Intervista del ministro Fitto al Foglio
"Il federalismo lo vuole il Sud"
da "Il Foglio" del 12 settembre 2008
Passa per essere il ministro del sud incaricato di frenare il nordismo della Lega, "ma non è così - ride Raffaele Fitto. Il federalismo rappresenta al contrario l`occasione storica per il rilancio del Mezzogiorno". A trentanove anni dirige "la centralina dì contatto", così la definisce, tra il governo di Roma e le autonomie locali. Ovvero la Conferenza stato-regioni e la Conferenza unificata, quella dove il governo discute con i comuni e le province:
"Il mio è un dicastero destinato a diventare centrale nel processo riformatore con il quale introdurremo il federalismo in Italia - dice - poi verrà il Senato federale e sarà un`altra storia. Per adesso presiedo le riunioni che regolano i pareri su tutti i provvedimenti che il governo porta avanti. Il mio dicastero è il luogo del confronto su ogni questione. Dalla manovra economica alla sanità sino ai trasporti".
Pugliese della provincia di Lecce, nato da una famiglia bene dell`aristocrazia borghese salentina, Raffaele Fitto ha ereditato la passione politica dal padre, Salvatore, presidente della Puglia negli anni Ottanta. Un incarico che il giovane Fitto avrebbe poi a sua volta raccolto, a soli trentun`anni, vincendo le elezioni nel 2000. Adesso ha scritto con Roberto Calderoli la bozza federalista alla quale ieri il Consiglio dei ministri ha dato un parere positivo. "E` un processo avviato - spiega - ma andremo per gradi. Entro quest`anno chiudiamo la prima fase con l`approvazione in Parlamento del ddl delega discusso ieri con Berlusconi. Poi partiremo con la seconda fase, quella dei decreti attuativi.
Quanto tempo ci vorrà? Difficile dirlo con precisione. Ma saremo svelti perché su questo tema c`è un accordo di sostanza tra tutti. Si potrebbero impiegare da un minimo di sei mesi a un massimo di diciotto. Finora - prosegue - abbiamo discusso dei principi generali e trovato soluzioni ai dubbi che ci venivano prospettati dalle regioni e dai territori. Dalla fine dell`anno si comincerà a discutere di numeri, di una complessiva revisione del sistema fiscale italiano. Sarà il momento in cui entrerà in gioco il ministro dell`Economia Giulio Tremonti. Non aumenteremo le tasse ma ridisegneremo il livello di tassazione".
Fitto fa parte del così detto tavolo dei quarantenni. E` la nuova classe dirigente berlusconiana, arrivata adesso, con il Silvio IV, alla guida della locomotrice. "Spesso non ci si fa caso ma Berlusconi ha fatto delle scelte che hanno messo in prima linea una classe dirigente giovane, affiancata certo - aggiunge il ministro - ad altre figure di notevole esperienza e competenza. A me, come ad Angelino Alfano o Mariastella Gelmini, Berlusconi ha dato un riconoscimento importantissimo. Personalmente - racconta - ha significato molto il fatto che, dopo un`esperienza di grande responsabilità come quella di presiedere la Puglia, e dopo una serie di tentativi d`offuscare la mia immagine e il mio buon nome, il presidente mi abbia voluto con lui al governo. Berlusconi ha, con tutti noi, saputo scegliere sulla base di una miscela tra età e competenza. Infatti al ministero degli Affari regionali arrivo con il bagaglio del mio impegno da governatore della Puglia. Federalismo e territorio sono temi che conosco molto bene e su cui penso di poter dare un contributo di merito. Fatto d`esperienza diretta e personale". E poi c`è la provenienza meridionale, quasi a controbilanciare le deleghe.che la Lega ha avuto sul federalismo e il rapporto con le autonomie. "Certo - ammette Fitto - anche la mia provenienza territoriale deve essere stata una delle ragioni per le quali il presidente ha scelto me". Ma poi aggiunge: "Non è l`unica". Subito dopo la vittoria elettorale s`insinuò che Bossi voleva accentrare sul suo partito un po` tutti gli incarichi che avessero a che fare con la riforma federale. La nomina di Fitto - si disse - non ha entusiasmato la Lega. "A dire il vero una sorta di monopolio leghista non avrebbe determinato risultati positivi neanche per loro. Avere invece all`interno un rapporto dialettico con un ministro come me, che sul federalismo offre un apporto da un punto di vista differente credo serva a tutti. Va bene così". Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni con un programma ambizioso di riforme istituzionali e di sistema che al federalismo affiancava, sullo stesso piano, la riforma "ab imis" della giusitizia. Le recenti polemiche con l`opposizione e l`apparente fretta della Lega hanno spinto molti osservatori a sottolineare come il federa- lismo abbia scalzato la giustizia nel cuore del governo e nei tempi parlamentari. La scelta di legare il federalismo fiscale, con un collegato, alla manovra Finanziaria ha impresso a questa riforma un`accelerazione innegabile rispetto alla giustizia. `T federalismo sarà un ddl delega collegato alla Finanziaria ma viaggerà attraverso un iter parlamentare parallelo a quello della giustizia. Si tratta di un elemento di coerenza con i punti del nostro programma di governo. Berlusconi non preferisce una riforma piuttosto che un`altra. Ha avviato un vasto processo riformatore all`interno del quale federalismo e giustizia sono i punti cardinali. Qualcuno forse crede che il federalismo fosse una issue esclusiva della Lega ma non è così. La necessità di arrivare al federalismo è un dato politico che riguarda tanto la Lega quanto il Pdl". Eppure al nord il progetto sembra godere di maggiore simpatia che al sud. Sono i governatori delle regioni settentrionali, da Mercedes Bresso a Roberto Formigoni, quelli che più partecipano al dibattito (almeno quello pubblico). Al sud traspare forse preoccupazione.
