È in costruzione, all'interno del Partito democratico, l'alleanza tra Veltroni e Vendola che, per dare la parola alla base, tiene fermo il principio delle primarie per scardinare l'alleanza, per la verità non troppo solida, tra Bersani e D'Alema, più gelido il primo e nervoso il secondo in questi ultimi tempi.
Se questi ultimi pensavano che Veltroni avesse definitivamente sotterrato l'ascia di guerra per dedicarsi alla letteratura, avendo rinunciato all'Africa, sicuramente si sbagliavano.
Intanto Antonio Di Pietro, indeciso nonostante il tono dei suoi interventi, sta a guardare, chiedendo l'impossibile, e cioè la designazione fin da ora del candidato-premier.
La divergenza è di fondo, al di là delle schermaglie sulle primarie o altre soluzioni surrettizie. Mentre Bersani e D'Alema non rinunciano alla speranza di una crisi di governo, Veltroni ritiene che, specie dopo il vertice di Bruxelles sull'euro, la posizione di Berlusconi si sia rafforzata per cui l'unico traguardo è quello del 2013. E in vista di questa scadenza, pensa a rilanciare il Pd come "partito a vocazione maggioritaria".
La "Fondazione Democratica", lanciata da Veltroni, non è, per definizione, una "corrente", ma definirla "una scuola di partito" sembra riduttivo. Sarà comunque un punto d'incontro in cui alcuni si ritroveranno ed altri no. E i temi che verranno dibattuti finiranno, come nel caso del nucleare, ad approfondire le spaccature in seno al Pd, creando difficoltà a Bersani.
In altre parole, Veltroni vorrebbe cuocere a fuoco lento Bersani, dimostrandone l'inconcludenza come leader dell'opposizione, ma senza legarsi troppo a Di Pietro che contribuì in modo determinante alla sua sconfitta nel 2008. Obiettivo reso comunque difficile dalla tenuta dei consensi della maggioranza che conserva una quindicina di punti di vantaggio sull'opposizione e appare rafforzata dopo il vertice di Bruxelles.
[13 maggio 2010]