Un anno di legislatura e di lavoro per gli italiani

Un anno di legislatura, un anno di lavoro dalla parte degli italiani.

Nel chiedere il voto agli italiani, un anno fa, il presidente Berlusconi aveva chiaramente detto che non prometteva miracoli ma impegno e dedizione, per lavorare nell’interesse di tutti.
Nel primo anno di governo abbiamo mantenuto la parola, lo Stato è tornato a fare lo Stato e gli italiani hanno capito che il governo è al loro fianco per sostenerli, incoraggiarli e fare in modo che ciascuno possa vivere nel modo più libero possibile.

Crisi

foto: tremontiAbbiamo predisposto una serie di misure per fronteggiare la crisi globale, la cui pericolosità avevamo già individuato più di un anno fa, quando ancora eravamo all’opposizione. Per questo motivo a giugno 2008 abbiamo messo in sicurezza i conti pubblici con una legge finanziaria per la prima volta impostata su base triennale, per poter affrontare la crisi con gli strumenti di finanza pubblica più adeguati. Siamo stati i primi al mondo, il 10 ottobre 2008, a garantire che nessuna banca sarebbe fallita e a proteggere i risparmi depositati nelle banche italiane. Siamo quelli che in Europa hanno stanziato più fondi a favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese e dell’economia reale, per un totale di 55,8 miliardi di euro: 17,8 miliardi per le grandi opere, 7 miliardi di misure di protezione dei più deboli, 2 miliardi per le imprese dei settori più colpiti, 9 miliardi nel fondo strategico per le imprese, 20 miliardi per gli ammortizzatori sociali, estendendo per la prima volta queste forme di protezione ai lavoratori delle piccole imprese, agli apprendisti, agli interinali, ai collaboratori a progetto.

A fianco delle famiglie

foto: famigliaTutti gli interventi anticrisi del governo si collocano in un contesto in cui il calo dell’inflazione e la discesa dei prezzi hanno fatto crescere il potere d’acquisto delle famiglie. Si calcola un risparmio di 300/400 euro l’anno sulla benzina; di 100 euro sulle bollette (da gennaio l’elettricità costa il 5,1% in meno); di 2.000/2.500 euro per chi ha un mutuo variabile. A questi risparmi si sommano eventuali aumenti contrattuali: è il caso ad esempio dei 17 milioni di pensionati, con l’aumento del 3,3% scattato a gennaio a recupero dell’inflazione del 2008 oppure dei 3.650.000 dipendenti della pubblica amministrazione, che hanno avuto in busta paga gli aumenti stabiliti dal rinnovo del loro contratto per il biennio 2008-2009.

Piano Casa: riparte l’edilizia, riparte la casa 

foto: c.a.s.eNel corso del tempo si è accumulata una richiesta impressionante di nuove abitazioni a costi abbordabili. Per porre rimedio a questa situazione, il governo ha messo in campo una strategia complessiva fondata su tre linee d’azione: un piano per la costruzione di nuovi alloggi, con 550 milioni di euro stanziati alle Regioni; la “lex Silvia”, per facilitare l’ampliamento di abitazioni già esistenti; la vendita delle case popolari agli inquilini che già le abitano. Oltre ai vantaggi per la qualità della vita delle famiglie, queste iniziative hanno anche una importante funzione anticrisi, perché fanno ripartire un settore decisivo come l’edilizia, che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone. Ciò significa dare un deciso contributo alla ripresa del Paese, perché se riparte l’edilizia riparte tutta l’economia, anche grazie all’indotto connesso alla edificazione di nuove case o alla ristrutturazione di quelle esistenti.

