Come indicato in campagna elettorale, il governo Berlusconi ha confermato di voler costruire nuove centrali nucleari in Italia. La reintroduzione del nucleare in Italia è un passo fondamentale per dare il via a una nuova e duratura fase di crescita dell’economia. Per capirlo, è sufficiente osservare i dati sulla bilancia dei pagamenti relativa alle nostre importazioni ed esportazioni.
Il deficit energetico
L’export italiano è in crescita nella maggior parte dei settori, ma la nostra bilancia dei pagamenti verso i Paesi extra Unione Europea resta in negativo, con un ulteriore peggioramento registrato a maggio (-1,7 miliardi di euro). Si tratta per lo più di un deficit dovuto alle importazioni di prodotti petroliferi (+39,7%) e di minerali energetici (+35,6%), quindi legate al fabbisogno di energia del nostro Paese. Se l’Italia fosse in grado di rendersi parzialmente indipendente dall’importazione di petrolio e altri combustibili, sostituendola con quella dell’uranio – che negli ultimi anni ha visto il proprio prezzo crollare a picco – potrebbe quindi finalmente abbassare il costo dell’energia, dare nuovo slancio alle imprese e tornare ad essere un esportatore netto anche nei confronti dei Paesi extra-Ue. Con buona pace di quanti si oppongono al nucleare solo per ragioni ideologiche e per questo sono disposti a tenersi stretto il vecchio e caro, anzi carissimo, petrolio.
Come dichiarato dal ministro Scajola, “il ritorno al nucleare è indispensabile per garantire all’Italia maggiore sicurezza negli approvvigionamenti e un prezzo dell’energia allineato a quello degli altri Paesi europei. Oggi paghiamo l’energia elettrica oltre il 30% in più dei nostri competitori e il Paese subisce una “bolletta elettrica” che quest’anno supererà i 60 miliardi di euro. Ho detto che entro il 2013 creeremo le condizioni perché possa essere posta la prima pietra di un gruppo di centrali nucleari di ultima generazione, ad elevatissimi standard di sicurezza, che potrà consentire all’Italia di raggiungere il mix energetico ottimale: il 25% di energie rinnovabili, per le quali rafforzeremo il sistema di incentivi, il 25% di nucleare, il 50% di energia da combustibili fossili, come gas, carbone pulito, petrolio”.
Piano triennale di sviluppo
Nel piano triennale per lo sviluppo del Paese approvato con decreto legge il 18 giugno, il governo ha dato il via alle procedure per la definizione, entro giugno 2009, della Strategia energetica nazionale con il ritorno all’energia nucleare, con una delega al governo per la definizione dei criteri di localizzazione dei siti nucleari. Con delibera CIPE sono definite le tipologie degli impianti di produzione elettrica nucleare da realizzare sul territorio nazionale.
Con lo stesso decreto si è proceduto alla promozione degli interventi a favore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, alll’accelerazione delle infrastrutture energetiche (termovalorizzatori, reti di distribuzioni, collegamenti internazionali) e alla sterilizzazione fiscale dei prezzi del carburante, per fare fronte all’aumento dei prezzi dei carburanti.
[25 giugno 2008]