Pił federalismo a vantaggio soprattutto dei Comuni

foto: comuneIl Pd ha chiuso il 2010 con un bòtto, quello sui costi del federalismo fiscale - peraltro ripreso da tutti i quotidiani - che ha sparso allarmismo a piene mani, ma che contiene parecchie inesattezze. Sostenere infatti che attraverso la futura autonomia impositiva i Comuni avranno quasi 500 milioni di risorse in meno è una sciocchezza. Basta confrontare i dati degli esperti del Pd con quelli della Copaff (la Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale) che dà una lettura corretta degli effetti della riforma. I dati presi a riferimento dal Pd, infatti, non sono i trasferimenti effettivamente fiscalizzabili, ma le spettanze del Ministero dell'Interno.

Dunque, comparare i dati relativi alle spettanze che riguardano i singoli Comuni con il totale dei gettiti che potranno essere devoluti sulla base delle nuove imposte (tassa di registro, tasse ipotecarie, Irpef, reddito fabbricati, etc) è un metodo completamente sbagliato. Affermare poi che a essere maggiormente penalizzati sarebbero i Comuni dell’Aquila e di Napoli, che invece otterranno trasferimenti speciali, è un'altra valutazione totalmente sbagliata. Come ha spiegato il presidente della Copaff, Antonini, è vero che ci saranno dei Comuni che guadagneranno con la nuova imposta municipale e altri che perderanno, ed è altrettanto vero che quelli che ci guadagnano sono soprattutto al Nord. Il Pd ha però omesso di dire che è previsto un fondo perequativo che serve a garantire il passaggio dal vecchio sistema al nuovo.

Il vecchio è un sistema dove dodici miliardi di euro di trasferimenti statali vengono assegnati in base al criterio della spesa storica, cioè in base a quel criterio per cui tanto più spendi tanto più ricevi, tanto più sei inefficiente, tanto più sei premiato.

Il nuovo è un sistema semplificato, fondato non più sulla finanza derivata ma su quella autonoma, dove il criterio della spesa storica viene sostituito da quello del fabbisogno standard, ovvero dalla misurazione oggettiva, fatta per ciascuno degli ottomila Comuni italiani, della spesa media efficiente per erogare un servizio. Federalismo solidale significa garantire a tutti le risorse per i servizi, non quelle per perpetuare gli antichi sprechi. Se un Comune spreca bisogna chiamare le cose con il loro nome: in questo caso, con il nuovo meccanismo fiscale, il fondo perequativo e i fabbisogni standard, sarà necessario un percorso di rientro dalla spesa inefficiente, da effettuare in un tempo ragionevole, e questo ovviamente ricadrà sulle spalle delle amministrazioni che hanno fatto disinvolto uso della spesa clientelare.

Per quanto riguarda la fiscalità dei Comuni, lo schema di decreto è stato appena discusso dalla Commissione Bilancio del Senato, la quale ha evidenziato come l'obiettivo essenziale dello schema sia quello della massima possibile coincidenza tra cosa amministrata e cosa tassata, passaggio fondamentale per attivare nella trasparenza il circuito della piena responsabilizzazione delle realtà territoriali.

Tra le novità più importanti contenute nel decreto quello della creazione dell'Imposta Municipale, entro la quale confluiranno i gettiti di diversi tributi immobiliari, un'Imposta Municipale facoltativa e l'introduzione della famosa cedolare secca del 20 per cento sugli affitti. Una garanzia in più per i Comuni, e soprattutto per quelli virtuosi.

Da quest'ultima polemica, insomma, si capisce che il Pd non ha nessuna intenzione di cambiare le cose, fedele al motto "tassa e spendi" tanto caro alla sinistra da sempre.
 

[03 gennaio 2011]