Il trattato con la Libia: chiusura della questione coloniale
L’Italia è il primo Paese che nel rapportocon una ex-colonia riconosce le proprie responsabilità e i danni morali e materiali. All’inizio degli anni Novanta la Libia era un Paese isolato nella comunità internazionale, colpito da sanzioni ONU, considerato un pericolo per la sicurezza e la stabilità nel Mediterraneo. Ora, grazie alla paziente attività diplomatica del presidente Berlusconi, non è più così.
Gli impegni dell’Italia:
- Cinque miliardi di dollari di risarcimento in venti anni, per costruire infrastrutture in Libia. Le aziende italiane saranno in prima fila per assicurarsi gli appalti
- Cento borse di studio universitariee post-universitarie a studenti libici
- Programma di cure presso ospedali italiani per le vittime delle mine in Libia
- Restituzione alla Libia di manoscritti e reperti archeologici trasferiti in Italia in epoca coloniale.
Gli impegni della Libia:
- Abrogati tutte le leggi che impongono vincoli o limiti alle imprese italiane operanti in Libia
- Concessione dei visti di ingresso ai cittadini italiani espulsi nel 1970
- Scioglimento dell’Azienda libico-italiana, che finora si è rivelata un ostacolo allo sviluppo della presenza economica italiana in Libia.
- Ristrutturazione del cimitero civile italiano di Tripoli, abbandonato dopo il 1970
Inoltre vengono finalmente risarcitii danni subiti dai nostri connazionali, con uno stanziamento di 150 milioni di euro in tre anni.
BLOCCO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA
La lotta all’immigrazione clandestina prevede:
- Pattugliamenti congiunti Italia-Libia all’interno delle acque territoriali libiche.
Dal 6 maggio 2009 è attivo il controllo via mare, per impedire la partenza delle barche dei clandestini verso le nostre coste e per riportarle in Libia, una volta intercettate. In un anno gli sbarchi si sono azzerati. - Sorveglianza della frontiera libica meridionale la Libia ha quasi 2.000 chilometri di frontiera nel deserto, dalla quale passano i clandestini provenienti dai Paesi dell’Africa subsahariana. Questo confine sarà monitorato con un sistema satellitare italiano, in base
a un accordo tra Libia, l’Italia e l’Unione Europea, che finanzia il 50% del costo.
OPPORTUNITÀ PER LE IMPRESE ITALIANE
Durante la visita a Roma del colonnello Gheddafi (10-13 giugno 2009) il contratto con l’ENI è stato allungato di 30 anni. Le imprese italiane sono privilegiate nella realizzazione del piano di infrastrutture libiche: ad esempio, il 22 luglio 2009 l’Ansaldo (Gruppo Finmeccanica): ha avuto la commessa di 541 milioni di euro per la costruzione della ferrovia costiera tra Tunisia ed Egitto e per la linea ferroviaria interna libica.
[30 luglio 2010]