Il terremoto che ha colpito il 6 aprile l’Abruzzo è stato di grande violenza. Esso ha causato 298 vittime, oltre 1.500 feriti e più di 63.000 persone rimaste senza casa. Rilevante è il patrimonio immobiliare pubblico e privato distrutto o seriamente compromesso nella sua stabilità e integrità ed ancora più profonda è la ferita al patrimonio culturale, artistico ed architettonico.
Il Governo, attraverso il grande lavoro svolto dalla Protezione civile e la costante presenza e vigilanza sull’andamento della situazione del presidente Berlusconi (che è stato in Abruzzo per 14 volte in due mesi e mezzo), ha sollecitamente affrontato l'emergenza assicurando una pronta assistenza alle persone sfollate, con efficienza e umanità.
Le politiche di intervento sono articolare in tre fasi: la prima, quella dell'emergenza immediata, è stata incentrata sul soccorso e sulla gestione dei primi bisogni; la seconda, quella dell'emergenza ordinaria, è caratterizzata dalla necessità di risolvere il problema abitativo in pochi mesi, prima dell’arrivo dell’inverno; infine, la terza fase è quella della ricostruzione definitiva, che impegnerà governo ed enti locali negli anni a venire.
L’EMERGENZA IMMEDIATA
La prima terribile scossa è avvenuta alle 3.32 di lunedì 6 aprile. Alle 3.35 la sala operativa della Protezione civile era già attiva. I primi soccorsi erano operativi di lì a poco. Alle 7 il sottosegretario Bertolaso era sul posto. Di lì a poche ore il presidente Berlusconi, annullata la sua partecipazione all’importante viaggio in Russia per la firma di numerose intese commerciali, era all’Aquila per rendersi conto personalmente della situazione. La sera del tragico lunedì, neanche 24 ore dopo le scosse assassine, erano già state montate 5.000 brande nelle tende e 15.000 persone erano state inviate negli alberghi sulla costa.
Nei primi due giorni dopo il terremoto, erano sul campo 12.000 soccorritori: pompieri, forze armate, volontari, vigili urbani da tutt’Italia, addetti alle utility come elettricità, telefoni e strade. Nei giorni immediatamente successivi al sisma sono state predisposte 41 aree di ricovero e 17 presidi sanitari, con più di 1.600 operatori sul campo, tra cui 60 psicologi; sono state assistite 21.000 persone.
Come è stato da tutti riconosciuto, la Protezione civile, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e tutto il personale impiegato in quei primi terribili giorni, hanno fatto fino in fondo il loro dovere, pur operando in una situazione molto complicata.
Superate le primissime fasi di soccorso, sono stati anche attuati interventi quali la sospensione del pagamento delle bollette per le utenze
per le famiglie e per le imprese. A tutti i lavoratori, compresi quelli a termine, sono stati concessi gli ammortizzatori sociali, senza limiti di tempo. Sono stati stanziati ammortizzatori straordinari per 55 milioni, di cui 25 milioni destinati all'intero territorio regionale, mentre 30 sono stati riservati alle aree terremotate. E' stata anche prevista un'indennità speciale per i lavoratori autonomi, commercianti, artigiani e liberi professionisti che hanno perso il lavoro per effetto del terremoto. Le imprese hanno avuto vari indennizzi: sono stati sospesi i pagamenti tributari e previdenziali, i pagamenti degli affitti, le rate dei mutui. L’Aquila è diventata zona franca, con un fondo di 45 milioni; sarà esclusa da ogni patto di stabilità, e si avvarrà dei proventi di nuove lotterie.
Per la ricostruzione della casa dello studente sono stati stanziati 16 milioni dal fondo per l'edilizia universitaria. Per riavviare nel migliore dei modi l'anno scolastico sono stati stanziati 36 milioni per le supplenze e 110 milioni per l'edilizia scolastica: 70 milioni serviranno per ricostruire l'università e grazie ad un accordo con gli altri atenei italiani gli studenti di L'Aquila non pagheranno le tasse universitarie il prossimo anno. Ai primi di giugno l’80% delle scuole risulta agibile.
Alla fine della prima emergenza, le persone assistite sono state circa 65.000. Di queste 32.000 alloggiate in case private e in alberghi
nelle province di Teramo, Pescara, Chieti e Ascoli Piceno. Le altre 33.000 sono state alloggiate in 170 campi d’accoglienza.
L’EMERGENZA “ORDINARIA”
Il 15 giugno sono scese 31.000 le persone che sono in albergo e si sono ridotte a 24.000 quelle ospitate nelle tende. Già 10.000 persone sono dunque rientrate nelle loro case.
