150 milioni dal Fondo Unico per la Giustizia

foto: berlusconiSettantanove milioni di euro finiranno a giorni nelle casse del Ministero della Giustizia e altrettanti settantanove in quelle del Ministero dell’Interno. Soldi “veri” che provengono dal Fug, il Fondo Unico per la Giustizia, istituito nell’agosto 2008 e gestito da Equitalia, nel quale confluiscono tutte le somme di denaro sottoposte a sequestro, confisca o sanzione nell’ambito di procedimenti civili, amministrativi e penali legati alla criminalità organizzata.

Una boccata di ossigeno per i due Dicasteri che potranno avere a loro disposizione queste somme entro quindici giorni, subito dopo la firma del Ministero dell’Economia.

L’istituzione del Fondo è stata dirimente: un’azione fondamentale del Governo del fare di Berlusconi che ha evitato che il tesoretto che prima apparteneva alle mafie giacesse inutilizzato.

Prima della creazione del Fug, infatti, l’immensa ricchezza, oltre 2,2 miliardi di euro lordi, recuperata dall’attività di sequestro e confisca alle mafie di denaro e beni tra processi, misure di prevenzione, vendite di proprietà, azioni, titoli di Stato, conti correnti, depositi bancari e postali e libretti di risparmio, era completamente avvolta da un alone di mistero: non solo non se ne conosceva l’entità né la cifra corrispondente, ma il patrimonio giaceva bloccato da anni.

Oggi, invece, con il Fug, non solo si può quantificare e identificare con un numero preciso, ma è stato finalmente amministrato e smobilizzato in modo trasparente. I 158 milioni di euro in arrivo alla Giustizia e all’Interno ne sono un esempio lapalissiano. Nuove risorse che, secondo la normativa dovranno andare per un terzo al Viminale che le destinerà alla tutela della sicurezza pubblica e del soccorso pubblico e un ulteriore terzo al funzionamento, al potenziamento degli uffici giudiziari e degli altri servizi istituzionali del Ministero della Giustizia. La parte restante dovrà affluire invece all’entrata del bilancio dello Stato. Una suddivisione che può essere derogata per circostanze eccezionali, come nel caso di quest’anno, per cui a beneficiarne saranno, per un cinquanta per cento a testa, Giustizia e Interno.

Un’altra iniziativa messa in campo dall’Esecutivo Berlusconi per evitare che i beni che erano di proprietà di associazioni mafiose è stata l’istituzione a fine marzo 2010 dell’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati alla criminalità organizzata. Una sorta di “catasto”, suddiviso regione per regione, dei beni che appartenevano ai mafiosi. Da quando è stata creata, 162 beni sono stati già assegnati e sfruttati da associazioni e cooperative che hanno, come stabilisce la legge, finalità sociali, di sicurezza, di soccorso e di volontariato. Come ad esempio la casa di Bernardo Provenzano a Corleone che è stata trasformata nella bottega dei sapori dove vengono venduti i prodotti delle terre tolte alle mafie, dal vino della cooperativa Placido Rizzotto alle melanzane a filetti in olio di Libera.

È importante ricordare che da maggio 2008 al 31 luglio 2010 il patrimonio dei mafiosi è stato “aggredito” per un totale di 32.799 milioni tra beni requisiti e posti sotto sequestro, pari ad un valore di 14,9 miliardi di Euro.

Numeri e non parole, azioni dell’Esecutivo guidato da Berlusconi che fin dal primo giorno del suo insediamento ha lavorato per trasformare le promesse in fatti e per restituire agli elettori un’Italia migliore. Lo ha ricordato anche il Premier recentemente, ribadendo che “il Governo del fare” è la filosofia alla base della sua discesa in campo e il motto dei suoi esecutivi. E ha rassicurato: “siamo sereni, abbiamo la responsabilità di governare per cinque anni”.

[06 ottobre 2010]