Debito, tutte le colpe della sinistra
Il premier ha ieri ricordato, a quanti lamentano una crescita del Pil italiano inferiore ad altri Paesi europei, quella che ha definito “una drammatica, tragica eredità che pesa sulla nostra economia”, riferendosi all’esorbitante indebitamento pubblico accumulato dai governi della prima Repubblica. Una palla al piede che frena l’economia del nostro Paese, sommandosi alle tare rappresentate da una giustizia dai tempi impossibili, da un’amministrazione pubblica pletorica ma in via di ammodernamento, a un gap infrastrutturale che ancora fa la differenza rispetto a Paesi come la Francia e la Germania, a un deficit energetico provocato dallo sciagurato referendum contro il nucleare. Tutti temi che sono al centro dell’agenda del governo.
Alla sinistra che cavalca lo slogan del declino e di una bassa crescita dell’Italia sarà opportuno rinfrescare la memoria con alcune cifre tratte dalla tabella Eurostat sul tasso di crescita dei Paesi europei negli anni in cui hanno governato lorsignori.
- Nel 1998, primo governo Prodi, a fronte di una crescita media del Pil in Europa pari a 2,9%, l’Italia ha fatto segnare un +1,4%
- Nel 1999, con D’Alema a Palazzo Chigi, a fronte di un +3,9% della media dell’Europa, il nostro Paese si attestava a +1,9%
- Nel 2007, secondo governo Prodi, il Pil italiano è cresciuto dell’1,4% contro il +2,4% dell’area euro
- Sempre nel 2007 la crescita del Pil italiano (ricordiamo all’1,4%) si confrontava con un +5,3% dell’Irlanda, un +3,4% della Spagna, un +3,7% della Grecia, un +1,5% del Portogallo.
Queste cifre, ufficiali e incontrovertibili, si prestano ad alcune considerazioni.
- I governi della sinistra, pur potendo beneficiare di un clima di generale stabilità finanziaria e di buona salute dell’economia mondiale e continentale, non sono mai riusciti ad accorciare il gap del tasso di crescita del Pil rispetto ai Paesi leader dell’economia continentale.
- Il governo Berlusconi ha dovuto invece fronteggiare la più devastante crisi economica del dopoguerra e l’Italia ne sta uscendo molto meglio di altri Paesi, come più volte confermato da Bruxelles e dalle più importanti istituzioni finanziarie e monetarie internazionali.
- Conti pubblici sotto controllo, rapporto deficit/Pil più basso d’Europa (5% contro la media europea al 6% e con altri Paesi precipitati al 15%), export in forte recupero, disoccupazione all’8,3% (sopra il 10% la media europea), coesione sociale garantita dal governo con enormi risorse destinate ad ammortizzatori vecchi e nuovi (cassa in deroga), sistema bancario solido, famiglie con risparmio e patrimonio fra i più alti al mondo, debito privato fra i più bassi.
- Il governo ha tirato l’Italia fuori dalle secche di una situazione che ci vedeva fanalino di coda dell’Europa. Molti dei Paesi che ci precedevano (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) sono finiti dietro di noi, hanno un tasso di “decrescita” piuttosto che di crescita ed ora costituiscono un problema per l’intera area euro.
- Usciamo dalla crisi non più fanalino di coda dell’Europa, non siamo più annoverati tra i Pigs (i “maialini” indicati come fonte di instabilità), soffriamo per l’eredità del debito ma non rischiamo il contagio, come un giorno sì e l’altro pure sembra auspicare, più che temere, la sinistra. Che invitiamo a confrontarsi con le cifre di Eurostat prima di aprire bocca. Fatti, appunto, e non parole.
[25 novembre 2011]