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L'eredità del governo Berlusconi

foto: berlusconiIl governo Monti non parte da zero. Né cancella intere riforme, come fece nel 2006 Romano Prodi. Nel chiedere la fiducia, il nuovo presidente del Consiglio ha citato una lunga serie di provvedimenti firmati dal centrodestra di Silvio Berlusconi, ai quali intende dare piena attuazione e che costituiranno la cornice del suo programma: anche se, visti i nuovi attacchi ai debiti dei paesi euro – non più solo all’Italia, ora è presa di mira la Francia con la sua tripla A – sarà necessaria una nuova manovra di emergenza.

Non solo. Mario Monti, come già nello sciogliere la riserva, ha di nuovo rivolto “un pensiero rispettoso” a Berlusconi “che ha facilitato in questi giorni la mia successione”.

Ma vediamo le riforme e le misure che il centrodestra lascia in eredità all’esecutivo tecnico.

  • La legge di stabilità al cui interno sono inserite le 39 risposte alle altrettante domande della Commissione europea. Si tratta del maggiore impegno assunto dal Paese con l’Europa.
  • Il pareggio di bilancio da conseguire nel 2013.
  • La doppia manovra estiva con gli interventi su fisco, previdenza e mercato del lavoro (argomento che approfondiamo a parte).
  • Il piano per le infrastrutture , sul quale il centrodestra ha puntato fin dall’inizio attraverso la legge obiettivo, e che non è certo rimasto a livello di intenzioni: basta ricordare l’alta velocità, la Tav, il passante di Mestre, la Salerno-Reggio Calabria, la Pedemontana, il terzo valico Genova-Nord Europa, e molto altro. Bene: sulle infrastrutture sia Monti sia Corrado Passera attribuiscono il ruolo centrale nel rilanciare la crescita.
  • Scuola e università . Monti intende non solo mantenere ma implementare la riforma Gelmini estendendo a tutti i livelli i criteri meritocratici (test Invalsi) e completando l’attuazione dei decreti attuativi.
  • Riforma fiscale . Anche questa citata più volte: la delega del precedente governo verrà attuata, a cominciare dal suo principio fondante, lo spostamento del peso delle tasse dai redditi ai consumi, dalle persone alle cose; con il disboscamento delle varie centinaia di sgravi spesso ingiustificati.
  • Riforma del lavoro . In perfetta continuità con il governo Berlusconi si legge chiara nelle parole di Monti l’intenzione di scardinare quel complesso di norme che ingessano da decenni il mercato del lavoro (“alcuni fin troppo tutelati”) e affondano la produttività del Paese. La volontà espressa dal neo-premier di spostare il baricentro della contrattazione in direzione aziendale sta esattamente sulla strada battuta dal nostro governo con il tanto contestato articolo 8 della manovra estiva e la detassazione dei premi di produzione e del lavoro straordinario.
  • Costi della politica . Conferma dei tagli ai privilegi degli eletti, e soprattutto della abolizione delle province: per ora con il trasferimento delle loro competenze alle regioni o ai comuni, e quindi con una necessaria legge di riforma costituzionale. E’ lo stesso percorso deciso dal centrodestra e in particolare dal Pdl. E qui vale la pena di ricordare che tutto ciò, con l’aggiunta della riduzione dei parlamentari e della fine del bicameralismo perfetto, era già stabilito dalla riforma istituzionale approvata dal governo Berlusconi 2001-2006, e poi cancellata dalla sinistra. Che portò in piazza Oscar Luigi Scalfaro con lo slogan “difendiamo la Costituzione”.

 

[19 novembre 2011]
 

 
 
 

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