Lotta all'evasione fiscale, una scelta premiata
Nei primi otto mesi dell'anno gli accertamenti del Fisco hanno permesso di recuperare 2,8 miliardi di euro, quasi un miliardo in più rispetto al 2009, con un incremento del 47%. L'incontrovertibile linguaggio dei numeri smentisce così il ritornello della sinistra, che ad ogni piè sospinto tenta di accreditare l'immagine di un governo alleato o connivente con gli evasori. I dati sulle cifre boom nella lotta all'evasione sono stati resi noti ieri da Attilio Befera, direttore dell'Agenzia delle Entrate, nel giorno di avvio dello scudo fiscale, dal quale si attende un ritorno, per le casse dello Stato, di circa 5 miliardi.
Tornando ai dati, gli accertamenti sono stati 173mila (+7%) con una maggiore imposta accertata pari a 10 miliardi (+72%). Le verifiche nei confronti di soggetti con credito Iva segnalano un aumento degli accertamenti del 26%: tra minor credito e maggiore Iva a debito accertata, lo scostamento a favore del Fisco è di due miliardi.
Dimostra così di essere premiante la scelta di questo governo di lavorare sulla qualità dell'attività di controllo, mirata più a prevenire e ad educare che a reprimere. Non il Grande Fratello fiscale disegnato da Visco, quanto piuttosto un'azione di controllo efficace che ha come obiettivo primario gli evasori più incalliti. Si tratta di imboccare la strada di un Fisco più leggero, con sanzioni pesanti.
Con all'alleanza degli enti locali, si sta mettendo a punto una strategia mirata a singoli settori economici e territori dove le irregolarità sono più diffuse. Un primo screening coinvolge le imprese con volume di affari superiore ai 300 milioni di euro, poi i controlli saranno allargati ai grandi contribuenti (oltre 100 milioni): si raggiungerà così entro il 2011 una platea dalla quale dipende il 60% del gettito tributario. La stretta sulle controllate estere e l'inversione dell'onere della prova per chi detiene capitali oltre i confini fanno il resto.
Un decisivo tassello di questa strategia è costituito dallo scudo fiscale: chi non aderirà resterà senza paracadute, poiché dopo il 15 aprile i capitali detenuti all'estero e non denunciati verranno considerati frutto di evasione fiscale, con pesantissime sanzioni. Si sta costituendo a Milano una task-force "anti-paradisi fiscali", con il compito di acquisire informazioni utili all'individuazione dei fenomeni più rilevanti di evasione ed elusione internazionale. Con la Svizzera proseguono le trattative: alcune stime indicano in 300 miliardi i capitali italiani che hanno trovato rifugio dal Fisco. Da questo Paese la regolarizzazione potrà avvenire solo con rimpatrio dei beni sottratti, soggetti a tassazione del 5%.
Ieri mattina, ci informa Il Sole 24 Ore, in una banca di Milano si è presentato un contribuente italiano proveniente dal confine italo-svizzero e con una borsa contenente 20 milioni di euro. È la prima adesione allo scudo.
[16 settembre 2009]
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