Ciò è stato possibile in quanto dai sopralluoghi e dai rilievi effettuati a tappe forzate, è emerso che il 53% delle case è già perfettamente agibile. Un altro 17% potrebbe diventare agibile con lavori realizzabili in poco tempo. Ciò nonostante molte persone non sono rientrate nelle loro case per paura, in quanto ancora si susseguono scosse di assestamento. Circa il 70% delle persone potrà dunque rientrare nella propria casa nel giro di poche settimane. La priorità è dunque quella di garantire una casa a tutti gli altri, circa 15.000 persone, prima che arrivi l’inverno.
Per fare questo in tempi così stretti, il governo non ha seguito la consueta “trafila”, che consiste nell’alloggiare la gente per anni in strutture provvisorie (nelle tende prima, poi nei container o nelle baracche). Con coraggio si è scelto di fare una cosa mai fatta prima: costruire in tempo record 4.500 vere e proprie case prefabbricate, che verranno edificate in venti aree attorno all’Aquila. Le prime case, per 3.000 persone, saranno consegnate Il 10-15 settembre. Tutte le altre saranno completate entro la fine di novembre. Per vincere questa sfida, il premier ha esortato i responsabili delle 16 aziende vincitrici dei bandi per la costruzione delle case a programmare anche turni di lavoro continuativi, di 24 ore su 24.
Queste case sono costruzioni prefabbricate, che si fanno in Italia e poi vengono esportate in Giappone e in California. Sono abitazioni molto comode, costruite con una tecnica innovativa su piattaforme di cemento antisismico, con sotto i garage e più sotto ancora gli allacciamenti
di luce, acqua, gas e fognatura. Si tratta di abitazioni componibili, capaci di ospitare più persone o più nuclei familiari, in condomini alti due o tre piani. Sono assolutamente sicure dal punto di vista sismico e con diffusione di calore rispondente alle norme. Una volta lasciate libere, saranno utilizzate in futuro come campus universitari, con grandi vantaggi per il Comune, che ha nell’ateneo la sua migliore risorsa.
LA RICOSTRUZIONE DEFINITIVA
Le case per le 15.000 persone rimaste senza abitazione, saranno ricostruite interamente a spese dello Stato. Il governo erogherà inoltre 150.000 euro a chi provvede da sé alla ricostruzione della propria casa interamente distrutta, oppure 80.000 euro se si tratta di riparare delle lesioni.
La ricostruzione dei centri storici sarà totalmente affidata ai sindaci e agli enti locali, d'intesa con il Presidente della Regione, Commissario delegato alla ricostruzione dei centri storici,e con il presidente della provincia, per quanto di sua competenza.
La ricostruzione a spese dello Stato riguarderà non solo gli edifici di riconosciuto valore storico e artistico ma anche quelli che rivestono a giudizio dei sindaci e della sovrintendenza rilievo ambientale e paesaggistico. In questa categoria rientra la maggior parte degli edifici ubicati
nei centri storici, anche se non prima casa. In analogia a quanto disposto in occasione degli eventi sismici che colpirono l'Umbria e le Marche, sarà stabilito il concorso alle spese da parte dei proprietari, tenendo conto della loro situazione economica.
Nel decreto legge del 28 aprile, il Governo ha stabilito stanziamenti per otto miliardi: 1,5 per l’emergenza e 6,5 per la ricostruzione.
IL G8 ALL’AQUILA
Il presidente Berlusconi ha deciso di spostare i lavori del G8 da La Maddalena a L'Aquila, con l’intento di mantenere viva l'attenzione e l'impegno per i territori colpiti non solo da parte del governo ma anche dell’intera comunità internazionale. A questo riguardo, il premier ha proposto ai leader degli altri Paesi di adottare un monumento ciascuno e di finanziarne i lavori di restauro e di ricostruzione. I 220 milioni di euro risparmiati con lo spostamento del G8 dalla Maddalena all’Aquila saranno destinati alla Regione Abruzzo.
IL FONDO DI SOLIDARIETA’ DELL’UNIONE EUROPEA
Il 15 giugno è stato annunciato che il contributo di solidarietà dell’Unione europea per le zone terremotate sarà di 493 milioni. E’ la cifra più alta mai stanziata per situazioni di difficoltà in un Paese dell’Unione, dovrebbe essere stanziata entro fine luglio e sarà devoluta alla Regione.
[22 giugno 2009]