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Tetto del 30% di alunni stranieri per classe

foto: quadernoLa decisione, confermata e approfondita ieri a In Mezz'ora dal ministro Gelmini, di mettere un tetto alla presenza di alunni stranieri in classe per favorire l'integrazione ed evitare le classi ghetto, costituisce un altro passo decisivo per governare il fenomeno dell'immigrazione.

La norma sarà, giustamente, graduale e flessibile, ma verrà applicata già nel 2010, all'inizio del prossimo anno scolastico. Ci sono città simbolo dell'immigrazione incontrollata, come Prato, dove questa misura era attesa da tempo. Il numero degli alunni stranieri presenti nelle classi pratesi è in costante aumento: nell'anno scolastico 2008-2009 erano 5620, pari al 16,7% della popolazione scolastica, mentre quest'anno si è toccato il 23%.

Ci sono scuole dove la percentuale di bambini immigrati è molto superiore: in alcune classi si arriva al 52%. A questo proposito, la precisazione che dal tetto del 30% fissato per classe saranno esclusi i nati in Italia potrebbe causare qualche problema, perché ci sono numerosi casi di bambini - soprattutto cinesi - nati in Italia, ma poi tornati a vivere in Cina, dai nonni o in collegio, e quindi rientrati in Italia in età scolare senza conoscere nemmeno una parola di italiano.

L'auspicio quindi è che nella circolare applicativa il criterio di esclusione dal tetto del 30% si riferisca non solo al luogo di nascita, ma anche e soprattutto all'effettiva conoscenza della lingua italiana.

foto: GelminiMa la decisione resta comunque storica: il numero degli alunni stranieri presenti in ciascuna classe non potrà infatti superare il 30 per cento del totale degli iscritti. Il governo ha previsto apposite risorse finanziarie per gli interventi di sostegno alle scuole per l'inserimento di bambini stranieri e ulteriori finanziamenti saranno stanziati per le scuole dei territori con alta presenza di cittadini stranieri.

Altro elemento fondamentale per l'integrazione degli alunni stranieri è il potenziamento della lingua italiana, indispensabile per poter andare di pari passo negli studi con i compagni di scuola. Il regolamento di riordino del primo ciclo prevede, infatti, che nella scuola media una quota di ore di insegnamento della seconda lingua comunitaria possa essere utilizzata per potenziare l'italiano per gli alunni stranieri.

L'assegnazione degli alunni non italiani nelle classi è decisa autonomamente dalle scuole che dovranno, comunque, procedere ad un accertamento delle competenze e dei livelli di preparazione dell'alunno per assegnarlo, di conseguenza, alla classe definitiva che potrà essere inferiore alla classe corrispondente all'età anagrafica. L'inserimento in una classe di un alunno straniero può inoltre essere preceduto o accompagnato da una prima fase di approfondimento della conoscenza linguistica. Si tratta di un'esigenza didattica, e non di una questione ideologica. Ma il Pd naturalmente non è d'accordo, ed è pronto a una dura battaglia in Parlamento, anche se ammette che così si evitano le cosiddette "classi d'ingresso" che erano state proposte dalla Lega con una mozione approvata dalla maggioranza alla Camera, definite, appunto, classi-ghetto. Per il Pd "si sta toccando il diritto all'istruzione che la nostra Costituzione riconosce indipendentemente dalla nazionalità e dalla cittadinanza degli alunni".

Ma la scuola, al contrario di quanto è accaduto finora, deve essere il luogo dell'integrazione. I nostri istituti sono pronti ad accogliere tutte le culture e i bambini del mondo, però, allo stesso modo, deve mantenere con orgoglio le proprie tradizioni storiche e insegnare la cultura del nostro Paese. Una indispensabile condizione questa per realizzare una vera integrazione. E stabilire un tetto del 30% di alunni stranieri per classe è uno strumento utile per favorire l'integrazione.

[11 gennaio 2010]

 

 
 
 

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