Più forza alle imprese 

A favore delle imprese il governo non ha previsto interventi a pioggia ma ha scelto di impegnare risorse dove servono, senza mettere a rischio i conti pubblici, per evitare che i contribuenti paghino domani ciò che risparmiano oggi. I nuovi incentivi per le imprese si autofinanziano: una ripresa del mercato nei settori dei beni durevoli, darebbe allo Stato un maggior gettito Iva, garantendo nel tempo un autofinanziamento quasi totale. Gli interventi del Governo a favore delle imprese danno un impulso diretto ai consumi, con un doppio beneficio per i cittadini e per le imprese; sostengono alcune delle principali filiere del made in Italy: elettrodomestici, mobili, auto, manifatturiero; sburocratizzano e semplificano l’attività delle imprese, con conseguente risparmio di tempo e denaro e favoriscono l’innovazione e lo sviluppo.

Grandi emergenze 

foto: berlusconiIl governo Berlusconi ha immediatamente affrontato e in buona parte avviato a risoluzione una serie di emergenze che mortificavano la reputazione dell’Italia nel mondo e toglievano sicurezza ai cittadini.

La prima grande emergenza risolta è stata quella dei rifiuti per le strade di Napoli e della Campania. In soli 58 giorni sono state ripulite le strade, aperte le discariche e dato il via alla costruzione dei termovalorizzatori. Quello di Acerra è già in funzione. Intervenendo con decisione, il governo ha riportato lo Stato a fare lo Stato. Il 13 gennaio 2009, CAI, la nuova compagnia di bandiera ha ufficialmente aperto i battenti, completando un lungo e faticoso percorso di molti mesi, nei quali la “cordata italiana” ha saputo superare molti ostacoli e raggiungere l’obiettivo di mantenere all’Italia una compagnia di bandiera.

Alle 3.32 del 6 Aprile il terremoto ha devastato L’Aquila, distrutto l’Abruzzo, ferito l’Italia. Poche ore dopo lo Stato era già presente con la Protezione Civile, i primi soccorsi, i volontari ed i Vigili del Fuoco.Sin dai primi momenti drammatici dopo il terremoto il Governo ha agito responsabilmente e rapidamente trainato dal premier Berlusconi che è stato a L’Aquila, e dintorni, personalmente per otto volte in pochi giorni. Il Governo da subito ha invitato tutti a lasciare da parte le polemiche e, in questa situazione drammatica, ad essere ancora una volta di più il governo del fare arrivando persino a proporre di realizzare il prossimo G8 proprio nel capoluogo Abruzzese.
Gli interventi per il terremoto sono di 8 miliardi di euro e verranno reperiti senza aumentare la pressione fiscale.

Ridare sicurezza alle nostre città 

foto: poliziaRispondere alla domanda di sicurezza che viene dai cittadini, con norme di diritto e azioni preventive e repressive delle forze dell’ordine, per riaffermare la sovranità della legge sul territorio. Questo è uno dei compiti fondamentali che il governo si è dato, sin dall’inizio del suo mandato. Consapevole che la prima regola della democrazia dice che la sicurezza è un sinonimo della libertà, e che è proprio sulla tutela della sicurezza individuale che si fondano il patto di unione dei cittadini e la stessa legittimazione del potere pubblico, il 23 maggio 2008, pochi giorni dopo il suo insediamento, il governo Berlusconi ha varato un decreto legge e un disegno di legge sulla sicurezza. Questi sono stati i primi di una serie di interventi e di iniziative che hanno dato il segnale
di una inversione di rotta.

Far funzionare la giustizia

foto: leggeLa macchina della giustizia deve recuperare efficienza e credibilità. La civiltà di una nazione si misura anche dalla capacità di rendere giustizia ai propri cittadini, con tempi e procedure certe, sia in campo civile che in quello penale. Il governo sta procedendo alla riforma della giustizia perché i diritti della difesa siano equiparati a quelli dell’accusa e tutti i cittadini possano avere giustizia in tempi rapidi. La riforma passerà attraverso una netta distinzione tra giudici dell’accusa e giudici giudicanti. L’obiettivo è quello di accelerare i processi e semplificare i riti. Spesso, per un eccesso di discrezionalità e legami troppo stretti tra giudici giudicanti e accusa, non sono garantiti i diritti della difesa. Altro grande tema è quello della certezza della pena. Su questo tema il governo è intervenuto con una serie di provvedimenti con l’intento del governo è quello di far funzionare la giustizia, perché di questo hanno bisogno i cittadini.

