PROTAGONISTI IN EUROPA E NEL MONDO

foto: cartinaSubalterni in Europa, ondivaghi nella politica in Medio Oriente, incerti nei confronti delle minacce del terrorismo internazionale, nei rapporti con gli Stati Uniti e con la Nato, titubanti nel mantenere gli impegni presi. Due anni di governo delle sinistre avevano portato il prestigio italiano ai minimi storici. L’immagine dell’Italia nelle tv di tutto il mondo era quella di Napoli sommersa dai rifiuti, con un governo impotente a risolvere quella emergenza. In pochi mesi l’Italia ha riconquistato in Europa il ruolo che le spetta come Paese fondatore dell’Unione Europea, ha rinsaldato il legame con gli Stati Uniti, ha dispiegato le ottime relazioni del presidente Berlusconi per mediare nella crisi in Georgia dell’agosto 2008 e sta svolgendo un ruolo riconosciuto e autorevole per giungere a una pace duratura tra Israele e Palestinesi.

Nel corso del 2009, la presidenza italiana del G8, la terza di Silvio Berlusconi, darà modo al nostro Paese di consolidare il proprio ritrovato prestigio, con particolare riguardo all’azione per ricreare tra Stati Uniti e Federazione Russa lo stesso clima di dialogo e di amicizia che era sfociato nel vertice di Pratica di Mare del 2003, che pose definitivamente fine alla Guerra Fredda. Una buona intesa tra Usa e Federazione Russa è la premessa essenziale della pace nel mondo

CRISI RUSSIA-GEORGIA LA MEDIAZIONE ITALIANA

“Mai avremmo ottenuto un accordo tra georgiani e russi se Berlusconi non avesse fatto valere i suoi antichi legami di amicizia e fiducia con Vladimir Putin ” Nicholas Sarkozy, 24 febbraio 2009

Nei giorni più difficili della crisi il presidente Berlusconi ha messo in campo i suoi buoni rapporti con Vladimir Putin per fermare la guerra
in Georgia e impedire lo scontro in campo aperto tra i due eserciti. Successivamente, il premier si è adoperato per fare in modo di giungere a una soluzione equilibrata della questione, assicurando il forte contributo dell’Italia all’azione condotta da Nicholas Sarkozy, presidente di turno dell’Unione Europea. Il Consiglio europeo straordinario tenutosi il primo settembre a Bruxelles, ha fatto propria la linea del “buon senso” fortemente auspicata dall’Italia. Da un lato l’Europa ha stigmatizzato il comportamento russo nel Caucaso e ha confermato la richiesta alla Russia di completare il ritiro delle sue truppe dalle zone occupate come condizione per negoziare accordi commerciali con Mosca; dall’altro lato non si sono imposte sanzioni e non si è interrotto il dialogo con la Russia, partner strategico irrinunciabile per la stabilità del mondo. L’Europa non può permettersi di considerare quello di Mosca un governo ostile, perchè senza la Russia non è possibile affrontare le delicatissime situazioni in Iran, Afghanistan e nel Medio Oriente. Se la crisi in Georgia non fosse stata risolta positivamente e si fosse ripiombati in un clima da nuova guerra fredda, sarebbe stata una catastrofe.

MISSIONI ITALIANE DI PACE.

Il governo è consapevole dei doveri propri di una grande democrazia e sa che l'Italia è cresciuta in prestigio ed autorevolezza grazie all'assunzione di responsabilità ed alla partecipazione allo sforzo collettivo per la pace e la stabilità nel mondo. Da anni i nostri militari sono impegnati in molti Paesi in missioni di pace e di contrasto al terrorismo internazionale. Essi sono apprezzati, ascoltati e richiesti, per le loro capacità e per i risultati ottenuti sul campo. In tutti i contesti in cui sono impiegati, le donne e gli uomini dei nostri contingenti si fanno apprezzare per il loro coraggio, la loro preparazione, la loro umanità, la loro capacità di entrare in relazione con le popolazioni civili che sono chiamati a proteggere. A tutti loro e in particolare a quanti sono caduti nell'adempimento del loro servizio alla patria e alla sicurezza del mondo va la stima, la solidarietà e l'affetto del governo e di tutti gli italiani di buon senso, i quali capiscono che oggi la sicurezza del nostro Paese e la possibilità di costruire pace e sviluppo duraturi nel mondo, passano anche attraverso la presenza militare nelle aree più "calde" del pianeta.

