Intervista al ministro della Salute Ferruccio Fazio

foto: ambulanzaIntervista al ministro della Salute, Ferruccio Fazio, al magazine “Sanissimi”

L’organizzazione della sanità sui singoli territori vede sempre più spesso presidi di Pronto Soccorso e ospedalieri troppo affollati. Per questo motivo risulta necessario «adottare azioni di riorganizzazione del servizio di Pronto Soccorso e, contemporaneamente, dell'assistenza sanitaria territoriale attraverso modelli organizzativi diversificati ed elevata flessibilità, con ulteriore sviluppo delle integrazioni multi-professionali adattabili ai diversi contesti territoriali, che consentano la rimodulazione dell'offerta assistenziale» fa presente il ministro della Salute, Ferruccio Fazio.

Tale discorso è valido «sia in termini quantitativi, con ampliamento degli orari di apertura degli ambulatori e prolungamento dell'orario nei giorni festivi, sia in termini qualitativi con modalità di facilitazione dell'accesso e diffusione dell'assistenza domiciliare integrata per rispondere ai nuovi bisogni di salute dei cittadini per 24 ore su 24 e 7 giorni alla settimana». A tale proposito il ministero «ha emanato indirizzi in tema di assistenza in h24 che prevedono lo sviluppo di modalità organizzative volte alla riduzione degli accessi impropri al Pronto Soccorso», continua il ministro.

Quale dovrebbe essere la sinergia da attuare tra ospedali e strutture territoriali?
«La continuità delle cure nel nostro Paese è uno dei principali obiettivi del Sistema sanitario nazionale intesa sia come continuità tra i diversi professionisti integrati, in un quadro unitario (lavoro in team, elaborazione e implementazione di percorsi diagnostico terapeutici condivisi) che come continuità tra i diversi livelli di assistenza soprattutto nel delicato confine tra ospedale e territorio. Ciò diviene possibile migliorando in particolare le modalità di comunicazione tra l'ospedale e i medici di medicina generale in relazione al ricovero dei pazienti, alla dimissione protetta, all'attuazione di percorsi assistenziali condivisi, grazie anche alla disponibilità di strumenti informatici e telematici per lo scambio di informazioni cliniche e per l'attuazione di procedure di teleconsulto e telemedicina».

In questo contesto che ruolo possono svolgere le associazioni di volontariato?
«Il loro ruolo è di straordinaria importanza, in particolare per l'umanizzazione del servizio e per le istanze etiche che lo caratterizzano. Il volontariato contribuisce a dar voce ai bisogni dei soggetti svantaggiati e svolge un ruolo fondamentale nella valutazione partecipata della qualità dell'assistenza che diviene fondamentale nell'attuale contesto epidemiologico caratterizzato da uno spiccato invecchiamento della popolazione e correlate caratteristiche di fragilità, cronicità e non autosufficienza».

Quali le iniziative per quanto concerne il processo di riconversione e riorganizzazione della rete ospedaliera regionale?
«Gli indirizzi di programmazione sanitaria attualmente in atto, che hanno in sé l'obiettivo del contenimento della spesa sanitaria, comportano l'esigenza di una riprogettazione organizzativa assistenziale, finalizzata allo sviluppo progressivo di risposte che privilegino specifici livelli assistenziali sia presso l'ospedale (l'osservazione breve, il day service, i percorsi ambulatoriali complessi nei day service, le prestazioni ambulatoriali), sia in sede territoriale (strutture residenziali e semiresidenziali, case della salute, ospedali di comunità); inoltre, presso il domicilio del paziente con l'attivazione delle cure domiciliari di complessità appropriata al bisogno espresso».

Quanto si potrebbe risparmiare a livello di spesa sanitaria?
«Riguardo questo aspetto, bisogna prendere in considerazione due componenti. La prima si riferisce a costi evitabili o a economie conseguibili combattendo un cattivo utilizzo dei fattori produttivi attraverso i quali si garantisce l'assistenza ospedaliera (gestione del personale ed acquisto di beni e servizi): questa componente va semplicemente, rapidamente e completamente abbattuta ed economizzata. La seconda si riferisce all'inappropriato ricorso all'ambiente ospedaliero per trattare casistica che potrebbe meglio essere seguita nelle strutture territoriali: questa componente va non economizzata, ma riconvertita. Se le due azioni si conducono sinergicamente potrebbe essere recuperato tutto l'eccesso di spesa nazionale rispetto al finanziamento, cioè circa 4-5 miliardi di euro, prevalentemente riferiti alle Regioni impegnate nei Piani di rientro».

Come rivalutare il ruolo del medico di famiglia?
«Nella realizzazione di modelli assistenziali basati su percorsi di cura, sulla continuità ospedale-territorio, sull'integrazione sociosanitaria, nonché sulla presa in carico e sulla gestione integrata dei bisogni del paziente, il medico di medicina generale diviene il vero protagonista e ciò comporta necessariamente il bisogno di porre l'attenzione sul suo processo formativo che deve vedere impegnati tutti gli attori coinvolti a vario titolo nel percorso formativo stesso (Atenei, Regioni, Ministeri). In questo quadro occorrerà anche rivedere i contenuti dell'Accordo nazionale per la medicina generale e la pediatria di libera scelta per dare maggiore spessore alle forme di lavoro coordinato dei medici di famiglia tra di loro e con la realtà distrettuale».

[09 novembre 2010]