Scuola: qualità, merito ed educazione 

foto: scuolaPer distruggere definitivamente la scuola è sufficiente lasciarla come era prima del nostro insediamento.Negli ultimi dieci anni la spesa pubblica per la scuola è esplosa, senza migliorarne la qualità, che è costantemente diminuita e degradata. Gli otto miliardi di risparmio programmati per i prossimi tre anni non tagliano la spesa attuale, ma evitano lo sfondamento del tetto dei 50 miliardi di spesa senza qualità: non si vuole spendere meno ma si vuole spendere meglio, investendo in innovazione, formazione, premi per i docenti meritevoli, edilizia scolastica. Non incidere sui meccanismi di spesa vuol dire assumersi la responsabilità del tracollo. Il piano del governo pone le premesse per un innalzamento della qualità del sistema,innescando un circolo virtuoso: efficienza (stesso risultato a costi minori), maggiori risorse da investire, più qualità. I risparmi saranno reinvestiti nella scuola per premiare i docenti più meritevoli.

Università: ora si cambia

Più soldi a chi fa bene, meno soldi a chi fa male. Il decreto del governo per affrontare le questioni
più urgenti del sistema universitario è stato il segnale per dire che il tempo degli sprechi è finito.
Dare i finanziamenti in base a parametri di efficienza, collegare gli aumenti dello stipendio
dei professori non solo all’anzianità di servizio ma anche a indicatori di produttività scientifica,
iniziare a scardinare le lobby che gestivano i concorsi: questo è l’inizio di un percorso al termine del quale l’università sarà migliore e più capace di formare i giovani italiani alle sfide della società globale

Pubblica amministrazione: nuovo motore dello sviluppo del sistema Italia 

 foto: mettiamoci la facciaIl settore pubblico è sempre stato considerato la palla al piede del Paese. I forti interventi messi in atto in questi mesi, culminati nell’approvazione definitiva del disegno di legge Brunetta approvato il 25 febbraio 2009, puntano a trasformare la pubblica amministrazione nel catalizzatore della ripresa. I 3.650.000 dipendenti pubblici costano 192 miliardi di euro annui di salari e 300 miliardi di spese generali. Il loro peso è pari a quello del settore manifatturiero privato. Un aumento della produttività nel settore pubblico può far crescere l’economia del settore privato del 30-40% e far risparmiare somme ingenti allo Stato. Finora è mancata la qualità produttiva del capitale umano della pubblica amministrazione. Tutti gli interventi realizzati dal governo, dalle misure contro i fannulloni a quelle per la razionalizzazione della burocrazia, alla legge di riforma, puntano a questo obiettivo: far lavorare meglio i dipendenti pubblici, al servizio di tutti.

Federalismo fiscale

Il federalismo fiscale consiste nell’applicazione dell’art. 119 della Costituzione: “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”. È una riforma prevista dal nostro programma di governo ed è patrimonio di tutta la coalizione, perché coniuga efficienza, virtuosità, equità a tutti i livelli di governo locale. Il federalismo fiscale coniuga efficienza e solidarietà, chiede responsabilizzazione amministrativa, trasparenza della gestione dei fondi e dà al cittadino il controllo delle risorse pubbliche. Con la riforma del Titolo V della Costituzione votata dal centrosinistra nel 2001 si è data autonomia alle regioni per la gestione di sanità, scuola e assistenza ma senza una reale autonomia economica: le risorse vengono sempre dallo stato nazionale. Aver mantenuto un modello di fiscalità centralizzata ha reso i conti pubblici ingovernabili e ha favorito la duplicazione di strutture, l’inefficienza e la deresponsabilizzazione. In questo modo si è perpetuato il nefasto meccanismo dei trasferimenti statali basati sul criterio della spesa storica, in base al quale si premiano gli enti locali che hanno speso di più e non quelli più efficienti e più virtuosi. Con il federalismo fiscale tutto questo finisce e l’autonomia delle regioni e degli enti locali avrà finalmente una reale consistenza. Migliorerà la gestione della cosa pubblica a ogni livello, perché si avvia un percorso che responsabilizzerà le classi dirigenti locali e introdurrà meccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità della spesa del denaro pubblico, cioè di tutti. I cittadini potranno controllare da vicino come viene amministrato il denaro da loro versato con le imposte. Le regioni più deboli non avranno niente da temere, in quanto la riforma non tocca i principi sanciti dalla Costituzione, per i quali lo stato ha il dovere di garantire a tutti i cittadini gli stessi diritti.

