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La Banca del Mezzogiorno: un progetto serio vicino al territorio

foto: calcolatriceLa Banca del Sud “non sarà un carrozzone” e con “2-3 milioni” lo Stato ne finanzierà i primi passi, risparmiando rispetto ai 5 milioni previsti nel disegno di legge approvato dall'ultimo Consiglio dei Ministri. Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, torna così a parlare della necessità e dell'importanza di un istituto “dal carattere autoctono” per il Mezzogiorno, che è “l'unica grande regione d'Europa, dall'Atlantico agli Urali e dal Baltico al Mediterraneo, che non ha una banca propria”.

“Il problema vero non sono quanti soldi metta il pubblico ma che ideologia, che leva, che ethos si attiva”, spiega il ministro all'inaugurazione dell'anno accademico del Collegio di Milano, un campus inter-universitario di eccellenza per la formazione dei migliori studenti iscritti alle sette università del capoluogo lombardo. Il titolare dell’Economia ribadisce che per la Banca del Sud “non ci sono soldi pubblici”.

Una precisazione che arriva dopo aver ripercorso le tappe della crisi economico-finanziaria e gli interventi messi in atto dai Governi per salvare il mondo da quella che poteva essere “una catastrofe” planetaria. In particolare, sulla questione del denaro pubblico per l'istituto, peraltro “vietato dall'Unione europea”, spiega che nella fase di avvio del progetto, sulla scorta delle deroghe comunitarie per gli stanziamenti pubblici, “è ammesso un piccolo fondo”, anche perchè “in tempi di crisi chiedere l'utilizzo di qualche milione di euro è assolutamente accettabile”.

Il progetto di una banca “più vicina al territorio”, come quella pensata per il Sud, ha incassato un “entusiasmo crescente”, evidenzia, tanto che “ho come l'impressione che tutta la società economica e civile si mobiliterà: dall'industria al commercio, all'artigianato, alle cooperative di qualsiasi colore siano, a parti importanti del sindacato”.

L'idea di un istituto per il Mezzogiorno, dunque, è “condivisa con forza anche nella mia coalizione”, assicura Tremonti, ricordando come “ora in pista” ci siano “le banche di credito cooperativo” che rappresentano “il paradigma più prossimo” al progetto. Ma il modello a cui ispirarsi è quello del Credit Agricole, che il ministro definisce “straordinario.

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[19 ottobre 2009]

 
 
 

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