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Perché il Csm è alla deriva

Neanche Napolitano ha fermato il Csm nella sua deriva ai limiti della Costituzione. Il presidente ha detto chiaro e tondo che l'organo di autogoverno dei magistrati può dare pareri sulle leggi approvate dal Parlamento, ma non può inserirvi valutazioni sulla costituzionalità di tali leggi, cosa che spetta ad altre istituzioni, cioè al capo dello Stato in sede di promulgazione delle leggi e alla Corte costituzionale se e quando investita delle relative questioni da parte dei giudici comuni. Insomma, un parere del Consiglio superiore della magistratura "non interferisce" con le funzioni "proprie ed esclusive del Parlamento". Ma "non può esservi dubbio o equivoco" sul fatto che al Csm "non spetti in alcun modo vaglio di costituzionalità".

togaLa lettera indirizzata a Palazzo dei Marescialli dal presidente della Repubblica è sicuramente un atto forte, teso a ricondurre quello dei giudici a un parere destinato a "rilevare e segnalare le ricadute che le normative proposte all'esame del Parlamento si presume possano concretamente avere sullo svolgimento della funzione giurisdizionale". Dunque, il Colle ha lanciato un monito preciso: dal Csm non può né deve esserci alcuna invasione di campo e alcuna interferenza con il lavoro del Parlamento. I pareri si danno al ministro, non alle Camere. Non è un dettaglio da poco. Il presidente ha sottolineato in questo modo che nella nostra forma di governo non esiste un ruolo d'interlocuzione diretta del Csm con il Parlamento. I pareri si danno al ministro perché questi possa assumere con consapevolezza la propria responsabilità politica di fronte alle Camere per l'andamento della giustizia. Mancino, da parte sua, concludendo il proprio intervento davanti al plenum aveva assicurato: "Non siamo e non vogliamo essere una terza Camera, ma rivendichiamo il diritto di essere ciò che siamo e ciò che il legislatore ci impone di essere".

Poi, però, con una furbata linguistica, il Csm ha bocciato - senza mai menzionare la Costituzione - la legge "blocca-processi", che presenterebbe "profili di grave irragionevolezza" sia in relazione allo "spartiacque temporale", sia per "la scelta dei reati", approvando così la bozza presentata nei giorni scorsi e assumendo così su di sé le prerogative che la Costituzione assegna solo al legislatore. L'appello del capo dello Stato, dunque, non è stato ascoltato, e il Csm ha deciso di portare il Paese in una grave crisi istituzionale. Ora il governo ha una strada obbligata davanti a sé: dichiarare irricevibile il parere del Csm.

[02 luglio 2008]

 
 
 

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