La Finanziaria e il Dpef vanno in soffitta. Arrivano la legge di Stabilità e la nuova “Decisione di Finanza Pubblica” (Dfp), che non saranno solo un cambiamento sintattico. Terranno invece conto dei vincoli europei e, con una accentuazione maggiore rispetto al testo varato in prima lettura dal Senato, prevedranno un raccordo più stretto con il Federalismo fiscale. Se l’Europa chiede i conti della Pubblica Amministrazione nel suo complesso, l’Italia risponde con una procedura che, come in Spagna e Germania, coinvolgerà anche gli enti locali nella loro messa a punto: tra Europa e territorio.
La riforma è oramai delineata. La Camera ha approvato all’unanimità il testo: 467 voti favorevoli e due astenuti. Ora il provvedimento torna al Senato per la lettura finale.
Il testo della Camera ha inciso profondamente sulle norme arrivate dal Senato. Ha stretto i raccordi con la riforma del federalismo ed anche con la cosiddetta “riforma Brunetta” sui dipendenti pubblici. Ma soprattutto ha riequilibrato i pesi e contrappesi delle scelte economiche, tra il potere di borsa del Governo e quello di indirizzo e controllo del Parlamento.
Ecco le principali novità.
La legge di stabilità
La nuova finanziaria si chiamerà legge di Stabilità. Dovrà stabilizzare i conti rispetto agli impegni europei. Sarà snella, come la finanziaria attuale, ma non scarna. Sarà triennale e dovrà ad esempio contenere le norme per l’attuazione del Patto di Stabilità interno e quelle del cosiddetto Patto di Convergenza previsto dal Federalismo.
Addio dpef, arriva la Dfp
Scompare il Dpef, arriva invece la Decisione di Finanza Pubblica, (Dfp). Sarà lo strumento che consentirà di coordinare le diverse sovranità in termine di conti pubblici. Il governo dovrà presentare in Parlamento uno “schema” sul quale il Parlamento potrà dire la sua. E i tempi saranno tali da consentire all’Esecutivo di adeguare la Legge di Stabilità alle indicazioni delle Camera. Sarà poi stretto il raccordo con il federalismo, già nella fase di messa a punto di questo provvedimento (come accade in Spagna). Una nota di variazione dovrà accompagnare le nuove previsioni.
Un nuovo calendario
La legge di stabilità sarà varata dal governo entro il 15 ottobre e non più il 31 settembre come l’attuale Finanziaria. Questo consentirà di mettere a punto meglio le previsioni dei conti. Ma cambia tutto il calendario. Lo schema di Dfp sarà presentato il 15 luglio alle amministrazioni locali (alla “Conferenza permanente”) e poi approderà il 15 settembre in Parlamento, in tempo per recepire le indicazioni degli enti locali (attraverso gli strumenti previsti dal federalismo) e delle Camere. Il quadro sarà più aggiornato rispetto al Dpef che ora arriva il 30 giugno. Montecitorio ha cambiato anche la data per i collegati, che dovranno trattare materie omogenee: prima erano previsti entro il 15 novembre. Ora ci sarà tempo fino a tutto febbraio.
Federalismo e riforma Pubblica Amministrazione
Il passaggio alla Camera ha coordinato le nuove procedure di finanza pubblica con le due riforme sul federalismo fiscale e sulla Pubblica Amministrazione. La Conferenza permanente per il coordinamento della Finanza pubblica, prevista dalla riforma del Federalismo, sarà coinvolta nella procedura per la Dfp. La valutazione dei dirigenti, - ed è il raccordo con la legge Brunetta - dovrà tener conto del raggiungimento degli obiettivi fissati dal bilancio.
Parlamento tra controllo e indirizzo
Nel passaggio alla Camera è stato rafforzato il ruolo di controllo e indirizzo del Parlamento. Una apposito articolo fissa i poteri di controllo, anche in modo congiunto da parte delle commissioni Bilancio delle due Camere, e gli obblighi informativi del governo. Un esempio: il programma di stabilità 15 giorni prima di essere presentato in Europa dovrà essere depositato in Parlamento. Oltre al maggior potere di modifica della Dfp, il governo dovrà presentare prospetti e riepiloghi analitici su alcuni fondi settoriali. È il caso del Fas, che alimentano le risorse regionali, e sui quali forte è stata la polemica nell’ultimo anno.
[13 novembre 2009]