Università, come è e come sarà
Atenei, governance, docenti , diritto allo studio. Questi i quattro ‘capitoli’ sui quali interviene la riforma dell’Università.
Di seguito i contenuti del disegno di legge relativo come riferiti dal ministero dell’Istruzione, per quanto riguarda il funzionamento degli atenei, con l’indicazione dell’intervento, la situazione attuale, quando esiste, e quella futura.
- Possibilità per gli atenei di fondersi tra loro o aggregarsi su base federativa per evitare duplicazioni e costi inutili. Come è: oggi università vicine non possono unirsi per razionalizzare e contenere i costi. Come sarà: ci sarà la possibilità di unire e federare università vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, per abbattere costi e aumentare la qualità.
- Introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme secondo criteri nazionali concordati tra Miur e Tesoro. Come è: i bilanci delle università non sono chiari e non calcolano la base di patrimonio degli atenei. Come sarà: i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiori trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio.
- Riduzione dei settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370 a circa la metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore). Come è: ogni professore è oggi rigidamente inserito in settori scientifico disciplinari spesso molto piccoli, anche con solo 2 o 3 docenti. Come sarà: saranno ridotti per evitare che si formino micro settori, che danneggiano la circolazione delle idee e danno troppo potere a cordate ristrette.
- Delega al ministro per riorganizzare i dottorati di ricerca al fine di creare un vero sistema di formazione di terzo livello sia per l’accademia che per le imprese.
- Adozione di un codice etico. Come è: non ci sono regole per garantire trasparenza nelle assunzioni. Come sarà: ci sarà un codice etico per evitare incompatibilità, conflitti di interessi legati a parentele.
- Limite massimo complessivo di 8 anni al mandato dei rettori, inclusi quelli già trascorsi prima della riforma. Come è: ogni università decide il numero dei mandati. Come sarà: un rettore non potrà rimanere in carica per più di 8 anni con valenza retroattiva.
- Distinzione netta di funzioni tra Senato e Cda, il primo organo accademico, il secondo di alta amministrazione e programmazione. Come è: attualmente vi è confusione e ambiguità di competenze tra i due organi che non aiuta l’assunzione della responsabilità nelle scelte. Come sarà. Il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma sarà il Cda ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate.
- Limiti di 35 membri nel Senato e di 11 nel Cda per superare assemblearismo e paralisi. Come è: il Senato è composto anche da più di 50 persone e il Cda da 30. Come sarà: sarà ridotto il numero di membri del senato a un massimo di 35 e del cda a 11 per evitare organi pletorici e poco responsabilizzati.
- Cda fortemente responsabilizzato e competente, con il 40% di membri esterni.
- Rafforzamento del peso della rappresentanza studentesca in Senato e Cda.
- Introduzione di un direttore generale al posto del direttore amministrativo. Come è: oggi il direttore amministrativo è spesso un esecutore con ruoli puramente amministrativi. Come sarà: il direttore generale avrà compiti di grande responsabilità e dovrà rispondere delle sue scelte, come vero e proprio manager dell’ateneo.
- Nucleo di valutazione d’ateneo a maggioranza esterna. Come è: i nuclei di valutazione sono oggi a maggioranza composti da docenti interni. Come sarà: il nucleo di valutazione dovrà avere una maggiore presenza di membri esterni per garantire una valutazione oggettiva e imparziale.
- Semplificazione della struttura interna degli atenei. Come è: si sovrappongono organi quali il consiglio di corso di studio, il consiglio di dipartimento, la facoltà. Come sarà: saranno razionalizzati gli organi evitando sovrapposizioni.
- Commissioni di abilitazione nazionale autorevoli con membri italiani e per la prima volta anche stranieri. Come è: le università possono assumere nuovi professori senza un filtro nazionale. Come sarà: una commissione nazionale autorevole dovrà abilitare coloro che sono abilitati a partecipare ai concorsi per le varie fasce. Saranno valutate le capacità e il curriculum sulla base di parametri predefiniti.
- Le università potranno assumere solo coloro che saranno riconosciuti validi dalla commissione.
- Attribuzione dell’abilitazione, a numero aperto sulla base di criteri di qualità stabiliti con Decreto Ministeriale sulla base di pareri dell’Anvur e del Cun. Come sarà: la commissione nazionale, composta anche da docenti stranieri, dovrà esprimersi a favore della domanda di abilitazione. Non ci saranno limiti al numero di abilitazioni.
- Incentivi economici al trasferimento per i docenti al fine di rendere concretamente possibile la mobilità. Oggi la mobilità è spesso resa difficile dai costi che il docente deve sostenere per trasferirsi.
- Procedure semplificate per i docenti di università straniere che vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia.
- I professori dovranno svolgere 1.500 ore annue di cui almeno 350 per docenza e servizio agli studenti. Come sarà: Viene per la prima volta stabilito un riferimento uniforme per l’impegno dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli studenti.
- Scatti stipendiali solo ai professori migliori. Come sarà: si rafforzano le misure annunciate nel Decreto Ministeriale 180 in tema di valutazione biennale dell’attività di ricerca dei docenti. In caso di valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può partecipare come commissari ai concorsi.
- Diritto allo studio. Delega al governo per riformare organicamente la legge 390 del 1991, in accordo con le Regioni. Obiettivo: spostare il sostegno direttamente agli studenti per favorire accesso agli studi superiori e mobilità.
[15 luglio 2009]
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