Decreto emergenza clandestini
Intervento del ministro Roberto Maroni alla Camera dei deputati il 29 luglio 2008
Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seduta del 25 luglio il Consiglio dei ministri ha deliberato, su mia proposta, l'estensione all'intero territorio nazionale della dichiarazione dello stato di emergenza derivante dal persistente ed eccezionale afflusso di cittadini extracomunitari, al fine di potenziare le attività di contrasto e di gestione del fenomeno. Tale estensione è stata ritenuta necessaria in quanto i centri di accoglienza delle tre regioni Sicilia, Calabria e Puglia, oggetto della precedente delibera di stato di emergenza (il DPCM del 14 febbraio 2008 del Governo Prodi), erano ormai insufficienti a contenere l'alto numero di arrivi.
Il provvedimento del Presidente del Consiglio dei ministri è la conferma di precedenti proroghe dello stato di emergenza relative a tutto il territorio nazionale e mira a consentire, secondo quanto disposto dall'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, l'adozione delle ordinanze di protezione civile attraverso le quali sarà possibile alloggiare gli extracomunitari su tutto il territorio nazionale, migliorando le strutture esistenti.
La prima delibera di stato di emergenza - il DPCM del 20 marzo 2002 - presentata dall'allora Ministro dell'interno Scajola, si era resa necessaria per gestire a livello nazionale l'afflusso dei circa 5 mila stranieri irregolari sbarcati all'epocaPag. 11sulle coste italiane. La situazione di emergenza dichiarata nel 2002 è stata ripetutamente prorogata, sempre per tutto il territorio nazionale, dai diversi Governi che hanno dovuto affrontare il fenomeno migratorio. In particolare, le proroghe sono state annualmente disposte con DPCM dell'11 dicembre 2002 (Ministro Pisanu), del 7 novembre 2003 (Ministro Pisanu), del 23 dicembre 2004 (Ministro Pisanu), del 21 aprile 2005 (Ministro Pisanu), del 28 ottobre 2005 (Ministro Pisanu), del 16 marzo 2007 (Ministro Amato) e del 14 febbraio 2008 (Ministro Amato). Solo in quest'ultima proroga delle proroghe - quella del 14 febbraio 2008, la quale, peraltro, ha prorogato lo stato di emergenza al 31 dicembre 2008 - viene circoscritto l'ambito spaziale, limitandolo alle regioni Calabria, Sicilia e Puglia, dove dovevano essere completati gli interventi di protezione civile già avviati.
Peraltro, il ricorso agli strumenti di protezione civile per la gestione dei problemi legati all'immigrazione non è una novità: già nel 1999, in occasione dell'eccezionale afflusso di profughi provenienti dai Paesi Balcanici, a causa dell'acuirsi della situazione di instabilità nel Kosovo (la cosiddetta «missione arcobaleno»), l'allora Governo D'Alema deliberò lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale per l'attivazione di centri di accoglienza in Italia. L'emergenza fu poi addirittura estesa anche all'estero.
La limitazione dello stato di emergenza alle regioni Calabria, Sicilia e Puglia si è rivelata non adeguata a fronteggiare il fenomeno. L'eccezionale afflusso di immigrati e richiedenti asilo ha reso necessario in questi mesi distribuire le persone giunte sulle coste meridionali dell'Italia, in particolare nell'isola di Lampedusa, in altre realtà nazionali e con procedure di urgenza.
Sono stati, infatti, attivati centri di assistenza e soccorso ad Aviano, Castiglione delle Stiviere, Settimo Torinese, Roma, Castelnuovo Di Porto e Ancona.
Nel primo semestre del 2008, contrariamente alle previsioni che avevano fatto sperare ottimisticamente in una riduzione degli sbarchi riducendo lo stato di emergenza a sole tre regioni, le persone sbarcate in Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna sono state 10.611, mentre nello stesso periodo del 2007 erano 5.380. I dati complessivi riferiti al 20 luglio di quest'anno registrano arrivi per 13.102 unità. Se il trend manifestato nel primo semestre dovesse permanere nella restante parte dell'anno si possono prevedere, per la fine dell'anno, arrivi complessivi per circa 30 mila persone.
