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Alitalia: il piano Fenice

Un grande Paese come l’Italia deve avere strumenti adeguati per proteggere e promuovere la propria immagine, la propria economia, il proprio patrimonio culturale e per rincrementare un settore importante come il turismo.
Uno di questi strumenti fondamentali è una grande, solida, efficiente compagnia aerea di bandiera. Tutti i più importanti Paesi del mondo ce l’hanno.

foto: AlitaliaUna compagnia di bandiera è indispensabile se si vuole che i turisti da tutto il mondo vengano in Italia piuttosto che andare altrove e se si vuole che i nostri imprenditori e i nostri manager possano recarsi all'estero per conquistare i mercati internazionali senza venire penalizzati in termini di tempo e di denaro rispetto ai loro colleghi degli altri Paesi.

Per questo motivo il presidente Berlusconi si è opposto alla svendita di Alitalia a un Paese in diretta concorrenza con noi sia da un punto di vista economico generale sia nel settore importantissimo del turismo internazionale, lanciando l’idea di una cordata di imprenditori italiani per salvare la nostra compagnia di bandiera.

Dopo mesi di duro lavoro, il 28 agosto venne presentato il “Piano Fenice”, che rendeva possibile il salvataggio e la privatizzazione della compagnia di bandiera, grazie all’impegno di una grande banca italiana, oggi tra le prime dieci nel mondo, e grazie a sedici motivati imprenditori italiani, che investiranno più di un miliardo di euro.

L’intero mese di settembre è stato dedicato a una lunga, complessa, faticosa trattativa con i sindacati dei dipendenti Alitalia. La realizzazione del piano era subordinata al preventivo accordo con i sindacati, condizione presente anche per le trattative con Air France, che saltarono proprio a causa dell'assenza del consenso sindacale.

Con pazienza e tenacia, il governo ha condotto in porto una trattativa lunga e resa ancora più difficile dagli ostacoli frapposti dal partito di Veltroni. Dapprima gli esponenti del PD avevano irriso il progetto sul quale Berlusconi si era impegnato in campagna elettorale. Poi, constatato che la cordata di imprenditori e i finanziamenti c’erano davvero, pur di danneggiare il governo hanno giocato contro il Paese, cercando di far fallire l’intesa. Volevano far cadere sul governo Berlusconi la colpa del fallimento di Alitalia e le conseguenze negative che ne sarebbero venute per tutto il sistema economico italiano.

Solo dopo aver constatato che l’opinione pubblica si era schierata contro questo loro atteggiamento, il segretario del Pd ha frettolosamente cambiato strategia, cercando addirittura di attribuirsi il merito del buon esito della vicenda.

Gli italiani sapranno giudicare questi comportamenti. Dal canto suo il governo ha dunque saputo portare a compimento una trattativa serrata con i sindacati e con gli imprenditori della cordata italiana, dando il via libera al “Piano Fenice”, per costituire una Alitalia nuova, una compagnia aerea più efficiente, finanziariamente in equilibrio, tecnologicamente avanzata, al servizio dell’Italia e degli italiani, che non peserà più sulle spalle dei contribuenti. E tutto questo senza svendite, senza danni per il turismo, gli affari, la libertà di spostamento, senza la chiusura di Malpensa.

Si deve procedere naturalmente ad un ridimensionamento del personale, il cui numero attuale non è compatibile con una gestione economicamente sana dell’azienda. Questo ridimensionamento sarà comunque molto inferiore a quello che si sarebbe verificato con la svendita di Alitalia ad Air France. Il personale in eccedenza non sarà abbandonato a se stesso perchè non è giusto che siano i singoli a pagare gli errori delle gestioni del passato e non saranno abbandonati neppure i piccoli risparmiatori che in Alitalia hanno creduto, investendo in titoli azionari ed obbligazionari della compagnia.

In definitiva, questo piano non solo è la scelta giusta, ma anche l’unica scelta possibile. Come alternativa ci sarebbe stato solo il fallimento di Alitalia, più di 20.000 persone senza lavoro e la rinuncia alla compagnia di bandiera, con i danni che ne sarebbero derivati per l’intero Paese. Anche la conclusione di questa vicenda dimostra che in Italia c’è un governo nuovo, che ha il coraggio di esporsi in prima persona assumendosi il rischio di obbiettivi difficili e importanti e che prende decisioni forti come raramente si è visto fare negli esecutivi che lo hanno preceduto nella storia della Repubblica.

Ecco i punti principali del piano:

  • La nuova compagnia di bandiera si chiamerà Compagnia Aerea Italiana e metterà insieme Alitalia e AirOne, per meglio competere sul mercato interno e internazionale.
  • Il governo ha nominato Augusto Fantozzi nuovo commissario di Alitalia, con il compito di gestire l’amministrazione straordinaria della compagnia e la cessione alla nuova compagnia aerea degli asset competitivi di Alitalia.
  • I soci della nuova compagnia hanno il vincolo di rimanere nel capitale della società fino al 2013. Nell'arco del primo triennio è previsto il ritorno all'utile della società.
  • I soci della nuova compagnia sono impegnati a individuare un forte partner industriale internazionale, che potrebbe partecipare al capitale della nuova società con quote di minoranza: Air France e Lufthansa hanno già manifestato il loro interesse.
  • Le rotte della nuova Alitalia saranno in totale 137, di cui 18 intercontinentali (5 di esse nuove: Rio, Dakar, Pechino, Shangai, Seoul).
  • Per gli aeroporti viene superato il concetto di hub a favore di una strategia multipunto, che si articolerà su sei aeroporti base: Milano (da cui saranno raggiungibili 73 destinazioni), Roma (44), Napoli (9), Catania (3), Torino (3) e Venezia (3).
  • La flotta della nuova società sarà ampiamente rinnovata, con 60 nuovi aerei in volo entro il 2013.
  • Il personale in esubero non sarà abbandonato a se stesso: è previsto un piano di sostegno della durata di sette anni, quattro anni di cassa integrazione e tre di mobilità, per consentire a tutti di ricollocarsi nel mondo del lavoro, rigorosamente in imprese private.
  • I possessori di azioni Alitalia che non accetteranno di convertire le loro azioni in quelli della nuova società saranno rimborsati con le risorse dei fondi per le vittime di frodi finanziarie, alimentati dalle giacenze sui “conti bancari dormienti”, inattivi da più di dieci anni.

[30 settembre 2008] 

 
 
 

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