"Sono pugliese e non farei nulla che non fosse coerente con gli interessi della mia terra e dei miei affetti. Le regioni più deboli non hanno niente da temere. In primo luogo perché quello che abbiamo presentato è un ddl e dunque le garanzie e i principi sanciti dalla Costituzione restano invariati. Mi riferisco alla garanzie dei livelli essenziali delle prestazioni, alla perequazione che sarà verticale in capo allo stato. Sono questi i punti fermi nell`impianto del nostro federalismo. E` stato anche previsto un periodo di transizione ragionevolmente lungo, si parla di cinque anni al momento. Si tratta di un lasso di tempo che consente alle regioni del Mezzogiorno di poter programmare agevolmente un percorso di riforme strutturali necessarie per mettersi al passo con il resto del paese. Mi sono impegnato, e ancora lo sto facendo, perché garanzie come queste fossero previste. Si gioca una partita importante, è la sintesi che dobbiamo trovare all`interno del governo". Alcuni giornali nei mesi scorsi hanno raccontato di tensioni tra Fitto e il ministro leghista Calderoli. E` davvero così complicata la sintesi? "Con Calderoli abbiamo sempre lavorato ìn assoluta armonia e serenità. Che ci siano state alcune piccole divergenze di veduta è noto ed è anche -semi consente - normale quando si affronta con serietà un tema così complesso come quello di una riforma di sistema. Ciò che si deve comprendere è che il federalismo farà bene al meridione d`Italia. Anzi è una riforma per il meridione d`Italia. Ciò si spiega dando una semplice lettura ai dati relativi alla crescita economica del sud, da quelli preparati dalla Banca d`Italia a quello dello Svimez (Associazione per lo sviluppo dell`industria nel Mezzogiorno, ndr). Si tratta di numeri che sarebbe solo un eufemismo definire preoccupanti. Immaginare un percorso che attivi la responsabilizzazione delle classi dirigentte contemporaneamente introduca meccanismi virtuosi per il miglioramento della qualità della spesa non può che essere positivo. Noi cerchiamo una svolta culturale per le classi dirigenti meridionali. Per questo associo ìl federalismo a un altro provvedimento che il governo ha varato in questi mesi, quello relativo alla distribuzione dei fondi comunitari. Il fatto è che nonostante l`utilizzo di quantità notevoli di risorse comunitarie, in questi anni nel Mezzogiorno i dati economici complessivi non sono mai migliorati. E` evidente che i temi della responsabilizzazione, della spesa, e della gestione dei fondi europei siano collegati. Noi al governo stiamo procedendo infatti su due binari paralleli: uno è quello di qualificare la spesa pubblica e l`altro è quello di creare, attraverso un nuovo disegno istituzionale, le condizioni di contesto per far funzionare il nuovo e virtuoso modello. Insomma non penso affatto che noi meridionali dobbiamo considerare il federalismo come un sistema per scaricare il sud. Etutto il contrario. E` l`inizio di una fase nuova per l`intero Mezzogiorno".
Ma sul federalismo non gravano solo dei dubbi meriodionalisti. La grande riforma di sistema che la Lega persegue dalla fondazione è quella di modificare la Costituzione per introdurre un nuovo assetto istituzionale. Nel 2001 Bossi ottenne la "devolutìon", poi affossata da un referendum promosso dal centrosinistra. Adesso sembra chiaro, alla Lega più che mai, che le riforme si devono fare dialogando. "La legislatura era partita puntando molto sul dialogo - spiega Fitto -- poi lentamente qual- cosa ha cominciato a scricchiolare. Il dato di fondo è che il Pd sembra obbligato a inseguire Antonio Di Pietro. Il Pd vive nel terrore di perdere consenso a vantaggio dell`ex pm ogni qualvolta assume un atteggiamento dialogante nei confronti di Berlusconi. Veltroni e la sua classe dirigente si trovano tra le lame di una tenaglia, da una parte hanno la possibilità di affrontare i temi dirimenti per il rinnovo del paese, dall`altra hanno la minaccia dell`antiberlusconismo chiodato. Sono convinto, però, che nel Pd siano non pochi coloro i quali avrebbero voglia di discutere e rimboccarsi le maniche con noi. Spero ce la facciano a imporsi nel partito".