La ricettività dei centri di identificazione ed espulsione risulta, al 28 luglio di quest'anno, pari a 1.191 posti, con un'attuale presenza nelle strutture di 765 persone ed una restante disponibilità di 426. Inoltre, presso i CDA e i CARA risultano disponibili, al 28 luglio, 6.655 posti, ai quali si devono aggiungere i 762 di Lampedusa che portano la capienza massima a 7.417 posti.
Appare evidente la situazione di eccezionale pressione migratoria che ha reso necessario estendere nuovamente, così com'è stato fatto negli ultimi sei anni su tutto il territorio nazionale, la dichiarazione dello stato di emergenza dichiarata, da ultimo, dal Governo Prodi nel febbraio del 2008 e limitata a sole tre regioni.
Durante la vigenza dei precedenti stati di emergenza, dal 2002 in avanti, le amministrazioni chiamate ad affrontare questa delicata e complessa tematica hanno potuto avvalersi di poteri e strumenti straordinari proprio grazie alle dichiarazioni di emergenza, rese possibili dall'emanazione di venti ordinanze di protezione civile che, nel rispetto dei principi dell'ordinamento, hanno consentito di adottare i necessari provvedimenti anche in deroga alla disciplina vigente.
Negli anni passati - e noi intendiamo replicare queste disposizioni - si è autorizzato, ad esempio, il Ministro dell'interno - si tratta dell'ordinanza del 12 ottobre 2007 - in deroga al comma 2, dell'articolo 1-sexies del provvedimento, ad assegnare un contributo straordinario pari a cinque milioni di euro agli enti locali interessati dalla realizzazione degli insediamenti. Lo stesso Ministero dell'interno è stato autorizzato ad assegnare contributi, nel limite di 350 mila euro, a favore di coloro che hanno ottenuto lo status di rifugiato o il permesso umanitario e non sono stati ospitati nelle strutture di accoglienza del sistema di protezione per rifugiati e richiedenti asilo, con le modalità stabilite con provvedimento del capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione. Anche questo intervento è avvenuto grazie all'ordinanza di protezione civile. Inoltre, il Ministro dell'interno ha potuto procedere all'espletamento delle procedure selettive per l'assunzione di personale per gli sportelli unici; è stata, altresì, prevista una norma nelle ordinanze che consente al capo del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione di adottare tutte le misure necessarie per allestire le strutture destinate alla gestione dell'emergenza - indicate ai successivi commi - provvedendo anche all'esecuzione di tutte le opere accessorie ed indispensabili per la loro funzionalità. Tutti interventi che senza le ordinanze di protezione civile non si sarebbero potute fare.
Gli interventi realizzati sono stati diretti fondamentalmente alla gestione della prima accoglienza, dell'eventuale trattenimento degli immigrati e del loro successivo allontanamento, nonché ad assicurare la piena funzionalità degli organismi preposti alle procedure per l'ingresso autorizzato dei lavoratori stranieri. In particolare, per l'amministrazione dell'interno, hanno rivestito un'importanza strategica le disposizioni con le quali sono state autorizzate misure straordinarie e procedure semplificate - come ho citato - in deroga alle vigenti disposizioni in materia di appalti, lavori pubblici e acquisti di forniture e servizi, finalizzate all'allestimento di nuove strutture di accoglienza, nonché alla realizzazione dei necessari interventi di adeguamento e di potenziamento delle strutture esistenti per migliorarne la funzionalità e assicurarne la rispondenza a più elevati standard di vivibilità.
Questi sono gli interventi realizzati con le precedenti ordinanze di protezione civile. Tra le iniziative che si sono concretizzate negli anni passati grazie a questi strumenti, rammento, innanzitutto, il cosiddetto «modello Lampedusa», aperto alla collaborazione, tra gli altri, dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni e della Croce rossa italiana, la cui validità viene riconosciuta sia dai Paesi europei sia dalle stesse istituzioni comunitarie.
In sostanza, si è riusciti a trasformare l'originario centro di permanenza temporanea ed assistenza, istituito nel 1998, con una capienza iniziale di 186 posti, con funzione di trattenimento e identificazione degli immigrati appena sbarcati, in una nuova e più funzionale struttura per il primo soccorso, l'accoglienza e lo smistamento degli immigrati, che oggi ha una capienza di 381 posti, estensibile, all'occorrenza, a 762.
