Il Pil italiano cresce meglio che negli altri stati
Come ampiamente dimostrato da altri indicatori, l’Italia è tra i Paesi che meglio stanno reagendo alla crisi. Al punto che la crescita del prodotto interno lordo nel terzo trimestre è del 50% più veloce della media di Eurolandia, e del triplo più rapida se come termine di paragone viene presa la crescita dell’Unione europea.
Nel terzo trimestre di quest’anno, secondo i dati Ocse, la ricchezza italiana è cresciuta dello 0,6%, rispetto ad uno 0,4% dei paesi Euro e dello 0,2% della Ue. Vale a dire che l’andamento della dinamica del pil è stata di poco inferiore alla media dei tutti i paesi fotografati dall’Ocse (i più industrializzati): 0,8%; risultato, questo, trainato dalla forte spinta del Giappone (in un trimestre è cresciuto dell’1,2%) e degli Stati Uniti (0,9%).
Di riflesso, ad “appesantire” la media del pil dell’Unione europea è il dato della Gran Bretagna, che anche nel terzo trimestre dell’anno ha segnato un -0,4%. Viene dunque confermato un elemento che ha portato a dire a Trichet, presidente della Banca centrale europea, che l’Italia uscirà prima e meglio di altri dalla crisi. E, forse, a fine anno (se le due economie proseguono l’attuale tendenza: una a crescere, l’altra a calare) , anche a superare la Gran Bretagna come valore complessivo del prodotto interno lordo.
Le scelte del governo
Alla base di questa rapidità di reazione dell’economia interna, le scelte del governo al servizio della vitalità del nostro sistema imprenditoriale. Molte aziende italiane hanno avviato per tempo una profonda ristrutturazione volta a conquistare quote di mercato, agevolate in questa operazione dalle misure messe in atto dal governo. Una su tutte: la detassazione degli investimenti.
Con la propria politica economica, il governo ha quindi favorito l’uscita dalla crisi, intervenendo – in prima battuta – sulle persone, potenziando gli ammortizzatori sociali; ma, contemporaneamente, introducendo quei meccanismi utili alle imprese per agganciare i primi refoli di ripresa. Ed i risultati sono oggi testimoniati dall’Ocse.
Cala la pressione fiscale
Le entrate fiscali in Italia sono diminuite al 43,2% del Pil nel 2008 dal 43,5% del 2007. E' quanto emerge dalle stime dell'Ocse che in un rapporto evidenzia come le entrate fiscali dei Paesi aderenti all'Organizzazione si ridurranno ancora nel 2009, in seguito ai tagli delle tasse decisi dai governi per sostenere la domanda durante la crisi. Alla base del dato fotografato dall’Ocse per l’Italia nel 2008, c’è la scelta del governo di eliminare definitivamente l’Ici, e le altre misure di alleggerimento fiscale per le imprese.
[24 novembre 2009]
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