Grandi opere per un grande paese

Venerdì 6 marzo il governo ha dato il via a un piano straordinario di 17,8 miliardi destinati alle grandi opere, con l’intento di raggiungere due obiettivi:

Gli investimenti predisposti aumenteranno il pil dello 0,7% e avranno forti benefici per l’occupazione: per ciascuno degli anni del triennio 2009-2011 si prevede la creazione di 50.000 nuovi posti di lavoro, ai quali vanno aggiunti i 65.000 licenziamenti che si eviteranno grazie a questi interventi, per un totale di 210.000 posti di lavoro.
Opere finanziate: Ponte sullo stretto, Mose per Venezia, Expo 2015, Metropolitane a Roma, Catania, Bari, Parma, Autostrade, Alta velocità, Sistema idrico del mezzogiorno

Energia nucleare: verso il futuro

foto: impresaIl ritorno al nucleare era uno degli impegni della campagna elettorale ed è un passo importante
per garantire al nostro Paese tutta l’energia di cui ha bisogno. Per raggiungere questo scopo
il governo ha predisposto un piano che punta a un mix composto da: 50% gas, petrolio, carbone pulito; 25% nucleare; 25% fonti rinnovabili. L’energia nucleare è attualmente uno dei modi più puliti, economici e sicuri per disporre di elettricità su larga scala. Il 24 febbraio il presidente Berlusconi ha siglato con il presidente Sarkozy un accordo di collaborazione sul nucleare tra Italia e Francia, che prevede la costruzione in Italia di quattro centrali di terza generazione entro il 2020.
Tornare al nucleare per:

Italia protagonista in Europa e nel mondo

foto: berlusconi e gheddafiSubalterni in Europa, ondivaghi nella politica in Medio Oriente, incerti nei confronti delle minacce del terrorismo internazionale, nei rapporti con gli Stati Uniti e con la Nato, titubanti nel mantenere gli impegni presi. Due anni di governo delle sinistre avevano portato il prestigio italiano ai minimi storici. L’immagine dell’Italia nelle tv di tutto il mondo era quella di Napoli sommersa dai rifiuti, con un governo impotente a risolvere quella emergenza. In pochi mesi l’Italia ha riconquistato in Europa il ruolo che le spetta come Paese fondatore dell’Unione Europea, ha rinsaldato il legame con gli Stati Uniti, ha dispiegato le ottime relazioni del presidente Berlusconi per mediare nella crisi in Georgia dell’agosto 2008 e sta svolgendo un ruolo riconosciuto e autorevole per giungere a una pace duratura tra Israele e Palestinesi. Nel corso del 2009, la presidenza italiana del G8, (simbolicamente ed emblematicamente a L’Aquila) la terza di Silvio Berlusconi, darà modo al nostro Paese di consolidare il proprio ritrovato prestigio, con particolare riguardo all’azione per ricreare tra Stati Uniti e Federazione Russa lo stesso clima di dialogo e di amicizia che era sfociato nel vertice di Pratica di Mare del 2003, che pose definitivamente fine alla Guerra Fredda. Una buona intesa tra Usa e Federazione Russa è la premessa essenziale della pace nel mondo.

[08 maggio 2009]