IL TRATTATO CON LA LIBIA.

foto: berlusconi e gheddafiIl trattato di amicizia e di cooperazione con la Libia è frutto di molti anni di attività diplomatica e ha un grande interesse strategico nazionale e internazionale. Il trattato chiude la questione del riconoscimento dei danni morali e materiali per il tempo in cui la Libia è stata una colonia italiana (1911-1945). L’Italia è il primo Paese che nel rapporto con una ex-colonia riconosce le proprie responsabilità con atti concreti.
In quest’ottica va visto l’impegno di costruire infrastrutture per il popolo libico e di sminare alcune aree del deserto, dove ancora vi sono campi di mine italiane. In totale l’Italia verserà cinque miliardi di dollari di risarcimento in venti anni. Questi denari serviranno per costruire infrastrutture, che saranno realizzate da imprese italiane. I fondi saranno gestiti dalla parte italiana mentre la Libia renderà disponibili i terreni, senza oneri per le aziende costruttrici. L’opera infrastrutturale più grande, del valore di tre miliardi di dollari sarà la strada litoranea che unirà la Tunisia all’Egitto. Inoltre l’Italia si impegna ad assegnare borse di studio universitarie e post-universitarie a 100 studenti libici; a realizzare un programma di cure presso istituti italiani a favore di alcune vittime dello scoppio di mine in Libia; a restituire alla Libia di manoscritti e di reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale. All’inizio degli anni Novanta la Libia era un Paese isolato nella comunità internazionale, colpito da sanzioni ONU e considerato un pericolo per la sicurezza e la stabilità nel Mediterraneo.

Il trattato continua l’opera di inserimento della Libia in un sistema di relazioni utili alla sicurezza del Mediterraneo e del mondo. Il trattato pone rimedio alle ingiustizie patite dai nostri connazionali. La Libia si impegna ad abrogare tutti i provvedimenti che impongono vincoli o limiti alle imprese italiane operanti in Libia; a concedere visti di ingresso ai cittadini italiani espulsi nel 1970; a sciogliere l’Azienda libico-italiana, che finora si è rivelata un ostacolo allo sviluppo della presenza economica italiana in Libia. Inoltre vengono per la prima volta risarciti i danni subiti dai nostri connazionali, con uno stanziamento di 150 milioni di euro in tre anni. Il governo italiano ha ottenuto dal governo libico la ristrutturazione del cimitero civile di Tripoli, abbandonato dopo il 1970, e lasciato in una situazione che offendeva la dignità dei nostri concittadini. La lotta all’immigrazione clandestina è uno dei pilastri di questo accordo: prevede di attuare pattugliamenti congiunti all’interno delle acque territoriali libiche e di aiutare la Libia a proteggere meglio la sua frontiera Sud nel deserto.

La Libia ha quasi 2.000 chilometri di frontiera nel mezzo del deserto, da dove i moderni schiavisti fanno passare i clandestini provenienti dai Paesi dell’Africa subsahariana: questo confine sarà monitorato con un sistema satellitare italiano. La costruzione del sistema di monitoraggio satellitare con i confini libici è un accordo che la Libia ha stretto non soltanto con l’Italia ma anche con l’Unione Europea. Per questo il 50% del costo del sistema di controllo dei confini libici, è finanziato dall’Unione europea. Nelle prossime settimane partirà il controllo via mare, con pattuglie guardacoste in comune, per impedire la partenza delle barche dei clandestini verso le nostre coste. Questo coordinamento è esattamente la ripetizione di accordi bilaterali che l’Italia ha in essere con la Tunisia, con l’Egitto (controllo del Canale di Suez) e con il Marocco.  

NOMINA RASMUSSEN SEGRETARIO GENERALE NATO

Grazie ai buoni rapporti creati in questi anni, in questo caso soprattutto con la Turchia, e grazie alla ottima considerazione internazionale conquistata con il buon governo, Silvio Berlusconi ha anche avuto un ruolo decisivo nella nomina di Anders Fogh Rasmussen a segretario generale della Nato. Nella conferenza stampa finale del vertice Ue-Usa, il premier ha spiegato: "Tutti oggi mi sono stati grati e mi hanno ringraziato per il lavoro fatto con Erdogan. Senza il nostro intervento - ha sottolineato - non ci sarebbe stata la possibilità di arrivare alla nomina del nuovo segretario generale, e questo sarebbe stato un fatto gravissimo".Infatti il premier italiano ha avuto una lunga conversazione con Erdogan durante la fase negoziale per la nomina del nuovo segretario. La Turchia era l'unico Paese della Nato che si opponeva all'elezione di Rasmussen.

[14 marzo 2009]