State tranquilli, il maestro unico non è cancellato.
di Renato Farina da Libero del 12 dicembre 2008
State tranquilli, il maestro unico non è cancellato.
Potenza delle balle. Ora gira la notizia che la Gelmini è caduta, ha ceduto, è tornata indietro sul maestro unico. Non è così. Lo so che non ci credete, perché le televisioni vi hanno già intortati. Ma ho ragione io. Neanche se volesse potrebbe cambiare la pratica dell’insegnante delle elementari del tipo nuovo: c’è una legge pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale, e la sua applicazione non è in potere del ministro e dei sindacati. Invece si dice: si cambia. Sarà facoltà delle famiglie scegliere se avere il maestro unico o il tempo pieno. Così è scolpito sulle agenzie. Giusto. Peccato che non ci sia alcuna novità. È sempre stato detto e arcidetto dalla Gelmini, ma nessuno le prestava fede. Berlusconi lo ha ripetuto e arciripetuto: invano. Il decreto n. 137, articolo 4, prevede il diritto per le famiglie di optare per l’orario di 40 ore, il famoso tempo pieno. Ovvio che se l’orario di un maestro è di 22 ore, uno solo per classe non basta. Uno dirà: e allora dove stava la riforma Gelmini? La novità educativa e il risparmio di denaro consiste nel fatto che non potranno più esserci tre maestri in classe contemporaneamente; ma ce ne sarà uno solo alla volta. In tal modo c’è il maestro dominante, il perno, e intorno a lui ruotano il maestro di inglese e un altro docente, in modo da arrivare al tempo pieno. Insomma, lo Stato pagherà 40 ore di lavoro la settimana per ogni classe e non 80 ore o più come finora è accaduto. Dunque bisognerebbe mettere la Gelmini in trono e scusarsi delle accuse ingiuste che hanno messo in confusione le famiglie, invece di denunciarne i ripensamenti.
Il rinvio.
C’è un’altra notizia. Il rinvio della riforma delle superiori al 2010. Non è mica una ritirata. Calma ragazzi. Non c’è nessun sciogliete-le-righe. Non facciamo i disfattisti. Si è deciso di non giocare adesso la carta della riforma delle scuole superiori proprio perché il governo Berlusconi la vuole davvero. Prima si è anche chiesto il permesso alla Moratti, l’autrice, e lei che è una manager e persino una mamma ha detto: fate bene. Imporla subito per l’anno venturo sarebbe stato come buttarla via. Buttarla in pasto alle fiere della sinistra, che avrebbero avuto dalla loro parte le pie madri dei ragazzotti di 14 anni.
Il Cavaliere e la Gelmini per rinviarla al 2010 hanno ragionato sulla base della realtà e non della teoria. Le famiglie oggi hanno già l’ansia instillata da tivù e giornali a causa di una crisi economica che non si capisce bene da che parte ci prenderà per il collo, ma tutti giurano che ci strozzerà. Ci manca solo l’arrivo dell’Uragano Letizia (Moratti) perché le sinistre riescano a creare un clima di tregenda e di angoscia tra adolescenti, mamme e zie apprensive, papà che non sanno niente ma fanno finta d’incazzarsi con governo, professori sempre pronti a lamentarsi.
Stavolta peraltro avrebbero avuto ragione tutti quanti a protestare. Mi spiego. La riforma prevede la riduzione (opportunissima) del numero degli istituti tecnici (oggi abbiamo 31 denominazioni circa, sono quasi numerosi come i tipi di formaggio), l’abrogazione delle magistrali, trasformate in licei di scienze umane, una scrematura dei molti tipi di licei fioriti in questi anni. Eliminazione di discipline. Orari nuovi. Più inglese. Latino qua e là. Cose per cui la Moratti merita baci. C’è un però. Non si fa in tempo a far le cose per bene, causa l’altolà imposto al tempo di Prodi. In questi ultimi mesi scuole e prof hanno già avviato e concluso i colloqui di orientamento con gli allievi, le scuole definito le loro offerte per l’anno prossimo, dato che le iscrizioni si chiudono assai presto.
I ragazzi convinti a iscriversi ad un certo tipo di liceo, si sarebbero sentiti ancora una volta presi in giro dagli adulti, un buon alibi per non fidarsi della politica, del governo. Un pretesto per disobbedire.
Insomma: brava Gelmini. Ottima scelta. Non è un passo in dietro, ma una mossa che spiazza le sinistre già pronte a piantare un altro casino per sconquassare scuola e piazze. Il ministro e la commissione parlamentare (ci sono dentro pure io) ascolteranno i professori che sono impegnati da anni, potranno valutare quali esperimenti sono validi e quali da buttare via.
È così che si lavora in politica dopo le ideologie sessantottine. Non applicando la carta alla vita, ma attingendo dall’esperienza.
Questo è un governo rivoluzionario perché ha capito che i cambiamenti si fanno aggiustando le cose, rimettendo al centro il buon senso e la sana tradizione invece che proclamando i miracoli e i ribaltamenti in quattro e quattr’otto.
Con il decreto Gelmini sulle scuole elementari, con intelligenza, con due o tre tocchi, il ministro dell’Istruzione ha fatto la più grande riforma con una paginetta semplicissima. Ripeto. Non più tre maestri in classe, ma uno solo, con l’apporto di altre ore di inglese e religione con altri maestri. Il voto in decimali, la condotta, la riduzione del costo dei libri, il grembiule per un ordine e un senso di appartenenza, l’educazione civica. Tempo pieno garantito. E si parte subito. Un passo, due passi: diceva Lenin che di rivoluzioni capiva…
Guai in vista.
Intanto prepariamoci a un altro chiasso indiavolato. C’è in discussione il decreto sull’università della medesima Gelmini: è un rimedio necessario e urgente alla logica baronale vigente nei concorsi per professori ordinari e associati. Incrementa inoltre in modo sostanziale i fondi destinati al diritto allo studio. Ha dunque tutti i crismi per essere appoggiata anche dall’opposizione. Del resto le scelte della Gelmini, approdate al Senato, sono state condivise da autorevoli esponenti della sinistra, ad esempio dal democratico Nicola Rossi. Eppure pur di crearsi spazio di manovra in piazza la sinistra ha votato contro. Lo scopo evidente è quello di preparare manifestazioni studentesche e una protesta da cavalcare a prescindere da qualsiasi contenuto. Per la stessa ragione si sta opponendo alla Camera, in ogni commissione, con ogni pretesto e con argomentazioni estremistiche, così da screditare il governo e la maggioranza con uno spirito da falsari e versare benzina sui disagi degli studenti. Prepariamoci alla piazza incendiata in nome dell’università dei baroni. Non buttiamo la riforma Moratti in quel falò.
[12 dicembre 2008]
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