Federalismo: a che punto siamo

foto: maroniFederalismo: a che punto siamo

L’obiettivo del federalismo è di rendere più efficiente il sistema-Paese attraverso una maggiore efficienza di ogni sua singola parte, cioè gli enti locali, anzitutto Regioni e Comuni. Non attraverso un’imposizione dall’alto (centralismo) ma in base al principio di sussidiarietà secondo il quale una serie di compiti pubblici devono essere affrontati e risolti al livello più basso, che è anche il livello più vicino ai cittadini.

La maggioranza di governo sta procedendo, rispettando i termini temporali prefissati. Le parole di Silvio Berlusconi – il Governo va avanti, la legislatura arriverà al suo termine naturale – trovano proprio nell’attuazione del federalismo fiscale una conferma fattuale.

Il federalismo fiscale è l’aspetto concreto del progetto generale che si prolunga nella riforma costituzionale. Esso significa la fine della spesa storica centrale e locale e dei trasferimenti a pie’ di lista, sostituiti dal rispetto dei parametri europei (per la spesa centrale dello Stato) e dei costi standard (per la spesa degli Enti locali). Il tutto in una cornice di solidarietà nazionale senza la quale salterebbe il sistema-Paese.

Alcuni decreti sono stati già approvati ed altri sono in via di definizione:


I governatori sono protagonisti

Il federalismo – fiscale e costituzionale – rappresenta un importante fase di avvicinamento tra eletti ed elettori che non solo salvaguarda la democrazia, ma implica una crescente responsabilizzazione nella gestione degli affari pubblici.

Si tratta di un deterrente allo studio del Governo: i governatori che sei mesi prima della scadenza del proprio mandato non presenteranno i conti della Sanità certificati, non potranno candidarsi per un eventuale nuovo mandato. Parallelamente, sono previsti premi per i governatori che, invece, gestiranno in modo virtuoso la spesa per le infrastrutture in quanto potranno ricevere delle quote aggiuntive dei fondi Fas (Fondi per le aree sottoutilizzate) per realizzare opere pubbliche. Bisognerà comunque stare attenti ai rischi di aggiramento delle norme, come troppo spesso avviene in Italia: un governatore dichiarato non rieleggibile potrebbe essere solo il capro espiatorio di una gestione di cui non sarebbe l’unico responsabile. La certificazione sei mesi prima del voto potrebbe quindi essere una formalità insufficiente rispetto ai fini sostanziali che si vogliono perseguire.

La serietà ha bisogno di sanzioni e premi. Perché l’obiettivo di un ritorno alla buona amministrazione – a livello centrale e locale – è un obiettivo serio che il Paese non può eludere.

La caduta delle barriere economiche a livello globale non lascia scampo: solo i sistemi più efficienti potranno sopravvivere. Anche nell’ambito dell’Unione europea, nonostante i sostegni alle aree meno sviluppate, si manifesta la tendenza ad un allontanamento tra zone più virtuose e zone meno virtuose. È quindi essenziale che ogni Stato membro entri tutto intero nell’area virtuosa dello sviluppo.

Le linee direttive su cui si sta impostando il federalismo fiscale


Sul piano politico generale, i decreti attuativi del federalismo fiscale marciano dunque a buona velocità, confermando la solidità della maggioranza e la sua determinazione a realizzare il programma di governo approvato dagli elettori. Certo, non si tratta di una riforma ad effetto immediato, ma la sua corretta impostazione, che avrà effetto sui conti pubblici a medio e soprattutto a lungo termine, un risultato immediato potrebbe e dovrebbe averlo: indurre tutte le amministrazioni, centrali e locali, a fare propri, fin da ora, prima che scattino le sanzioni e gli incentivi, i sani criteri della buona gestione dei fondi pubblici.

[21 settembre 2010]