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Alfano: un filtro alle controversie

foto: alfanoMILANO - Un piano complesso per restituire efficienza alla giustizia civile. E la conciliazione ne costituisce un cardine. Ma per ripartire serve un'avvocatura moderna in grado di dimostrare nei fatti di avere abbandonato il vecchio luogo comune del "causa che prende causa che rende". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano spiega al Sole 24 Ore il senso e gli obiettivi delle misure operative da poche ore.

Signor ministro, la mediazione obbligatoria si inserisce in un quadro ampio di interventi che risale almeno all'estate 2009 con l'entrata in vigore della miniriforma della procedura civile...
All'anno prima, in realtà, al 2008, quando provammo ad accelerare le procedure di digitalizzazione delle notifiche. Proseguimmo nel 2009 con una serie di misure indirizzate a restituire celerità al processo, riducendo i tempi per la presentazione degli atti, sanzionando le condotte dilatorie, introducendo un filtro in Cassazione, per esempio. Ora la conciliazione rappresenta uno snodo fondamentale, ma per capirne la portata bisogna tenere presenti alcuni dati.

Quali?
Innanzitutto il numero delle controversie pendenti che è andato via via aumentando nel corso degli anni, con uno stock di arretrato di 5 milioni e 600mila cause a giugno 2010. Ma nel 2007 erano 4,6 milioni, con una crescita che solo negli ultimi tempi è andata diminuendo. Se non si riesce a istituire una sorta di filtro alle liti che approdano in tribunale anche la buona produttività della magistratura rischia di andare smarrita. La mediazione obbligatoria serve esattamente a questo: a tagliare, noi speriamo di almeno un terzo, i tempi del processo. In questo modo potremo rientrare a pieno titolo negli standard europei, quando oggi siamo al quarto posto per tasso di litigiosità.

Però l'avvocatura ha contestato pesantemente l'intervento sostenendo che presenta evidenti profili di incostituzionalità.
Distinguiamo: c'è un'avvocatura che contesta e un'altra che dimostra estrema attenzione. Parte degli enti di mediazione è costituita proprio da legali. Ma non è corretto sostenere che l'avvocato è del tutto emarginato dalla procedura di mediazione: è assolutamente naturale che un cittadino, ricevuta l'informativa dal proprio legale della possibilità di una soluzione stragiudiziale della controversia che lo vede parte, continui ad affidarsi all'assistenza del legale anche nel percorso di mediazione.

Quindi gli avvocati possono stare tranquilli?
All'avvocatura garantisco anche il massimo impegno per l'approvazione del nuovo ordinamento forense e che nell'ambito dei lavori parlamentari per discutere il disegno di legge sullo smaltimento dell'arretrato l'avvocatura reciterà un ruolo da protagonista. Su quest'ultimo provvedimento chiederò anche al Consiglio nazionale forense un parere ufficiale.

Si sente di farsi garante della preparazione tecnico-giuridica degli enti di mediazione iscritti nel registro del ministero?
Posso assicurare che saremo estremamente severi nella robusta attività ispettiva che li riguarderà. I cittadini devono potere contare su conciliatori preparati, disponibili a seguire però non solo criteri di natura codicistica ma di bonario buon senso per arrivare a soluzioni condivise delle liti. E quanto all'asserita incostituzionalità, nessuno ha mai pensato, nè può pensare, di sottrarre un cittadino al suo giudice naturale. La via giudiziaria è sempre aperta, nella consapevolezza che questa però può durare 9 anni, con costi assolutamente incerti a differenza della conciliazione che comunque non può andare oltre i 4 mesi, per ottenere un verdetto definitivo.

E sul fronte della digitalizzazione sul quale lei molto si è speso?
In generale credo che gli interventi debbano essere mirati, per evitare di gettare più risorse pubbliche in una macchina che non funziona. In passato più si è speso più l'arretrato è salito e i dati sono lì a dimostrarlo. Il piano appena varato con la collaborazione del ministro della Pubbblica amministrazione, Renato Brunetta, prevede obiettivi certi, informatizzazione di notifiche e dei pagamenti delle spese di giustizia, e tempi certi per chiudere, 18 mesi. A breve arriveranno le misure per la semplificazione dei riti.

di Giovanni Negri

5,6 milioni le cause arretrate

I procedimenti civili arretrati al 30 giugno 2010 erano 5.602.616. Le nuove cause civili iscritte nel 2008 erano 5 milioni nel 2009. Con 4.768 liti ogni 100 mila abitanti l'Italia è quarta in Europa

845 i giorni per un verdetto

Una causa ha attualmente una prospettiva di arrivare a sentenza in Tribunale dopo 845 giorni (2 anni e 4 mesi); servono poi altri 1.163 giorni per l'appello e ulteriori 1.195 giorni per la cassazione.

[22 marzo 2011]

 

 
 
 

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