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Finanziaria "light": ecco i principi

foto: calcolatriceIl governo ha varato per il secondo anno di seguito la cosiddetta Finanziaria-light, un provvedimento leggero in soli tre articoli (furono quattro l’anno scorso), che in realtà è solo un aggiustamento al bilancio triennale approvato nel giugno 2008.

La Finanziaria, infatti, è sparita. E non per un ghiribizzo, o meglio un atto “di regime” di Berlusconi o Tremonti, ma perché ha così stabilito una riforma quadro “di contabilità e finanza pubblica” già approvata all’unanimità al Senato e ora in attesa del sì definitivo della Camera.

Il principio, finora condiviso in modo bipartisan, è di grande trasparenza e saggezza.

  • Le grandezze esterne del bilancio italiano sono quelle derivanti dagli impegni europei, che tutti dicono di dover condividere.
  • Sul piano interno, occorre raccordare queste grandezze con il patto di stabilità sottoscritto da regioni, comuni, Asl e quant’altro.
  • Se sono necessari altri interventi su singoli terreni, come è stato in questi mesi per fronteggiare la crisi economica o per riformare la scuola o per finanziare sicurezza e ordine pubblico, lo si fa con leggi e riforme ad hoc, con relativa copertura finanziaria.
  • In questo modo tutti – sindacati, imprenditori, parti politiche e ciò che più conta i cittadini – hanno un quadro esatto delle varie poste in gioco, compresi costi e benefici. Facciamo tre esempi:
  1. Quella per la scuola era stata presentata dalla sinistra come una politica di tagli selvaggi. Si è visto che è invece una riforma organica nella quale si eliminano gli sprechi e le assurdità (specie all’università) e si dà alle famiglie ciò che viene risparmiato.
  2. I bonus per le auto hanno comportato un costo per il governo ma alla fine hanno rimesso in moto un settore trainante per il Paese e sono tornati sotto forma di maggiore Iva nelle casse pubbliche.
  3. I fondi giacenti e non utilizzati dalle regioni sono stati impiegati per finanziare gli ammortizzatori sociali che hanno salvato dalla crisi i lavoratori ed il Paese.

Tutto questo non sarebbe stato possibile con la vecchia Finanziaria.

La Finanziaria era nata negli anni Settanta come risultato del consociativismo tra Dc, Psi e Pci. Era un totem, l’occasione unica per ottenere soldi e privilegi; le lobby ed i partiti si spartivano di fatto i denari dei contribuenti. Ebbe come risultato di far lievitare il debito pubblico al livello record che ci portiamo come zavorra. A parole la sinistra e certi settori della Dc chiedevano rigore. Di fatto praticavano l’esatto contrario. La Finanziaria avrebbe dovuto sparire con i vincoli europei e con il patto di stabilità imposto dal precedente governo di centrodestra.

Il governo sta portando il Paese fuori dalla crisi senza avere imposto un solo euro di tasse, senza aver toccato, ma anzi difendendoli i risparmi, gli investimenti, la casa, le infrastrutture.

[23 settembre 2009]
 

 
 
 

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