Politica ambientale dell'Unione Europea: passa la linea italiana
Dopo mesi di trattative, a fine dicembre 2008 il governo italiano è riuscito a modificare il precedente piano europeo per la riduzione delle emissioni nocive in Europa. L’Italia ha vinto la partita sul clima al tavolo di Bruxelles, raggiungendo l’obiettivo di modificare i termini di un “pacchetto” ereditato dal governo precedente che conteneva condizioni gravose e penalizzanti per le nostre imprese, senza benefici per l’ambiente. Il governo ha condotto l’Unione a una decisione che tiene insieme le esigenze dell’ambiente, quelle dell’industria nazionale e più in generale dell’intera industria europea. Il nuovo accordo sul clima fa risparmiare all’Italia decine di miliardi da investire nell’industria manifatturiera (acciaio, vetro, ceramica, carta), scongiurando il rischio di delocalizzazione delle imprese di questi settori, con conseguente perdita di migliaia di posti di lavoro.
L’accordo prevede che entro il 2020 l’Unione Europea riduca del 20% le emissioni di gas serra, aumenti del 20% l’efficienza energetica e arrivi al 20% di energia prodotta usando fonti alternative. L’intento è quello di non penalizzare l’industria europea con regole troppo rigide, inutili per il clima se USA, Cina e India non fanno altrettanto.
[30 luglio 2010]
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