Nella conferenza stampa che ha concluso l’incontro con il premier russo Vladimir Putin a Lesmo, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, commentando i vari accordi siglati, ha detto che entro tre anni cominceranno i lavori per la costruzione di una centrale nucleare in Italia, ovviamente dopo avere convinto gli italiani sulla sicurezza dei nuovi impianti.
Al centro dei colloqui, l’energia, gli scambi e soprattutto la scommessa sull’atomo perché la Russia intende allargare la cooperazione con l’Italia anche in questo campo con particolare riferimento alla delicata e duplice questione della fornitura di combustibile e dello smaltimento delle scorie radioattive. L’accordo tra Enel e Inter Rao Ues per lo sviluppo di una nuova centrale a Kaliningrad di terza generazione è inoltre una premessa concreta per lo sviluppo degli studi nel settore della fusione nucleare, che Berlusconi ha definito la “nuova frontiera dell’energia atomica”.
Gli italiani favorevoli al nucleare
La maggioranza degli italiani, nella misura del 54% secondo gli ultimi sondaggi, è favorevole a un ritorno all’atomo, ma nessuno vorrebbe le centrali “nel giardino di casa”. È un noto problema che il Governo ha intenzione di risolvere sensibilizzando l’opinione pubblica, spiegando anche la realtà estera.
Il nucleare non è una fissazione, tanto è vero che è stato raggiunto anche l’accordo per la fornitura di gas attraverso un nuovo mega-gasdotto, il South Stream, progetto guidato da Eni e Gazprom, che collegherà i giacimenti russi con l’Europa occidentale bypassando l’Ucraina e i cui lavori inizieranno nei primi sei mesi del 2012.
L'Unione Europea e il nucleare
C’è da rilevare che la decisione del Governo italiano è in linea con quanto avviene nell’Unione europea, dove sono in funzione 143 centrali nucleari con una potenza complessiva di circa 130 megawatt elettrici (Mwe). Inoltre sono in costruzione 6 centrali, di cui due in Bulgaria, altrettante nella Repubblica Ceca e una ciascuna in Finlandia e Francia.
La Francia, con 58 centrali, resta il Paese che ne ha il maggior numero. In tutto sono 14 i Paesi dell’Ue dove ci sono centrali nucleari attive, ma tra i restanti che non hanno centrali ce ne sono alcuni, come la Polonia o i Paesi Baltici, che si sono espressi a favore dell’energia atomica.
Pagare l’energia elettrica il 30% in più di altri Paesi direttamente concorrenti è per le imprese e le famiglie italiane un peso non indifferente. Certo, le centrali non si costruiscono in poco tempo, ma si tratta di un investimento fondamentale che comporta anche una forte spinta sul piano della ricerca e delle tecnologie avanzate.
L’opinione pubblica deve essere rispettata, ma a parte la sicurezza registrata nelle centrali di nuova generazione, per l’Italia essa dipende non solo da quelle che eventualmente installerà sul proprio territorio, ma anche da quelle che sono a ridosso dei suoi confini.
La stessa politica energetica dell’Europa – che tuttora manca come politica comune – riceverà un impulso dalla decisione italiana. Quindi, anche su questo piano, il Governo Berlusconi procede nel segno dell’Europa, dei buoni rapporti con tutti e della modernizzazione del Paese. Offrendo però all’opposizione un nuovo argomento – più emotivo che razionale – per alzare le barricate, come ha subito cominciato a fare. A dimostrazione che essa vuole l’immobilismo.
[27 aprile 2010]