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Per la donna che lavora

foto: donna al lavoroPIANO CONCILIAZIONE TEMPI DI VITA E DI LAVORO

Il sostegno alle madri che lavorano e all’occupazione femminile sono una priorità del governo. Il Piano di interventi investe 40 milioni di euro per favorire la conciliazione attraverso linee di intervento:

  1. Le baby sitter di condominio, dette tagesmutter. La tagesmutter è una figura  professionale molto diffusa nei Paesi del Centro e del Nord Europa e già utilizzata in alcune Regioni, che accudisce nella propria casa un massimo di cinque bambini di età compresa tra gli zero e i tre anni.
  2. Sostegno ad interventi sperimentali proposti dalle Regioni e dalle Province autonome, tra i quali gli albi comunali per babysitter e badanti.
  3. Incentivazione del telelavoro, mediante acquisto di attrezzature hardware, pacchetti software e attivazione di collegamenti ADSL.
  4. Sostegno al rientro dal congedo di maternità, tramite percorsi formativi e di aggiornamento.
  5. Per le famiglie in difficoltà, erogazione di voucher per l’acquisto di servizi di cura offerti da strutture specializzate (nidi, centri estivi, ludoteche) o in forma di “buoni lavoro” da prestatori di servizio.
  6. Diffusione di contratti a tempo parziale modellabili sulle esigenze delle famiglie.

IL PROGETTO NIDI PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Per agevolare le donne che lavorano, il progetto prevede di utilizzare di realizzare nelle sedi delle pubbliche amministrazioni un asilo  aziendale per i figli dei dipendenti, con una quota dei posti riservata anche ai figli di lavoratori delle aziende private della zona. Attualmente solo il 4% delle amministrazioni pubbliche dispone di nidi aziendali, concentrati per il 31% in Lombardia, per il 19% nel Lazio e nel Veneto. La prima tranche del Piano è stata finanziata con 25 milioni di euro. Nel 2009 sono stati creati mille posti. L’obiettivo è arrivare entro 10 anni a una copertura per 80-100mila posti

PARI OPPORTUNITÀ SUI LUOGHI DI LAVORO

Il Consiglio dei Ministri ha approvato a dicembre 2009 il decreto legislativo  che recepisce la Direttiva europea in materia di parità tra donne e uomini nei luoghi di lavoro. Si va dall’accesso al lavoro (non esistono lavori da uomini che una donna non possa fare), alla disparità di trattamento economico (uomini e donne con le medesime mansioni devono avere identico stipendio), agli impedimenti di mobilità verticale nella carriera, alle penalizzazioni in caso di gravidanza. Il principio vale ugualmente per i padri (che possono utilizzare i congedi parentali) e anche per chi decide di adottare un figlio: nel testo infatti è stabilito che non può essere licenziato il lavoratore (o la lavoratrice) che deve  recarsi all’estero per un’adozione internazionale. Le molestie sessuali in ufficio sono finalmente riconosciute come fattore di discriminazione. Sono previste sanzioni fino a 50 mila euro di multa o a 6 mesi di reclusione per quei datori di lavoro che discriminano  donne o uomini in base al sesso. Tra i diritti riconosciuti alle donne c’è anche quello di poter lavorare fino ai 65 anni di età, esattamente come accade per gli uomini.

 

 
 
 

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