Terremoto: case non chiacchiere
Da "LIBERO" di Gianluigi Paragone
TERREMOTO. CASE, NON CHIACCHIERE.
La notizia è che a Onna lo Stato ha riconsegnato un centinaio di case prefabbricate, consentendo a un nutrito gruppo di sfollati di uscire dalle sistemazioni di fortuna. Il resto è fumo negli occhi, è polemica da bar sport. Onna era la ferita del terremoto. A Onna andavano i giornalisti e gli operatori con le telecamere, per vedere cosa sa fare la natura quando ruggisce. Visitando Onna i grandi del mondo si sono commossi. DaOnna, dunque, occorreva ripartire. E come? Riconsegnando le case e rialzando quelle due, tre strutture attorno alle quali nasce una comunità. L`asilo, per esempio. A Onna qualsiasi presidente del Consiglio avrebbe guardato per uscire dall`emergenza.
Si doveva misurare con Onna per poi aprire il compasso sulle altre città abruzzesi colpite dal sisma. Questo presidente del Consiglio lo ha fatto, ma siccome questo presidente del Consiglio si chiama Silvio Berlusconi allora non va bene. Allora bisogna guardare al bicchiere mezzo vuoto. Allora c`è polemica, a prescindere. Il che, a pensarci bene, è folle in un Paese che fino a un minuto fa ha pagato ancora la ricostruzione del terremoto in Irpinia, accaduto quasi trent`anni or sono. Un paese dove le tragedie sono utilizzate per saccheggiare le casse pubbliche fino a che ce ne è.
Qualcuno ieri ha scritto che in Irpinia le case furono consegnate più velocemente. Ah sì? E quanto ci sono costate quelle case? Quanto ci è costato non avere un politico che ci mettesse la faccia assumendosi intera- mente a responsabilità del sucI cesso o del fallimento? Beh, Berlusconi lo sta facendo, anche in televisione. In Irpinia non si è mai saputo con chi prendersela per tutti quei soldi buttati in un pozzo senza fondo. Ci torneremo.
Certo, mica è finita qui la ricostruzione.
Se proprio vogliamo dircela tutta, siamo solo all`inizio perché ancora tanti sfollati dormono nelle tendopoli e temono il rigore dell`inverno. Le loro attese sono sacrosante. Lo sanno bene Berlusconi e Mister Protezione civile, Guido Bertolaso.Come abbiamo detto (e lo ribadiamo perché qui sta il vero punto della questione) costoro in Abruzzo si giocano la faccia.Berlusconi e Bertolaso si sono esposti come nessun altro aveva mai fatto prima: dopo la scossa distruttiva, la Protezione civile arrivò immediatamente sul posto, allestì tendopoli a tempo di record. ` Così come il premier non perse un giorno per precipitarsi sul luogo della tragedia.
Persino un consiglio dei ministri e un G8 furono trasferiti in terra d`Abruzzo per non far sentire solo quel popolo dalla tempra e dal carattere tosto. Sotto il massiccio del Gran Sasso i potenti della terra si impegnarono per accelerare la ricostruzione. Era come se ognuno volesse metterci un mattoncino. Ma un conto sono i mattoncini, un altro è dedicarsi all`edificio per intero. Tocca al governo farlo. E lo sta facendo, annodando i fili di quelle organizzazioni e istituzioni preposte alla gestione e al superamento delle emergenze. Ecco perché non ha senso strapparsi di mano la titolarità delle casette consegnate ieri: sono della Croce Rossa; no, sono della Provincia di Trento; no, sono di Harry Potter.
Sono dello Stato, perché è allo Stato che i cittadini si rivolgono per ottenere quel che gli spetta. Se anche questo pezzetto di buon senso va a farsi bene- dire, allora tanto vale evitare chiacchiere sulla sussidiarietà e sul senso di patria. Il guaio è che in questo Paese se una cosa la compie Berlusconi è taroccata, e se la compie pure bene è un falso d`autore. L vietato riconoscere al Cavaliere qualsivoglia risultato: la consegna delle case a Onna e poi negli altri luoghi colpiti dal terremoto sono il segno tangibile di quello che i cittadini chiedono alla politica. Non si può trascinare anche la ricostruzione dell`Abruzzo dentro il frullatore mediatico.
Ieri sul Corriere Giulio Tremonti ha utilizzato il mito della caverna, suggestiva immagine di Platone nella Repubblica, per criti care proprio questa proiezione del finto sul reale.«Berlusconi usa fl terremoto per farsi bello in tivù», dice la sinistra. Se anche così fosse, io dico che non è sbagliato in sé. Pri mo, perché dopo aver ascoltato nei talk show camionate di promesse dall`una e dall`altra parte, stavolta facciamo i conti con obiettivi centrati. Nel caso questo primo punto non bastasse ne aggiungo un secondo. La televisione può essere un notaio micidiale, pertanto se il premier in tv promette un ulteriore impegno - come ha fatto promettendo altre case per altri terremotati fino allo smantellamento delle tendopoli - ne risponderà davanti agli italiani. Ripeto, con la ricostruzione delle città colpite dal terremoto, Berlusconi si gioca una buonissimaparte dellapropria credibilità. E qui non stiamo parlando di gossip, ma di guai seri. Ecco perché sarà un banco di prova strategico per il governo.
[16 settembre 2009]
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