Era prevedibile che prima o poi anche un outsider come Franceschini, chiamato in emergenza a tamponare il fallimento di Veltroni, ci prendesse gusto…cominciasse a pensare cioè a far diventare la guida per Partito democratico qualcosa di più di una parentesi e di aprire, prima del voto europeo, una sorta di campagna autoreferenziale che scoraggiasse i concorrenti più agguerriti.
A questo si deve la calcolata sovraesposizione dell’ex democristiano che ha scelto di apparire, di parlare e spesso di provocare il Presidente del consiglio quasi a prescindere dall’esito che le sue sortite producevano. Sia all’interno della maggioranza, sia soprattutto all’interno del Partito democratico e di quel pericoloso movimento a tenaglia che nella sinistra è ripreso tra concorrenti ‘interni’ come Di Pietro e il ritorno del sempre uguale della sinistra a metà tra il rosso ed il verde degli estremisti.
Però se notiamo gli affanni di Bersani, che sulla carta si proponeva come l’erede naturale e definitivo di Veltroni, le prudenze di Enrico Letta e lo smarcamento di Gianfranco Bettini ansioso di cancellare il marchio veltroniano, dobbiamo ammettere che Franceschini qualche punto lo ha guadagnato. E se vogliamo approfondire la sua strategia dobbiamo ammettere che il giovane-vecchio del Pd sta giocando una carta ancora nascosta…
E’ come se comprendesse che l’unica possibilità del consolidamento della leadership nel Partito democratico è oggi nelle mani di Silvio Berlusconi!
Non è paradossale come sembra: se infatti un interlocutore anche relativamente anonimo della opposizione riesce in qualche modo a mantenere un contatto e quindi a mostrare una capacità di dialogo con il leader indiscusso della maggioranza di governo, questo è un fatto destinato a contare…dunque in maniera forse disordinata e spesso contraddittoria, ma cercando sempre la risposta del premier Franceschini ha iniziato una sua strategia di dialogo in cui sovente più dei risultati conta la volontà per l’interlocutore di accettarlo.
In altre parole Berlusconi può non rispondere alle provocazioni o agli inviti diretti di Franceschini: se poi però si creano le condizioni del 25 aprile certamente da entrambe le parti si ottiene un qualche risultato produttivo.
Se oggi guardiamo alla logica delle riforme e notiamo che il Corriere della sera auspica un rafforzamento dei poteri del governo e quindi critica chi demonizza la linea del Presidente del consiglio, possiamo intuire meglio la strategia del prossimo Pd. Franceschini dirà di si, anche se non ora, alla possibilità di accordarsi su certe riforme a condizione che siano concordate e dunque che sia riconosciuta la credibilità dell’interlocutore.
Basta solo aspettare.
[28 aprile 2009]