In Europa i governi non "fanno" l'economia, ma devono e possono fare la piattaforma su cui l'economia si sviluppa. E' per questo che la manovra è basata su due pilastri e su un principio fondamentale: non far pagare nuove tasse ai cittadini.
Senza togliere un euro dalle tasche dei cittadini si comincia ad aiutare chi ha più bisogno: carta prepagata per la spesa alimentare e le bollette per gli anziani; fondo-casa per le giovani coppie; abolizione del divieto di cumulo tra pensione e lavoro per chi vuol proseguire l'attività; tagli ai costi del carburante; libri di testo e ricette mediche on line; liberalizzazione dei servizi pubblici locali per ridurre le bollette.
Si tratta di alcune delle misure a maggiore impatto popolare. Ma c'è anche la conferma del ritorno al nucleare, un investimento sul futuro; e la ripresa delle grandi opere, ad iniziare dalla Tav. Spariscono gli adempimenti burocratici introdotti da Prodi e Visco, come il grande fratello sui conti correnti, l'obbligo delle dimissioni su internet, la responsabilità, se fai dei lavori, di accertare che la ditta che hai chiamato sia in regola con fisco e contributi. La sinistra le aveva fatte passare come norme anti-evasione: in realtà scaricavano sui cittadini i doveri di accertamento tipici dello Stato. Ma siccome il pregiudizio è sempre in agguato il governo ha stretto i bulloni anche su chi si dichiara residente all'estero per pagare meno tasse: d'ora in poi toccherà a lui dimostrare la sua buona fede, e non all'amministrazione fiscale di accertare il contrario. La sinistra se ne era dimenticata.
La politica economica del governo sta definitivamente decollando, con alcuni punti di forza: la stabilizzazione dei conti pubblici da oggi al 2011, i primi interventi per rilanciare lo sviluppo (nucleare, grandi opere, riforma del processo civile, liberalizzazioni, riduzione dei vincoli per il mercato del lavoro) rapidità di decisioni e carattere sociale degli interventi.
[20 giugno 2008]