Un centrosinistra quasi invisibile, ancora frastornato, che non sa più quali pesci pigliare. Basta dare un'occhiata ai giornali: Veltroni e i suoi sono spariti dalla scena, ne parla solo il sito Dagospia per l'ipotesi Melandri alla Rai. L'ex ministro dello Sport doveva avere un qualche ruolo preminente nella televisione pubblica ma ora pare che non potrà avere nemmeno la presidenza della Commissione di vigilanza.
Ormai non arrivano nemmeno le dichiarazioni che accompagnavano i fatti più importanti del giorno: per esempio, ieri neanche una parola dal loft del Pd sul taglio di 5 mila posti di lavoro annunciato dal vertice Telecom. Silenzio assoluto. Attorno al bandierone tricolore degli ex comunisti non vola una mosca. Sono quasi più attivi gli espulsi della sinistra radicale, che se non altro tentano di riguadagnare la scena.
E così, dopo l'appello del presidente Napolitano contro il ribellismo dilagante, i no global sono entrati in azione a Chiaiano sfilando contro la discarica e a Mestre, dove un manipolo di disobbedienti ha occupato la sede della Lega.
Cacciari aveva destinato tre milioni alla costruzione di un nuovo villaggio, ma ha dovuto far dietrofront e rinviare l'inizio dei lavori dopo le proteste dei cittadini che non vogliono campi nomadi sotto casa. Ma a parte questi episodi in cui vengono tirati per i capelli nell'attualità, i riformisti sono scomparsi.
I riflettori sono sempre accesi su Berlusconi e sui suoi ministri che occupano le prime pagine dei giornali, danno conto di un dinamismo inedito in un paese rimasto ingessato nei cinque anni del governo Prodi, dimostrando con i fatti di esserci e di lavorare in una squadra che ha a cuore le riforme e la rinascita dell'Italia. Nemmeno l'incidente alla centrale nucleare in Slovenia ha indotto qualche esponente del Pd a uscire dall'ombra.
E pensare che in analoghe circostanze prima delle ultime elezioni politiche fioccavano interviste e sparate "ideologiche" contro il centrodestra in quanto sostenitore da sempre dell'energia atomica. Persino Di Pietro tace in materia di giustizia, deluso proabilmente dal trattamente riservatogli dai papaveri del Pd fin dall'inizio dell'alleanza. L'ex piemme è talmente abulico da non intervenire nemmeno sulle dichiuarazioni del ministro della Giustizia Alfano, che in altri tempi avrebbe sicuramente attaccato.
Il momentaccio di Veltroni e compagni è aggravato dagli agguati che sicuramente tenderanno al nuovo corso del Pd diversi detrattori, D'Alema da una parte e Bertinotti dall'altra in modo particolare.
Baffino sta lavorando con la sua Fondazione per screditare il riformismo e l'autonomia veltroniana, mentre l'ex presidente della Camera parla sempre più spesso di socialismo europeo e minaccia di scendere in campo con una nuova formazion di sinistra "liberale" con cui contrastare l'uomo che ha determinato la cacciata dal Parlamento dei massimalisti. Dense nuvole nere si addensano all'orizzonte per il già abbacchiato Walter, che non sembra essersi ancora del tutto ripreso dal trauma postelettorale.
[4 giugno 2008]