Massimo D`Alema è un leader più coraggioso di Walter Veltroni? Fitto: "II riferimento è chiaro. Non c`è bisogno di esplicitazioni".
Ma se il Pd nazionale ha stilato un` agenda di contestazioni contro il governo,.molti amministratori locali del centrosinistra con il Cav. parlano di riforme quasi quotidianamente. "Sul coinvolgimento dell`opposizone assistiamo a un paradosso. Quando le bozze, come quella sul federalismo, vanno in giro e ci si confronta con le opinioni delle autonomie locali, è automatico che il governo si stia confrontando con il Pd. Il presidente della conferenza delle regioni è Vasco Errani del Pd, la maggior parte dei governatori sono del. Pd, il presidente dell`Anci è del Pd, il presidente dell`organizzazione delle province italiane è anche lui del Pd. Insomma, si tratta di capire se il confrontò sia vissuto come un mero e cortese incontro istituzionale il cui esito può essere modicato per esigenze politiche e ordini di scuderia, oppure se si tratta di un dibattito vero che alla fine permetterà al federalismo di arrivare in Parlamento con un accordo di fatto tra maggioranza e opposizione. Non penso che il Pd possa chiamarsi fuori da questo confronto".
Il governo più forte della storia ha vissuto nelle ultime settimane lievi ma significativi momenti di tensione. La polemica agostana sulla successione a Berlusconi che ha visto confrontarsi An e FI; e poi le più recenti schermaglie tra alcuni ministri berlusconiani e della Lega. C`è chi ha interpretato le piccole sbavature come un effetto inevitabile della nascita del Pdl. Un partito unico che sta già modificando gli assetti pre elettorali che reggevano i rapporti dell`alleanza di governo. "II Pdl rappresenta la solidità e l`immortalità del progetto di Silvio Berlusconi. Stiamo creando una nuova classe dirigente che possa offrire continuità e stiamo elaborando contenuti e idee che siano adeguate a questo grande progetto. La successione a Berlusconi non è all`ordine del giorno. Piuttosto - continua Fitto l`elettorato ha dato un messaggio chiaro.
La somma dei voti di An e FI è assolutamente minore al consenso raccolto dal Pdl alle ultime elezioni. Qui c`è la lungimiranza di Berlusconi, ma anche un segnale chiaro a tutta la classe dirigente sul percorso da compiere. Sulla forma di questa nuova creatura stiamo lavorando. Ma credo che alcune cose si possano già dire. Non credo, per esempio, che Berlusconi immagini un partito di tessere e tesserati. Se si va verso la semplificazione, io non vivo male l`idea di un partito impostato sulla leadership.
Lavoriamo per offrire all`Italia una logica istituzionale dell`alternanza democratica e civile". Il coordinatore nazionale di FI, Denis Verdini, ha immaginato un Pdl che raggiunga il 50 per cento dei consensi e (...) della Lega e persino dell`Udc. ` Uobiettivo del 50 per cento è un,fatto possibile, nel percorso di semplificazione abbiamo inaugurato. Sull`Udc vorrei mettere in evidenza che il loro elettorato non diverge dal nostro. In prospettiva non penso soltanto che si debba puntare ai loro voti, ma piuttosto penso che l`Udc possa far parte del Pdl". Però Casini resiste o almeno così pare. L`Udc ha lanciato una raccolta di firme contro il progetto di riforma elettorale europea avanzato dal Pdl e che prevede uno sbarramento al 5 per cento e liste bloccate.
"Se vogliamo confermare il bipartitismo e la semplificazione faticosamente raggiunta, si deve capire che il 5 per cento è la soglia che consente un quadro politico chiaro. Chiedere regole trasparenti all`interno dei partiti per la scelta dei candidati è doveroso, ma la questione delle liste bloccate è un altro discorso. Negli altri paesi d`Europa le liste sono bloccate. Per una semplice ragione: l`eletto a Bruxelles non deve essere costretto a coltivare rapporti costanti con il proprio elettorato e il proprio territorio perché ciò lo spinge a frequenti ritorni a casa con l`effetto di indebolire la rappresentanza nazionale a Bruxelles".
"Il federalismo si farà in due fasi. 6 im si completa alla fine di quest`anno. Per la seconda ci vorranno dai sei ai diciotto mesi" "Immagino bene i centristi dentro il Pdl. Il loro elettorato non differisce dal nostro. Saremo un partito del 50 per cento" "La riforma federale é un ddl collegato alla Finanziaria, ma viaggerà in un binario parallelo con la riforma della Giustizia" "Il PdI sarà un partito senza tessere e a vocazione leaderistica. Garantirà la semplificazione e l`alternanza democratica"
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