Veltroni ha accusato Berlusconi di aver rotto la tela del dialogo a causa delle forzature sulla giustizia, prima fra tutte quella relativa al blocco dei processi sui reati di minor impatto sociale per accelerare, invece, i procedimenti per i reati della criminalità organizzata o comunque che possono concludersi con pene superiori ai dieci anni.
Peccato che questa proposta l'avesse già fatta proprio lui, Veltroni, sulle pagine del Riformista. In piena campagna elettorale, il 19 marzo scorso, il leader del Pd intervenne nella rubrica "Radio carcere" affermando testualmente: "Bisogna fissare dei criteri di priorità nell'esercizio dell'azione penale" attraverso "un procedimento che veda la partecipazione di Parlamento, Csm e Procuratori della Repubblica", per garantire "uniformità d'azione delle Procure della Repubblica" e "l'effettività del principio di obbligatorietà dell'azione penale".
Erano queste le misure che il Pd proponeva per velocizzare la macchina giudiziaria e snellire i procedimenti giudiziari. Mercoledì il Senato ha dato il via libera agli emendamenti al dl sulla sicurezza, che contiene la norma con cui vengono congelati per un anno i processi, se riguardano reati commessi al 30 giugno 2002, e per cui siano previsti meno di dieci anni di detenzione. L'opposizione, al momento del voto sull'emendamento che ha introdotto questa norma, è uscita dall'aula.
Tre mesi fa, però, l'idea di congelare alcuni processi per dare la priorità ad altri era venuta al candidato premier del centrosinistra. Questo spiega con chiarezza chi ha voluto strappare la tela del dialogo.
[20 giugno 2008]