TERREMOTO PARLA IL MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE ALTERO MATTEOLI, di Guglielmo Nardocci.
L’AQUILA RINASCERÀ.
«Ricostruiremo tutto con criteri antisismici. Ci vorranno tempo e soldi, ma se vogliamo uno standard giapponese dovremo fare così».
Il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Altero Matteoli ormai le e-mail e le lettere che arrivano sul suo tavolo non le conta più: «Sono cittadini e famiglie che offrono le loro seconde case ai terremotati, oppure coloro che hanno la stanza in più per gli ospiti. Sono migliaia le dimostrazioni di solidarietà di questo tipo. E che le posso dire? Anche uno con la fama di essere una pellaccia dura come me, di fronte a questa riscoperta di solidarietà nazionale, si commuove».
C’è un grande clima di solidarietà nel Paese: «E questo», aggiunge il ministro, che è anche sindaco di Orbetello, «è già di per sé un miracolo visto che siamo un popolo che trova il pelo nell’uovo anche dove è chiaro che non c’è». E tuttavia sul finire della scorsa settimana una polemica velenosa sui giornali è affiorata a proposito del fatto che il decreto "milleproroghe" stabiliva l’ennesimo rinvio delle misure antisismiche che avrebbero dovuto essere applicate da almeno sette anni. «Ma io ero assolutamente contrario a quella proroga», protesta Matteoli, «e lo misi nero su bianco con una lettera inviata al ministro dell’Economia Giulio Tremonti, fu poi un voto del Parlamento a stabilire quella proroga di un anno, non il ministro delle Infrastrutture».
Magari ora le daranno retta…
«Capisco la sua ironia, ma adesso rimediamo immediatamente inserendo la norma che annulla la proroga delle misure antisismiche nel prossimo decreto legge».
Adesso c’è da ricostruire e per un ministro come lei anche da pensare che strade, palazzi del Governo e delle istituzioni come le prefetture, ospedali e scuole, anche quelli costruiti 20 anni fa, non devono andare giù come castelli di sabbia…
«Per quanto riguarda le strade e le ferrovie nella zona del terremoto posso affermare che nonostante l’emergenza hanno retto bene. Abbiamo chiuso l’autostrada per ragioni evidenti, essendo prioritari i soccorsi. La tratta ferroviaria Terni-L’Aquila è sempre stata aperta, la Sulmona-L’Aquila è stata ferma solo due giorni per il cedimento di un ponte subito riparato. Ci sono problemi su tre strade importanti per un viadotto in crisi e cadute massi, ma possiamo dire con certezza che in tre giorni risolveremo i problemi. Insomma, le infrastrutture viarie le sappiamo costruire».
Gli edifici invece…
«E appunto le dolenti note: la prefettura è crollata, la questura ha danni riparabili in sei mesi, l’edificio della Corte dei conti, la ragioneria, il provveditorato agli studi, la motorizzazione sono inagibili. Il complesso della Guardia di finanza è parzialmente inagibile. L’ospedale è inagibile. Il palazzo di Giustizia, il palazzo della Regione e del Comune sono inagibili».
Un "obitorio pubblico".
«Un cimitero. Entro questa settimana gli ingegneri del provveditorato mi diranno quali edifici potranno essere ripristinati entro sei mesi, quali entro un anno e quali, infine, devono essere completamente ricostruiti».
Ma come è possibile che edifici di fondamentale importanza siano venuti giù come case di cartapesta?
«Nei precedenti terremoti si era detto che le case moderne vanno giù, mentre quelle costruite da cento e più anni stanno in piedi. All’Aquila sono crollate le une e le altre. Evidentemente, sono state costruite male. Quando sento dire dagli scienziati che in Giappone un terremoto così non avrebbe causato alcun danno, allora è chiaro che le cose qui da noi non vanno. Per quanto riguarda L’Aquila c’è da aggiungere, senza polemica verso alcuno, che ogni trecento anni viene distrutta».
Magari oggi il progresso una mano ce la potrebbe anche dare per allungare di qualche anno la sequenza...
«Infatti nel 2005, con il Governo Berlusconi precedente, una commissione di esperti fu incaricata di mappare le zone a rischio allo scopo di costruire con criteri antisismici».
Lei ha ordinato un’ispezione degli edifici pubblici, scuole comprese, in tutte le zone a rischio?
«Finché dura l’emergenza restiamo concentrati sull’Abruzzo, ma a breve darò disposizioni perché ogni Provveditorato di tutte le città italiane ci fornisca tutte le indicazioni, anche se credo che lo stiano già facendo. I Comuni dal canto loro dovranno provvedere per l’edilizia privata. Resta comunque chiarissimo che ogni edificio pubblico di nuova costruzione, penso soprattutto all’edilizia scolastica che dà molte preoccupazioni, dovrà essere tassativamente a norma».
E se emergerà che molti edifici non sono a norma?
«Daremo disposizioni immediate affinché vengano messi in sicurezza con ristrutturazioni appropriate. Nei casi nei quali la ristrutturazione non è possibile, abbatteremo e ricostruiremo con criteri antisismici. Ci vorranno tempo e soldi, per l’edilizia scolastica ad esempio ci sono già venti miliardi di euro, ma insomma, se vogliamo uno standard giapponese, queste cose dovranno essere fatte».
[19 aprile 2009]