Un'altra iniziativa di rilievo che si è riusciti a realizzare in passato con le ordinanze in questione è stato il potenziamento, attraverso l'erogazione di consistenti contributi finanziari e la previsione di procedure semplificate in deroga, del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR), che, per l'elevata qualificazione raggiunta e la misura della capacità di accoglienza dimostrata, ci consente di parlare, anche in questo caso, di modello italiano di accoglienza.
Sempre sulla base delle citate ordinanze, varie amministrazioni statali (i Ministeri dell'interno, degli affari esteri, della solidarietà sociale, del lavoro e della previdenza sociale) negli anni scorsi hanno potuto impiegare risorse umane aggiuntive, destinate al potenziamento dei rispettivi uffici aventi competenze in materia (gli sportelli unici che ho citato, gli uffici immigrazione delle questure, le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari), sia attraverso la stipula e il rinnovo di contratti di fornitura di lavoro temporaneo e di contratti di lavoro a tempo determinato sia attraverso l'autorizzazione ad effettuare prestazioni di lavoro straordinario aggiuntive, in deroga ai limiti ordinari.
Sono stati, inoltre, assicurati il potenziamento e il regolare funzionamento dellePag. 13commissioni per il riconoscimento dello status di rifugiato, portando da sette a dieci il numero di quelle territoriali, prevedendo per esse modalità semplificate di costituzione, nonché assicurando un adeguato servizio di interpretariato.
Ultime, ma non di minore importanza, sono le disposizioni che hanno consentito di effettuare spese di gestione in particolari settori di attività, nonché variazioni compensative tra capitoli delle unità previsionali di base del Ministero dell'interno, in deroga ai limiti di spesa e alle norme procedurali previste dalle varie leggi finanziarie.
Con la riespansione della dichiarazione di stato di emergenza su tutto il territorio nazionale il Governo ha, sostanzialmente, inteso proseguire il percorso già intrapreso negli anni passati, a partire dal 2002, per assicurare sempre più civili e dignitose condizioni di accoglienza ai cittadini extracomunitari.
Si tratta, in sostanza, di continuare a fare quanto i Governi italiani hanno fatto da sette anni a questa parte e che quest'anno si era sperato, invano, che si potesse limitare a tre sole regioni.
Su questa vicenda, nei giorni scorsi, si sono sviluppate polemiche: il Governo è stato accusato di essere composto da veri e propri mascalzoni; così facendo - si è detto - i prefetti potranno avere poteri particolari e il Governo alimenterà la paura dei cittadini.
Si è detto che è una decisione davvero abominevole; si è detto che questa, la proroga di un'ordinanza che c'è da sette anni, è la misura più razzista che un Governo occidentale avesse mai pensato; si è detto che è un provvedimento che non ha precedenti né giustificazioni e che è di eccezionale gravità.
Si è detto che lo stato di emergenza apre di fatto la caccia all'immigrato su tutto il territorio nazionale; che è un modo di avere le mani libere per espropriare gli organi preposti dalla legge dalle proprie funzioni: vale per il Parlamento e per tutti gli organi periferici. Sono affermazioni gravi, infondate, che sono anche molto singolari perché provengono da esponenti politici presenti in Parlamento, molti dei quali hanno avuto una precedente esperienza di governo proprio nel Governo Prodi, che ha approvato in sede di Consiglio dei ministri queste stesse ordinanze. Mi risulta pertanto difficile da comprendere la ragione di queste polemiche; ma voglio replicare non con espressioni mie, ma con le parole che ha usato sull'edizione del Corriere della sera di domenica un esperto di cose politiche italiane, Angelo Panebianco: «Il Governo utilizza una norma vigente per dichiarare lo stato di emergenza di fronte all'afflusso dei clandestini. Dalla sinistra partono bordate: razzismo, xenofobia, autoritarismo, intollerabile clima emergenziale. Quella norma però è stata in passato utilizzata anche dal Governo Prodi. Come mai all'epoca nessuno fiatò? Come mai nessuno di quelli che oggi strillano accusò quel Governo di razzismo e xenofobia? Perché i "sacri principi" devono sempre essere piegati alle esigenze politiche del momento. Non è forse un modo per dimostrare che in quei principi, utili solo come armi da brandire contro l'avversario, in realtà, non si crede affatto?» Le politiche dell'immigrazione...
