Pd. Sull'occupazione tanta demagogia

Bersani non ha perso l'occasione del Primo Maggio per lanciare l'ennesimo attacco demagogico al Governo sul fronte del lavoro. In dichiarazioni e interviste, il leit-motiv del segretario Pd è stato in sintesi questo: "Berlusconi fa solo chiacchiere, dica che per i lavoratori non ha fatto niente".

foto: manifesto BersaniE allora è opportuno ricordare (e ricordargli) quello che il Governo ha fatto in questi due anni per fronteggiare la gravissima crisi finanziaria che ha messo in ginocchio le economie di tutto il mondo occidentale. La rete di ammortizzatori sociali stesa sul Paese, tanto per fare un esempio, ha impedito che la perdita di posti di lavoro si trasformasse in una pericolosa rivolta sociale.

Per superare la crisi economica col minor danno possibile sul fronte della disoccupazione, il Governo ha agito in tre direzioni:

  1. dare tutela ai lavoratori che ne erano privi;
  2. predisporre nuove opportunità formative e imprenditoriali utili a trovare prima;
  3. possibile un nuovo posto di lavoro o ad aprire una attività in proprio;
  4. sostenere le imprese dei settori più esposti alla crisi, così da limitare la perdita dei posti di lavoro;

Il Governo italiano è quello che in Europa ha stanziato nel 2009 più fondi a favore delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese e dell'economia reale: 17,8 per le grandi opere, 7 a tutela dei più deboli, 2 per le imprese dei settori più colpiti, 9 fondo strategico per le imprese, 20 per gli ammortizzatori sociali, per un totale di 55,8 miliardi di euro.

Il Governo ha messo in campo nuove misure per favorire il reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione.

Il governo Berlusconi ha anche recuperato alcune norme della Legge Biagi, cancellate da Prodi. Lo scopo è quello di incoraggiare le imprese ad assumere e di promuovere la regolarizzazione dei rapporti di lavoro, per dare garanzie ai lavoratori e far emergere il sommerso.

Ma il Governo non si è limitato a fronteggiare l'emergenza: i ministeri del Lavoro e dell'Istruzione hanno infatti presentato un Piano di azione per l'occupabilità dei giovani attraverso l'integrazione tra apprendimento e lavoro. E' convinzione del Governo che il futuro occupazionale dei giovani italiani dipenda primaria mente da un più efficiente raccordo e dall'integrazione tra i percorsi di istruzione e formazione rinnovati e il mercato del lavoro.

Il primo punto da correggere è che rispetto ai coetanei di altri Paesi i nostri giovani incontrano il lavoro in età troppo avanzata e, per di più, con conoscenze poco spendibili anche per l'assenza di un vero contatto con il mondo del lavoro a causa del pregiudizio secondo cui chi studia non può lavorare.

Sono ancora quasi del tutto assenti, nonostante gli sforzi compiuti in questi anni, moderni servizi di collocamento e orientamento che possano agevolare una più celere transizione verso il mercato del lavoro consentendo alle istituzioni scolastiche e alle università la continua riprogettazione e l'adattamento dell'offerta formativa. È questa la principale ragione di un frequente intrappolamento ai margini del mercato del lavoro, con occupazioni e professionalità di bassa qualità, non di rado senza alcuna coerenza tra carriera scolastica e carriera lavorativa.

Per questo sono state varate profonde riforme della scuola e dell'università che favoriscono un nuovo e più integrato rapporto tra sistema formativo e mondo del lavoro.

[3 maggio 2010]