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Ecco come il governo Prodi tartassò precari, poveri e famiglie

foto: svolta a sinistra

La sinistra ironizza sulla social card: "È un'elemosina" secondo il Pd; Rosy Bindi la definisce "un pannicello caldo". Per Guglielmo Epifani "è uno strumento usato da Roosevelt negli anni Trenta, non puoi introdurre nel nuovo millennio una cosa di 60 anni fa".

A Paolo Ferrero (Rifondazione) ricorda invece le tessere annonarie del fascismo, e per questo va comunque bocciata. Ma che cosa ha fatto la sinistra, quando era al governo, per i meno abbienti, per i precari, per chi rischia il lavoro? E che cosa sta effettivamente facendo il governo Berlusconi? Vediamo punto per punto.

La card esiste in mezzo mondo

Quello che secondo Epifani è uno strumento di 60 anni, ed a Ferrero ricorda il fascismo, è invece un modo di intervento che si sta diffondendo nei paesi più evoluti. Una carta ricaricabile per meno abbienti o per i giovani a basso reddito esiste in Gran Bretagna, Polonia e Olanda, con le stesse caratteristiche della social card italiana. Negli Usa è stata riavviata nel 1961 e dal primo ottobre di quest'anno è mirata agli acquisti di viveri per le persone a basso reddito. Un'altra card lanciata dalla Croce Rossa si è rivelata determinante dopo l'uragano Katrina. Lo stato della Georgia la utilizza per il supporto all'infanzia e per evitare alle famiglie bisognose le spese dei conti bancari. Epifani e Ferrero farebbero bene ad informarsi.

I poveri al tempo di Prodi

L'aumento delle aliquote decisoo dal governo di sinistra ad opera di Vincenzo Visco ridusse la fascia di esenzione totale dalle tasse e soprattutto creò gli incapienti: contribuenti a basso reddito che, essendo esclusi dalla denuncia dei redditi, non potevano neppure usufruire delle detrazioni fiscali e di altri benefici. Anziani, pensionati, famiglie numerose. Il governo non solo ha eliminato fin dall'inizio questa ingiustizia, ma interviene con la social card e con il bonus proporzionato al nucleo familiare ed al reddito, fino ad un tetto di circa 25.000 euro.

Le addizionali al tempo di Prodi

La sinistra non solo escluse la fasce deboli dai benefici fiscali, ma le costrinse a pagare le addizionali comunali e regionali, che non prevedevano alcuna franchigia per i disagiati. Risultato: pesanti aggravi per i redditi più bassi. Il centrodestra ha bloccato fin dall'inizio le addizionali, imponendo agli enti locali di risparmiare sulle spese.

I precari al tempo di Prodi

La sinistra aumentò il prelievo contributivo sui lavoratori i precari. Il centrodestra interviene predisponendo per la prima volta un sussidio per chi, di loro, resta senza lavoro.

La cassa integrazione al tempo di Prodi

Pur beneficiando di una buona congiuntura economica e dei famosi tesoretti, il governo di sinistra aveva ridotto lo stanziamento per la cassa integrazione. Il governo attuale lo ha rifinanziato prima con 600 milioni di euro previsti nella Finanziaria 2009, e adesso raddoppiando la cifra a 1,2 miliardi.

Gli straordinari al tempo di Prodi

Aumentando le imposte dirette e dunque il peso delle aliquote marginali, Prodi e Visco avevano tassato in particolare ogni euro guadagnato in più. Misura che ha colpito particolarmente straordinari e premi di produzione dei lavoratori dipendenti. Il governo attuale ha ridotto al 10% l'imposta sul salario extra.

I ticket al tempo di Prodi

La sinistra aveva ripristinato i ticket farmaceutici e sulle ricette (dopo averli aboliti alla vigilia delle elezioni 2001). Il governo ha imposto alle regioni di ridurre gli sprechi sanitari.

Gli sconti per gli studenti al tempo di Prodi

La sinistra aveva introdotto il "bonus piscine": la detraibilità delle spese sostenute per l'iscrizione a palestre e simili. Il governo attuale ha reso deducibile dal reddito la spesa per l'abbonamento ai mezzi pubblici.

La casa al tempo di Prodi

La sinistra aveva deciso di aumentare gli estimi catastali sui quali si pagano le tasse sulle abitazioni, in previsione di un aumento generalizzato del prelievo sulle case. Il governo attuale non solo ha abolito l'Ici sulle prime case, ma ha avviato un ampio piano di edilizia popolare da destinare ad affitto o acquisto a prezzi ridotti.

Le bollette al tempo di Prodi

La sinistra attuò una finta liberalizzazione dei servizi pubblici, lasciando molti di quelli locali in mano agli enti locali. In pratica dette mano libera sulle bollette senza alcun controllo sulla proprietà e la produzione. Risultato, aggravi record per le utenze domestiche. Questo governo riduce le bollette per i meno abbienti.

Il lavoro al tempo di Prodi

La sinistra aveva cancellato le grandi opere pubbliche paralizzando un settore che può dare lavoro a migliaia di persone (oltre a bloccare infrastrutture necessarie al Paese). Questo governo stanzierà oltre 16 miliardi di denaro contante per ripartire subito: entro venerdì il Cipe indicherà la lista delle priorità. Si tratta anche della raccomandazione dell'Unione europea per autorizzare sforamenti al deficit, di cui peraltro l'Italia non ha intenzione di approfittare.

La torta degli aiuti al tempo di Prodi

Riducendo di cinque punti il cuneo fiscale, la sinistra ne aveva destinati tre alle grandi imprese, e due ai dipendenti. Ma in questi due punti era compresa anche la rimodulazione delle aliquote Irpef. Risultato: il lavoro dipendente non si trovò in tasca nulla. Il governo attuale indica invece con precisione ciò che andrà alle imprese e ciò che andrà direttamente alle famiglie e agli anziani.

Domanda

Quelle decise in queste ore dal centrodestra sono tutte ricette "di sessant'anni fa", elemosine, pannicelli caldi? O forse la sinistra ha ancora la coda di paglia per aver dimenticato – e spesso bastonato – quei ceti più deboli che avrebbe dovuto difendere?

[27 novembre 2007]

 

 
 
 

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