Il contrasto dell’immigrazione clandestina
Le politiche per contrastare l'immigrazione clandestina e la criminalità definite da questo Governo sono contenute nel pacchetto sicurezza, che si compone di un decreto-legge, di un disegno di legge e di tre decreti legislativi. Il decreto-legge è stato recentemente approvato, è entrato in vigore, e come forse saprete questa mattina abbiamo cominciato a dare immediatamente attuazione a quel provvedimento con la firma mia e del Ministro della difesa Ignazio La Russa del decreto che prevede l'utilizzo di 3 mila militari. Immediatamente attuato! Intendo portare i tre schemi di decreti legislativi all'approvazione definitiva nel prossimo Consiglio dei ministri, venerdì prossimo, a seguito dei pareri formulati dalle competenti Commissioni parlamentari e anche delle osservazioni ricevute dall'UNICEF, un'organizzazione che non ha atteggiamenti pregiudiziali ma molto concretamente vuole tutelare, come noi vogliamo tutelare, la dignità umana in primo luogo dei tanti bambini senza nome, senza volto che ci sono nei campi nomadi italiani abusivi. In questi tre decreti sono contenute le norme che riguardano una disciplina più restrittiva sui ricongiungimenti familiari, sul riconoscimento e la revoca dello status di rifugiato politico, nonché in materia di stabilimento dei cittadini comunitari.
Le infondate insinuazioni del commissario Hammarberg
Voglio in quest'Aula spendere due parole sulla questione che è stata resa nota oggi, la preoccupazione espressa dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa Thomas Hammarberg in un rapporto formulato dopo una visita in Italia. Abbiamo risposto a questo rapporto, il Governo ha risposto replicando punto per punto sulle contestazioni e sulle preoccupazioni e dimostrando che sono tutte totalmente infondate), quando il Commissario parla di mancato rispetto dei diritti umani. Ma respingo con indignazione l'affermazione del Commissario del Consiglio d'Europa secondo cui gli atti di violenza avvenuti in Italia ai danni dei campi nomadi sono avvenuti «senza che vi fosse un'effettiva protezione da parte delle forze dell'ordine che a loro volta hanno condotto raid violenti contro gli insediamenti».
È una falsità clamorosa: la Polizia non ha mai fatto simili azioni! Il commissario dica quali sono questi atti! Dica quali sono questi atti! La Polizia non ha mai tenuto comportamenti di questo genere.
In conclusione, il Governo ha la ferma volontà di proseguire nell'azione intrapresa di contrasto alla criminalità e all'immigrazione clandestina, con misure efficaci ed immediate, che garantiscano il diritto di ogni cittadino a vivere nella sua città e nel suo Paese in piena sicurezza, combattendo le situazioni di degrado sociale e umano, offrendo a chi viene dall'estero in Italia per lavorare e vivere onestamente gli strumenti e i mezzi per integrarsi pienamente nel tessuto sociale, ma esigendo al contempo il pieno rispetto della legge, delle nostre culture, del nostro sistema sociale.
Questi sono i principi fondamentali contenuti nel Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo, predisposto dalla Presidenza francese dell'Unione europea. I punti qualificanti di tale Patto sono: contrasto dell'immigrazione irregolare attraverso l'impegno degli Stati ad evitare le sanatorie generalizzate e quelle relative a settori lavorativi, ricorrendo invece a strumenti di legalizzazione caso per caso, e assicurando altresì l'allontanamento dall'Unione degli stranieri che vi soggiornano irregolarmente; organizzare l'immigrazione legale in funzione delle esigenze e della capacità di accoglienza di ogni Stato membro; proteggere meglio l'Europa migliorando il controllo delle sue frontiere esterne, in uno spirito di solidarietà, anche attraverso lo sviluppo delle capacità operative di Frontex e la mobilitazione di tutti i mezzi per garantire un controllo più rigoroso dei confini terrestri e marittimi europei; costruire un sistema comune europeo in materia di asilo (è un aspetto, questo, che reputo particolarmente importante); infine, promuovere la cooperazione per favorire lo sviluppo dei Paesi terzi. Su questi principi, e sulla linea della Presidenza francese, si riconosce pienamente il Governo italiano.
[29 luglio 2008]